Abstract: the article analyses paragraphs 1-5 of Seneca’s epistle 41, which convey a sense of religious- ness connected with natural places as woods, caves, and springs. This sense of sacredness is amplified by the quotation of Verg. Aen. 8, 352. On a microcontextual level, Virgil’s quotation allows us to identify the sacer spiritus of the Senecan epistle with Jupiter Capitolinus, following the traditional Stoic allegorism. On a mesocontextual level, the whole eighth book of the Aeneid serves as a hypotext for Seneca’s epistle as regards the sacredness of nature. On a macrocontextual level, I argue that this feeling of religiousness con- nected with nature is a common and daily element for a Roman living in the Late Republic and in the Early Imperial Age. This is proved by both literary sources and material culture of that period. Finally, I would like to suggest an interpretation of the Virgilian Capitolium, as described in the eighth book of the Aeneid, as a metaphor for the status quo of Lucilius’ philosophical progress.

Riassunto: il presente contributo analizza i §§ 1-5 dell’epistola 41 di Seneca, in cui emerge un senso di religiosità legato a luoghi naturali come boschi, grotte e sorgenti, amplificato dalla citazione di Verg. Aen. 8, 352. Su un piano microcontestuale, la citazione virgiliana permette di identificare il sacer spiritus di cui parla l’epistola senecana con Giove Capitolino, secondo la tradizionale allegoresi stoica. Su un piano me- socontestuale, l’intero ottavo libro dell’Eneide funge da ipotesto per l’epistola senecana per quanto riguarda la religiosità legata alla natura. Su un piano macrocontestuale, si individua questo sentimento di sacralità della natura un elemento comune e quotidiano per un romano di tarda età repubblicana e prima età imperia- le, come dimostrano sia numerosi passi letterari sia la documentazione della cultura materiale del periodo. Infine, voglio proporre un’interpretazione del Campidoglio virgiliano, descritto nell’ottavo dell’Eneide, come metafora dello status quo dell’apprendimento filosofico di Lucilio.

"La divina foresta spessa e viva" (Purg. XXVIII, 2). Religiosità naturale e filosofia nell'epistola 41 di Seneca / SPURIO VENARUCCI, Ivan. - In: BOLLETTINO DI STUDI LATINI. - ISSN 0006-6583. - 50:I(2020), pp. 53-86.

"La divina foresta spessa e viva" (Purg. XXVIII, 2). Religiosità naturale e filosofia nell'epistola 41 di Seneca

Ivan Spurio Venarucci
2020

Abstract

Abstract: the article analyses paragraphs 1-5 of Seneca’s epistle 41, which convey a sense of religious- ness connected with natural places as woods, caves, and springs. This sense of sacredness is amplified by the quotation of Verg. Aen. 8, 352. On a microcontextual level, Virgil’s quotation allows us to identify the sacer spiritus of the Senecan epistle with Jupiter Capitolinus, following the traditional Stoic allegorism. On a mesocontextual level, the whole eighth book of the Aeneid serves as a hypotext for Seneca’s epistle as regards the sacredness of nature. On a macrocontextual level, I argue that this feeling of religiousness con- nected with nature is a common and daily element for a Roman living in the Late Republic and in the Early Imperial Age. This is proved by both literary sources and material culture of that period. Finally, I would like to suggest an interpretation of the Virgilian Capitolium, as described in the eighth book of the Aeneid, as a metaphor for the status quo of Lucilius’ philosophical progress.
2020
Riassunto: il presente contributo analizza i §§ 1-5 dell’epistola 41 di Seneca, in cui emerge un senso di religiosità legato a luoghi naturali come boschi, grotte e sorgenti, amplificato dalla citazione di Verg. Aen. 8, 352. Su un piano microcontestuale, la citazione virgiliana permette di identificare il sacer spiritus di cui parla l’epistola senecana con Giove Capitolino, secondo la tradizionale allegoresi stoica. Su un piano me- socontestuale, l’intero ottavo libro dell’Eneide funge da ipotesto per l’epistola senecana per quanto riguarda la religiosità legata alla natura. Su un piano macrocontestuale, si individua questo sentimento di sacralità della natura un elemento comune e quotidiano per un romano di tarda età repubblicana e prima età imperia- le, come dimostrano sia numerosi passi letterari sia la documentazione della cultura materiale del periodo. Infine, voglio proporre un’interpretazione del Campidoglio virgiliano, descritto nell’ottavo dell’Eneide, come metafora dello status quo dell’apprendimento filosofico di Lucilio.
Seneca; natura; religione
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
"La divina foresta spessa e viva" (Purg. XXVIII, 2). Religiosità naturale e filosofia nell'epistola 41 di Seneca / SPURIO VENARUCCI, Ivan. - In: BOLLETTINO DI STUDI LATINI. - ISSN 0006-6583. - 50:I(2020), pp. 53-86.
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