La necessità di ripensare al modello di sviluppo economico in una visione che consentisse di coniugare la crescita economica e occupazionale con la sostenibilità ambientale di lungo periodo, si è negli ultimi anni sempre più consolidata, dando vita a nuovi approcci che sono ormai stati tradotti in norme cogenti. Per trasporre il principio della sostenibilità in uno strumento concreto immediatamente applicabile su scala globale, nel 2000 la Convenzione sulla Diversità Biologica, ha adottato alla Quinta Conferenza delle Parti di Nairobi, la metodologia dell’approccio ecosistemico (COP V/6 Decision) come strumento in grado di unire la necessità di operare localmente, cardine del principio dello sviluppo sostenibile, con il perseguimento degli obiettivi di conservazione della biodiversità individuati dalla Convenzione stessa. La ricerca di una strategia da applicare alla gestione delle attività antropiche, che garantisca la conservazione del capitale naturale e mantenga inalterati nel tempo i servizi ecosistemici associati a un ambiente sano e produttivo, si è concretizzata nell’Unione Europea attraverso l’applicazione degli strumenti della Direttiva 2008/56/CE (MSFD) recepita con D.lgs. 190/2010. La Direttiva costituisce lo strumento principale di attuazione dell’approccio ecosistemico all’ambiente marino, attuato attraverso cicli sessennali e rappresenta il pilastro ambientale dell’intera politica marittima dell’Unione Europea, interagendo con gli strumenti di pianificazione basati sul medesimo approccio. In particolare quindi con la Pianificazione Spaziale Marittima (di seguito PSM, introdotta nell’acquis communitaire con la Direttiva 2014/89/UE e recepita con D.lgs. n. 201/2016) e la Gestione Integrata della Fascia Costiera (non ancora oggetto di una specifica Direttiva, ma introdotta a livello unionale dalla Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio 2002/413/CE sull’attuazione della Gestione integrata delle zone costiere in Europa e dalla ratifica 31 del Protocollo ICZM della Convenzione di Barcellona mediante la decisione del consiglio UE del 13 settembre 2010 n.6). A questi strumenti di pianificazione, si va poi ad aggiungere il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), rilevante per attività che insistono sulla costa e l’applicazione, nei Piani Regolatori di Sistema Portuale, delle Linee Guida per la redazione dei Documenti di Pianificazione Energetico Ambientale dei Sistemi Portuali (DEASP). Gli strumenti indicati completano, in buona sostanza, la matrice d’intersezione dei vari strumenti dal punto di vista ambientale. Resta da tracciare, tuttavia, una strada verso una sostenibilità condivisa tra gli strumenti descritti e altri più prettamente settoriali, come il caso dei Piani regolatori portuali, da intendersi come dispositivi di pianificazione dinamici e vulnerabili agli impulsi economici, sociali e ambientali.

Il contributo della pianificazione dello spazio marittimo nella pianificazione di sistema portuale. Le interazione terra-mare applicate alle aree di interazione porto-città / D'Amora, Serena; Braida, Matteo; Giangreco, Roberto. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 0392-5005. - 289 s.i.:6(2020), pp. 3-12.

Il contributo della pianificazione dello spazio marittimo nella pianificazione di sistema portuale. Le interazione terra-mare applicate alle aree di interazione porto-città

SERENA D'AMORA
Primo
;
2020

Abstract

La necessità di ripensare al modello di sviluppo economico in una visione che consentisse di coniugare la crescita economica e occupazionale con la sostenibilità ambientale di lungo periodo, si è negli ultimi anni sempre più consolidata, dando vita a nuovi approcci che sono ormai stati tradotti in norme cogenti. Per trasporre il principio della sostenibilità in uno strumento concreto immediatamente applicabile su scala globale, nel 2000 la Convenzione sulla Diversità Biologica, ha adottato alla Quinta Conferenza delle Parti di Nairobi, la metodologia dell’approccio ecosistemico (COP V/6 Decision) come strumento in grado di unire la necessità di operare localmente, cardine del principio dello sviluppo sostenibile, con il perseguimento degli obiettivi di conservazione della biodiversità individuati dalla Convenzione stessa. La ricerca di una strategia da applicare alla gestione delle attività antropiche, che garantisca la conservazione del capitale naturale e mantenga inalterati nel tempo i servizi ecosistemici associati a un ambiente sano e produttivo, si è concretizzata nell’Unione Europea attraverso l’applicazione degli strumenti della Direttiva 2008/56/CE (MSFD) recepita con D.lgs. 190/2010. La Direttiva costituisce lo strumento principale di attuazione dell’approccio ecosistemico all’ambiente marino, attuato attraverso cicli sessennali e rappresenta il pilastro ambientale dell’intera politica marittima dell’Unione Europea, interagendo con gli strumenti di pianificazione basati sul medesimo approccio. In particolare quindi con la Pianificazione Spaziale Marittima (di seguito PSM, introdotta nell’acquis communitaire con la Direttiva 2014/89/UE e recepita con D.lgs. n. 201/2016) e la Gestione Integrata della Fascia Costiera (non ancora oggetto di una specifica Direttiva, ma introdotta a livello unionale dalla Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio 2002/413/CE sull’attuazione della Gestione integrata delle zone costiere in Europa e dalla ratifica 31 del Protocollo ICZM della Convenzione di Barcellona mediante la decisione del consiglio UE del 13 settembre 2010 n.6). A questi strumenti di pianificazione, si va poi ad aggiungere il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), rilevante per attività che insistono sulla costa e l’applicazione, nei Piani Regolatori di Sistema Portuale, delle Linee Guida per la redazione dei Documenti di Pianificazione Energetico Ambientale dei Sistemi Portuali (DEASP). Gli strumenti indicati completano, in buona sostanza, la matrice d’intersezione dei vari strumenti dal punto di vista ambientale. Resta da tracciare, tuttavia, una strada verso una sostenibilità condivisa tra gli strumenti descritti e altri più prettamente settoriali, come il caso dei Piani regolatori portuali, da intendersi come dispositivi di pianificazione dinamici e vulnerabili agli impulsi economici, sociali e ambientali.
2020
porti; urbanistica; pianificazione; dello spazio marittimo; paesaggio; piano regolatore portuale; Autorità di sistema portuale; strategia marina
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il contributo della pianificazione dello spazio marittimo nella pianificazione di sistema portuale. Le interazione terra-mare applicate alle aree di interazione porto-città / D'Amora, Serena; Braida, Matteo; Giangreco, Roberto. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 0392-5005. - 289 s.i.:6(2020), pp. 3-12.
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
D'Amora_Interazioni-terra-mare_2020.pdf

solo gestori archivio

Tipologia: Documento in Post-print (versione successiva alla peer review e accettata per la pubblicazione)
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 973.94 kB
Formato Adobe PDF
973.94 kB Adobe PDF   Contatta l'autore

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1483475
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact