Già dal titolo scelto dal Presidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Grossi per il proprio libro, “L’invenzione del diritto”, il lettore comprende che si confronterà con una riflessione originale sul ruolo cruciale che il diritto ha nel contesto socio-giuridico in cui viviamo. L’autore si preoccupa, sin da subito, di chiarire cosa egli intenda con il termine “invenzione”: il significato va rinvenuto nel termine latino “inventio”, ricercare, trovare. È questo il compito del giurista: prendere coscienza di un contesto fatto non solo di norme, ma di società, storia, economia, che comporta l’esigenza di concepire il diritto non già come un insieme di regole autoritarie, a presidio del potere costituito, ma come “fattualità”. Per regolare il caso concreto, è necessario che si compia un’attenta e critica attività di ricerca. Si avverte l’esigenza di un’interpretazione, non di una mera applicazione. Esplode, così, la crisi delle fonti, della loro visione gerarchica. Paolo Grossi auspica, dunque, una liberazione del diritto da uno stato di soggezione nei confronti della legge, mediante la figura di un giudice interprete, archeologo che rinviene, non inventa.
Paolo Grossi, l'invenzione del diritto, Roma-Bari, Laterza, ottobre 2017 / Cucullo, Alessia. - In: SOCIOLOGIA. - ISSN 0038-0156. - (2020), pp. 204-207.
Paolo Grossi, l'invenzione del diritto, Roma-Bari, Laterza, ottobre 2017
Cucullo, Alessia
2020
Abstract
Già dal titolo scelto dal Presidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Grossi per il proprio libro, “L’invenzione del diritto”, il lettore comprende che si confronterà con una riflessione originale sul ruolo cruciale che il diritto ha nel contesto socio-giuridico in cui viviamo. L’autore si preoccupa, sin da subito, di chiarire cosa egli intenda con il termine “invenzione”: il significato va rinvenuto nel termine latino “inventio”, ricercare, trovare. È questo il compito del giurista: prendere coscienza di un contesto fatto non solo di norme, ma di società, storia, economia, che comporta l’esigenza di concepire il diritto non già come un insieme di regole autoritarie, a presidio del potere costituito, ma come “fattualità”. Per regolare il caso concreto, è necessario che si compia un’attenta e critica attività di ricerca. Si avverte l’esigenza di un’interpretazione, non di una mera applicazione. Esplode, così, la crisi delle fonti, della loro visione gerarchica. Paolo Grossi auspica, dunque, una liberazione del diritto da uno stato di soggezione nei confronti della legge, mediante la figura di un giudice interprete, archeologo che rinviene, non inventa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.