A distanza di quasi tre anni dalla sua approvazione, lo studio presenta criticamente un primo bilancio degli effetti della revisione del titolo V della Costituzione della revisione del titolo V della Costituzione. Essa cambia in profondità molti aspetti del nostro sistema costituzionale e non solo il sistema delle autonomie. Il mutamento è così profondo da coinvolgere e modificare lo stesso “ordinamento repubblicano”. Uno degli aspetti più macroscopici della “riforma” riguarda il totale ripensamento di come è allocato il potere legislativo nel nostro ordinamento. In premessa, è analizzato l’orientamento dottrinale sugli aspetti del modello attuale di riparto delle competenze legislative tra Stato e regioni ed, in particolare, sulla questione del necessario equilibrio tra unitarietà e differenziazione. Nella parte centrale, l’attenzione è puntata sulla nuova concezione della Repubblica descritta dall’art. 114 e sulle trasformazioni che questa “suggerisce” dei rapporti tra prima e seconda parte della Costituzione; si analizzano forme e intensità del principio di leale “cooperazione”; si considera criticamente la trasformazione della rappresentanza delle assemblee parlamentari e dei consigli regionali rispetto, anche alla luce della giurisprudenza costituzionale. Ci si chiede, in particolare, se l’essere diventata la legge regionale fonte a competenza generale faccia del Consiglio regionale un organo rappresentativo dell’unità giuridico-politica della Repubblica. Se, cioè possa essere affidato – in riferimento alle sue competenze materiali e limitatamente alla “frazione di popolo” regionale – anche a questo ente, il compito di sintesi e di rappresentatività unitaria. La risposta è negativa, come per molta parte della dottrina ed anche per la Consulta, nonostante la riforma, a volerne ricercare una “filosofia”, sembra tuttavia assegnare ai diversi livelli istituzionali una più ampia discrezionalità politica nella rappresentanza degli interessi collocati sul territorio. Le considerazioni conclusive riguardano la trasformazione della legge, dunque della rappresentanza politica, e conseguentemente della struttura e delle garanzie dei diritti.
Le prospettive di stato e regioni tra unità e autonomia / Marsocci, Paola. - STAMPA. - 2(2005), pp. 571-599.
Le prospettive di stato e regioni tra unità e autonomia
MARSOCCI, Paola
2005
Abstract
A distanza di quasi tre anni dalla sua approvazione, lo studio presenta criticamente un primo bilancio degli effetti della revisione del titolo V della Costituzione della revisione del titolo V della Costituzione. Essa cambia in profondità molti aspetti del nostro sistema costituzionale e non solo il sistema delle autonomie. Il mutamento è così profondo da coinvolgere e modificare lo stesso “ordinamento repubblicano”. Uno degli aspetti più macroscopici della “riforma” riguarda il totale ripensamento di come è allocato il potere legislativo nel nostro ordinamento. In premessa, è analizzato l’orientamento dottrinale sugli aspetti del modello attuale di riparto delle competenze legislative tra Stato e regioni ed, in particolare, sulla questione del necessario equilibrio tra unitarietà e differenziazione. Nella parte centrale, l’attenzione è puntata sulla nuova concezione della Repubblica descritta dall’art. 114 e sulle trasformazioni che questa “suggerisce” dei rapporti tra prima e seconda parte della Costituzione; si analizzano forme e intensità del principio di leale “cooperazione”; si considera criticamente la trasformazione della rappresentanza delle assemblee parlamentari e dei consigli regionali rispetto, anche alla luce della giurisprudenza costituzionale. Ci si chiede, in particolare, se l’essere diventata la legge regionale fonte a competenza generale faccia del Consiglio regionale un organo rappresentativo dell’unità giuridico-politica della Repubblica. Se, cioè possa essere affidato – in riferimento alle sue competenze materiali e limitatamente alla “frazione di popolo” regionale – anche a questo ente, il compito di sintesi e di rappresentatività unitaria. La risposta è negativa, come per molta parte della dottrina ed anche per la Consulta, nonostante la riforma, a volerne ricercare una “filosofia”, sembra tuttavia assegnare ai diversi livelli istituzionali una più ampia discrezionalità politica nella rappresentanza degli interessi collocati sul territorio. Le considerazioni conclusive riguardano la trasformazione della legge, dunque della rappresentanza politica, e conseguentemente della struttura e delle garanzie dei diritti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.