Nel suo contributo l’autrice analizza le performance delle Donne in Nero, una organizzazione pacifista, e ramo dell’associazione femminista internazionale, in Serbia e le performance che svolgono in memoria di genocidio del luglio 1995 nella città bosniaca di Srebrenica, dove sono stati uccisi 8372 civili musulmani. La riflessione prende spunto dall’argomentazione di Paul Connerton, secondo cui l’atto di ricordare non dipenda solo da un sistema stabile dei luoghi, ma potrebbe anche essere legato ai corpi. E se l’arte della memoria è implicitamente legata al corpo, allora questa potrebbe diventare anche una memoria performativa, una performance corporea come modo di ricordare un evento terribile. Più lo Stato serbo è impegnato nel processo dell’oblio attivo (Nietzsche) più le Donne in nerodiventano la memoria involontaria (Bergson) della società. Attraverso la memoria delle vittime della Storia, specialmente di coloro che hanno sofferto, che sono stati umiliati e uccisi, ma anche dimenticati, le Donne in nero rappresentano questioni politiche ed etiche rimosse, così comeuna richiesta di giustizia. Le loro performance le trasformano in una sorta di Antigoni contemporanee, o in anomali storici al femminile.
Per sempre disobbedienti al patriarcato, alla guerra, al nazionalismo e al militarismo: le performance delle Donne in nero della Serbia contro i criminali e crimini di guerra jugoslavi tra 1991 e 1999 / Jovicevic, Aleksandra. - In: BIBLIOTECA TEATRALE. - ISSN 0045-1959. - 133:133(2020), pp. 63-81.
Per sempre disobbedienti al patriarcato, alla guerra, al nazionalismo e al militarismo: le performance delle Donne in nero della Serbia contro i criminali e crimini di guerra jugoslavi tra 1991 e 1999
Jovicevic, Aleksandra
2020
Abstract
Nel suo contributo l’autrice analizza le performance delle Donne in Nero, una organizzazione pacifista, e ramo dell’associazione femminista internazionale, in Serbia e le performance che svolgono in memoria di genocidio del luglio 1995 nella città bosniaca di Srebrenica, dove sono stati uccisi 8372 civili musulmani. La riflessione prende spunto dall’argomentazione di Paul Connerton, secondo cui l’atto di ricordare non dipenda solo da un sistema stabile dei luoghi, ma potrebbe anche essere legato ai corpi. E se l’arte della memoria è implicitamente legata al corpo, allora questa potrebbe diventare anche una memoria performativa, una performance corporea come modo di ricordare un evento terribile. Più lo Stato serbo è impegnato nel processo dell’oblio attivo (Nietzsche) più le Donne in nerodiventano la memoria involontaria (Bergson) della società. Attraverso la memoria delle vittime della Storia, specialmente di coloro che hanno sofferto, che sono stati umiliati e uccisi, ma anche dimenticati, le Donne in nero rappresentano questioni politiche ed etiche rimosse, così comeuna richiesta di giustizia. Le loro performance le trasformano in una sorta di Antigoni contemporanee, o in anomali storici al femminile.File | Dimensione | Formato | |
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