Considered by contemporaries as one of the most impressive structures realized until then, Scheg-gia’s bridge (Umbria, Italy) represents today an interesting case study due to its outstanding balance between architectural and engineering features. Its designer was the local contractor Giuseppe Fabri (?-1813), who worked under the supervision of the papal architect Virginio Bracci (1738-1815). Unfortunately, just a few years later its opening, the bridge seemed to be in dangerous, perhaps be-cause of its underestimated walls’ dimension as well as the presence of some rooms inside the struc-ture. Consequently, in 1814 the Good Government Congregation tried to sure the construction. The agency commissioned the job to its expert Pietro Bracci (1779-1839) and the renovation was under-taken by the local master builder Giovanni Andrea Giuliani. The attention to the materials and to the significance of the bridge guided every decision in order to preserve the existence building and improve its functionality. So, we can assume this adjustment as a forerunner example of a contemporary restoration, whose importance can be perfectly understood thanks to many documents and drawings stored at the state archive of Rome.

Definita dai contemporanei come «una delle grandi operazioni, che riconoscer si possa dell’Umana intelligenza» e lodata dai viaggiatori come un «oggetto della più studiata architettura», il cosiddetto ponte della Scheggia nel territorio della delegazione apostolica di Pesaro-Urbino rappresentò uno dei più interessanti connubi fra progettazione e ingegneria condotti a termine nello Stato Pontificio a caval-lo fra XVIII e XIX secolo: un’elaborazione – invenzione dell’impresario Giuseppe Fabbri (?-1813) con l’assistenza dell’architetto papale Virginio Bracci (1738-1815) – il cui ardito profilo non tardò a essere scherzosamente rinominato a «Botte d’Italia». Manifestaesi però fin dal 1814 delle lesioni «né fù addebitata la causa alla poco proporzionata resi-stenza delli muri per alcuni vani lasciati nei Piloni, ed alla decomposizione del cemento per le acque, che penetravano in molti siti»: una situazione preoccupante a cui la Congregazione del Buon Governo cercò di porre rimedio attraverso alcuni mirati «risarcimenti» che, «intrapresi dal Perito Giuliani con l’intelligenza di codesto Architetto Pietro Bracci», tentarono di consolidare la struttura senza stravol-gerne l’aspetto. Si trattò dunque di un eccezionale caso di restauro ante litteram, di cui l’archivio di stato di Roma conserva numerosi incartamenti e alcuni disegni; una ricca documentazione capace di restituire un’immagine complessiva della vicenda e – soprattutto – della sua portata innovativa per l’epoca.

“Comeche quest’Opera forma Epoca per l’Invenzione”. I Bracci e il risarcimento del ponte “della Schieggia detto Botte d’Italia” nel primo Ottocento / Benincampi, Iacopo; Gambuti, Emanuele. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - IX:18(2020), pp. 109-124.

“Comeche quest’Opera forma Epoca per l’Invenzione”. I Bracci e il risarcimento del ponte “della Schieggia detto Botte d’Italia” nel primo Ottocento

Iacopo Benincampi;Emanuele Gambuti
2020

Abstract

Considered by contemporaries as one of the most impressive structures realized until then, Scheg-gia’s bridge (Umbria, Italy) represents today an interesting case study due to its outstanding balance between architectural and engineering features. Its designer was the local contractor Giuseppe Fabri (?-1813), who worked under the supervision of the papal architect Virginio Bracci (1738-1815). Unfortunately, just a few years later its opening, the bridge seemed to be in dangerous, perhaps be-cause of its underestimated walls’ dimension as well as the presence of some rooms inside the struc-ture. Consequently, in 1814 the Good Government Congregation tried to sure the construction. The agency commissioned the job to its expert Pietro Bracci (1779-1839) and the renovation was under-taken by the local master builder Giovanni Andrea Giuliani. The attention to the materials and to the significance of the bridge guided every decision in order to preserve the existence building and improve its functionality. So, we can assume this adjustment as a forerunner example of a contemporary restoration, whose importance can be perfectly understood thanks to many documents and drawings stored at the state archive of Rome.
2020
Definita dai contemporanei come «una delle grandi operazioni, che riconoscer si possa dell’Umana intelligenza» e lodata dai viaggiatori come un «oggetto della più studiata architettura», il cosiddetto ponte della Scheggia nel territorio della delegazione apostolica di Pesaro-Urbino rappresentò uno dei più interessanti connubi fra progettazione e ingegneria condotti a termine nello Stato Pontificio a caval-lo fra XVIII e XIX secolo: un’elaborazione – invenzione dell’impresario Giuseppe Fabbri (?-1813) con l’assistenza dell’architetto papale Virginio Bracci (1738-1815) – il cui ardito profilo non tardò a essere scherzosamente rinominato a «Botte d’Italia». Manifestaesi però fin dal 1814 delle lesioni «né fù addebitata la causa alla poco proporzionata resi-stenza delli muri per alcuni vani lasciati nei Piloni, ed alla decomposizione del cemento per le acque, che penetravano in molti siti»: una situazione preoccupante a cui la Congregazione del Buon Governo cercò di porre rimedio attraverso alcuni mirati «risarcimenti» che, «intrapresi dal Perito Giuliani con l’intelligenza di codesto Architetto Pietro Bracci», tentarono di consolidare la struttura senza stravol-gerne l’aspetto. Si trattò dunque di un eccezionale caso di restauro ante litteram, di cui l’archivio di stato di Roma conserva numerosi incartamenti e alcuni disegni; una ricca documentazione capace di restituire un’immagine complessiva della vicenda e – soprattutto – della sua portata innovativa per l’epoca.
Ottocento; Pesaro-Urbino; Ponte; Scheggia; Pietro Bracci; Virginio Bracci; Giuseppe Fabbri
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
“Comeche quest’Opera forma Epoca per l’Invenzione”. I Bracci e il risarcimento del ponte “della Schieggia detto Botte d’Italia” nel primo Ottocento / Benincampi, Iacopo; Gambuti, Emanuele. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - IX:18(2020), pp. 109-124.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1472838
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