All’interno della variegata raccolta di antichità che il pittore e collezionista Pelagio Palagi (1775-1860) aveva pazientemente costruito nel corso della sua brillante carriera di artista, figurava anche un piccolo ma prezioso nucleo di oggetti d’età medievale in avorio e osso, di varie epoche e provenienze, oggi custoditi presso il Museo Civico Medievale di Bologna. Tra di essi figurano tre interessanti tavolette eburnee, per le quali fin dagli inizi del secolo scorso buona parte della critica specialistica ha proposto un’origine occidentale, salernitana o più genericamente italomeridionale. Si tratta in particolare di un rilievo con la Fuga in Egitto, e di due tavolette con l’Orazione nel Gethsemani e la Lavanda dei Piedi, quest’ultime caratterizzate da marcate analogie stilistiche, e presumibilmente pertinenti a un medesimo contesto di provenienza. Nel voler fornire un’aggiornata valutazione storico-artistica dei tre pezzi, per meglio definirne il profilo nell’ambito del corpus delle opere eburnee di scuola salernitana, questo contributo intende soffermarsi anche sulle vicende della loro tesaurizzazione e conservazione, ricostruendone la storia critica a partire dalla precoce apparizione presso la raccolta di Palagi, già prima della metà dell’Ottocento. Sullo sfondo di un’emergente ma già vivida attenzione dei collezionisti e degli eruditi ai fenomeni artistici del Medioevo mediterraneo, la rara documentazione conservata presso gli archivi bolognesi aiuta a tratteggiare una complessa rete di relazioni tra antiquari e compratori, tra raccolte private e istituzioni museali in formazione. Una rete nella quale gli avori di matrice salernitana, seppure non ancora compiutamente intesi nella loro specifica identità artistica, e talora confusi con altri generi di produzione, riescono a ritagliarsi un proprio spazio peculiare nel panorama della connoisseurship italiana del XIX secolo.
Tavolette quadrate bislonghe. Note critiche sugli avori 'salernitani' del Museo Civico Medievale di Bologna / Bernardi, Gabriella; Gasbarri, Giovanni. - (2016), pp. 81-96. (Intervento presentato al convegno The Tusk and the Book. The Salerno/Amalfi Ivories in their Mediterranean Context tenutosi a Firenze, Kunsthistorisches Institut in Florenz).
Tavolette quadrate bislonghe. Note critiche sugli avori 'salernitani' del Museo Civico Medievale di Bologna
Gasbarri, Giovanni
2016
Abstract
All’interno della variegata raccolta di antichità che il pittore e collezionista Pelagio Palagi (1775-1860) aveva pazientemente costruito nel corso della sua brillante carriera di artista, figurava anche un piccolo ma prezioso nucleo di oggetti d’età medievale in avorio e osso, di varie epoche e provenienze, oggi custoditi presso il Museo Civico Medievale di Bologna. Tra di essi figurano tre interessanti tavolette eburnee, per le quali fin dagli inizi del secolo scorso buona parte della critica specialistica ha proposto un’origine occidentale, salernitana o più genericamente italomeridionale. Si tratta in particolare di un rilievo con la Fuga in Egitto, e di due tavolette con l’Orazione nel Gethsemani e la Lavanda dei Piedi, quest’ultime caratterizzate da marcate analogie stilistiche, e presumibilmente pertinenti a un medesimo contesto di provenienza. Nel voler fornire un’aggiornata valutazione storico-artistica dei tre pezzi, per meglio definirne il profilo nell’ambito del corpus delle opere eburnee di scuola salernitana, questo contributo intende soffermarsi anche sulle vicende della loro tesaurizzazione e conservazione, ricostruendone la storia critica a partire dalla precoce apparizione presso la raccolta di Palagi, già prima della metà dell’Ottocento. Sullo sfondo di un’emergente ma già vivida attenzione dei collezionisti e degli eruditi ai fenomeni artistici del Medioevo mediterraneo, la rara documentazione conservata presso gli archivi bolognesi aiuta a tratteggiare una complessa rete di relazioni tra antiquari e compratori, tra raccolte private e istituzioni museali in formazione. Una rete nella quale gli avori di matrice salernitana, seppure non ancora compiutamente intesi nella loro specifica identità artistica, e talora confusi con altri generi di produzione, riescono a ritagliarsi un proprio spazio peculiare nel panorama della connoisseurship italiana del XIX secolo.File | Dimensione | Formato | |
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