Angelo Fortunato Formìggini, editore di origine ebraica, morì suicida gettandosi dalla Torre Ghirlandina di Modena nel novembre del 1938 in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Personaggio complesso ed eclettico, tra il serio e il faceto, Formìggini dedicò tutta la sua vita e il suo patrimonio alla diffusione della cultura e fondò collane di vario genere, tra le quali spiccano i Classici del ridere, opere comiche e burlesche di ogni tempo, i Profili di autori e di artisti, le Apologie delle diverse religioni e l’ambiziosa rivista bibliografica l’Italia che scrive. Fu convinto sostenitore di un umanesimo laico e universale e, al contempo, subì il fascino dell’ideologia fascista e della retorica mussoliniana: a causa del suo essere sempre in limine fu inviso al potere del suo tempo (politico ed ecclesiastico) e rimarrà scomodo anche ai posteri. Tra gli effetti della collisione con il regime fascista, e in particolare con Giovanni Gentile, si possono ricordare l’espulsione dalla Fondazione Leonardo -ente fondato dallo stesso Formìggini nel 1919 come Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana, poi divenuto Fondazione Leonardo per volere di Gentile e infine, nel febbraio del 1923, trasformato in un organo di pertinenza governativa- e l’affidamento a Giovanni Treccani dell’Enciclopedia delle Enciclopedie, progetto anch’esso ideato e avviato dall’intellettuale modenese. Formìggini tentò una denuncia dei soprusi subiti scrivendo il saggio antigentiliano La Ficozza Filosofica del fascismo e la Marcia sulla Leonardo (con palese riferimento alla Marcia su Roma del 1922), ricavandone, però, soltanto un progressivo allontanamento dai circoli culturali ufficiali e una lenta quanto inesorabile estromissione dal mercato editoriale. Negli anni Trenta le sue pubblicazioni subirono numerose censure di ordine morale, come nel caso de Le dame galanti di Brantôme, e di ordine politico, come accadde a diverse Medaglie, ritratti di illustri personaggi viventi, compreso Mussolini; il tentativo del regime di soffocare ogni sua iniziativa fece sì che spesso egli attuasse anche autocensure preventive. Dopo aver accuratamente predisposto e affidato di nascosto i suoi Archivi (Editoriale, Familiare e delle Recensioni) alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena, si risolse, nel novembre del 1938, al provocatorio gesto: il tragico epilogo fu però tacitato in ogni modo dal regime, e venne annunciato solamente su emittenti radio estere o su giornali clandestini fuori dall’Italia. Formìggini ha dovuto attendere il 1980 (ovvero l’apertura degli Archivi) per liberarsi dal peso della damnatio memoriae inflittagli al tempo e perpetrata ancora nei decenni successivi. Si è esaminata dunque la produzione editoriale e scrittoria del Formìggini in rapporto al contesto persecutorio della sua epoca, per poi offrire un bilancio critico sull’eredità che resta di un intellettuale troppo a lungo dimenticato.
In tristitia hilaris, in hilaritate tristis. La caduta dell’Angelo Fortunato Formìggini (1878-1938) / Carcione, Miriam. - 50:(2020), pp. 131-147. (Intervento presentato al convegno Contextes, formes et reflets de la censure. Création, réception et canons culturels entre XVIe et XXe siècle tenutosi a Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3) [10.13133/9788893771672].
In tristitia hilaris, in hilaritate tristis. La caduta dell’Angelo Fortunato Formìggini (1878-1938)
Miriam CarcionePrimo
Writing – Original Draft Preparation
2020
Abstract
Angelo Fortunato Formìggini, editore di origine ebraica, morì suicida gettandosi dalla Torre Ghirlandina di Modena nel novembre del 1938 in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Personaggio complesso ed eclettico, tra il serio e il faceto, Formìggini dedicò tutta la sua vita e il suo patrimonio alla diffusione della cultura e fondò collane di vario genere, tra le quali spiccano i Classici del ridere, opere comiche e burlesche di ogni tempo, i Profili di autori e di artisti, le Apologie delle diverse religioni e l’ambiziosa rivista bibliografica l’Italia che scrive. Fu convinto sostenitore di un umanesimo laico e universale e, al contempo, subì il fascino dell’ideologia fascista e della retorica mussoliniana: a causa del suo essere sempre in limine fu inviso al potere del suo tempo (politico ed ecclesiastico) e rimarrà scomodo anche ai posteri. Tra gli effetti della collisione con il regime fascista, e in particolare con Giovanni Gentile, si possono ricordare l’espulsione dalla Fondazione Leonardo -ente fondato dallo stesso Formìggini nel 1919 come Istituto per la Propaganda della Cultura Italiana, poi divenuto Fondazione Leonardo per volere di Gentile e infine, nel febbraio del 1923, trasformato in un organo di pertinenza governativa- e l’affidamento a Giovanni Treccani dell’Enciclopedia delle Enciclopedie, progetto anch’esso ideato e avviato dall’intellettuale modenese. Formìggini tentò una denuncia dei soprusi subiti scrivendo il saggio antigentiliano La Ficozza Filosofica del fascismo e la Marcia sulla Leonardo (con palese riferimento alla Marcia su Roma del 1922), ricavandone, però, soltanto un progressivo allontanamento dai circoli culturali ufficiali e una lenta quanto inesorabile estromissione dal mercato editoriale. Negli anni Trenta le sue pubblicazioni subirono numerose censure di ordine morale, come nel caso de Le dame galanti di Brantôme, e di ordine politico, come accadde a diverse Medaglie, ritratti di illustri personaggi viventi, compreso Mussolini; il tentativo del regime di soffocare ogni sua iniziativa fece sì che spesso egli attuasse anche autocensure preventive. Dopo aver accuratamente predisposto e affidato di nascosto i suoi Archivi (Editoriale, Familiare e delle Recensioni) alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena, si risolse, nel novembre del 1938, al provocatorio gesto: il tragico epilogo fu però tacitato in ogni modo dal regime, e venne annunciato solamente su emittenti radio estere o su giornali clandestini fuori dall’Italia. Formìggini ha dovuto attendere il 1980 (ovvero l’apertura degli Archivi) per liberarsi dal peso della damnatio memoriae inflittagli al tempo e perpetrata ancora nei decenni successivi. Si è esaminata dunque la produzione editoriale e scrittoria del Formìggini in rapporto al contesto persecutorio della sua epoca, per poi offrire un bilancio critico sull’eredità che resta di un intellettuale troppo a lungo dimenticato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.