Annamaria Rufino, scegliere, decidere, cambiare. Perché il mondo dimentica di fare, Milano-Udine, Mimesis edizioni, 2020, isbn: 9788857567136

Un climax intellettuale provocatorio, che contiene un invito a riflettere sulla consapevolezza dell’essere umano di avere una possibilità di “fare”, dà il titolo al libro di Annamaria Rufino. Scegliere. Decidere. Cambiare. Ma molti – spiega l’Autrice – non si chiedono nemmeno se sia necessario farlo, spesso inconsapevolmente intrappolati in logiche di subordinazione, legate alla dicotomia schiavi-padroni. Qual è il “senso del fare”? Per fornire una risposta a tale quesito, la sociologa premette come nessuno sia in grado di prevedere del tutto le conseguenze e il senso generato dalle proprie azioni. Ma da dove trae origine il mancato interrogativo circa il senso delle proprie azioni? La causa prima sembra essere la sconnessione tra pensare e fare, da cui derivano automatismi, disattenzioni e ritrazioni, talvolta consapevoli, talaltra no. Dalla mancata valutazione delle possibili ripercussioni si genererebbe un’inconsistenza di una visione adeguata, funzionale a scegliere in maniera consapevole e responsabile; in quest’ottica, anche il “non-fare” si presenterebbe come azione, spesso mai tramutatasi in scelta consapevole. Di qui, sembrerebbe nascere un’insicurezza nell’essere umano, nel cittadino, spesso irretito in logiche narrative che alterano la percezione della realtà sociale. Il tallone d’Achille della narrazione consisterebbe nello spezzare i nessi causali tra i fatti, creando vuoti cognitivi: se l’uomo non comprende appieno il nesso di senso che sussiste tra la causa e l’effetto, viene a trovarsi in uno stato di incertezza, che genera irrazionalità. Nasce, quindi, l’esigenza di fornire ai cittadini gli strumenti necessari per passare dalla percezione alla consapevolezza, partendo dall’antecedente logico della responsabilità, termine che, etimologicamente significa “dare una risposta”.