Poeta al servizio del Comune di Firenze (campanaro di Palazzo, banditore e approvatore, guardiano degli Atti del tribunale della Mercanzia), Antonio Pucci (1309 circa-1390?) è tra i primissimi autori conosciuti di cantari. Dai suoi numerosi impieghi pubblici e amministrativi, che lo pongono «in strettissimo contatto con ogni ceto cittadino, ma soprattutto con la popolazione di rango meno elevato» (Ciociola 1995, p. 403), sembrano discendere alcuni tratti peculiari della sua produzione, tra i quali una forte urgenza di semplificazione e di espressività. Di qui la messa a punto di un linguaggio «di consumo» (Beltrami 2010) che, nonostante il suo interesse, non è stato ancora illustrato con sistematicità. Il presente contributo tenta di colmare tale lacuna, offrendo nuovi materiali e riflessioni linguistiche sull’autore fiorentino. La ricerca si concentra su un corpus di 11 testi e su tre livelli d’analisi: il lessico, la sintassi e la testualità. Il corpus, ritagliato all’interno della vasta produzione del rimatore, è eterogeneo quanto ad autografia e quanto a generi letterari: sette cantari, tre testi in terza rima, uno zibaldone in prosa. Tutti i testi (salvo poche eccezioni) sono riconducibili al vasto settore della poesia narrativa, tra i più aperti all’escursione linguistica e tra i più tipici dell’autore. Prevalgono i cantari, tutti disponibili in edizioni critiche recenti: "Apollonio di Tiro", "Bruto di Bertagna", "Cantare degli Otto Santi", cantari della “Guerra di Pisa”, "Gismirante", "Madonna Leonessa", "Reina d’Oriente". Seguono i testi in terza rima, per i quali il cantiere filologico è talvolta, invece, ancora aperto: "Centiloquio", "Diatessaron", "Proprietà di Mercato Vecchio". Completa il campione lo zibaldone autografo noto, a partire dall’edizione Varvaro 1957, come "Libro di varie storie". Oltre a descrivere le peculiarità e caratteristiche linguistiche dei testi elencati, lo studio fornisce un contributo all’attività di revisione e di aggiornamento in àmbito lessicografico, proponendo un glossario pucciano (700 lemmi).

La poesia narrativa di Antonio Pucci: indagini su lessico, sintassi e testualità / Cupelloni, Francesca. - (2020 Dec 03).

La poesia narrativa di Antonio Pucci: indagini su lessico, sintassi e testualità

Cupelloni, Francesca
03/12/2020

Abstract

Poeta al servizio del Comune di Firenze (campanaro di Palazzo, banditore e approvatore, guardiano degli Atti del tribunale della Mercanzia), Antonio Pucci (1309 circa-1390?) è tra i primissimi autori conosciuti di cantari. Dai suoi numerosi impieghi pubblici e amministrativi, che lo pongono «in strettissimo contatto con ogni ceto cittadino, ma soprattutto con la popolazione di rango meno elevato» (Ciociola 1995, p. 403), sembrano discendere alcuni tratti peculiari della sua produzione, tra i quali una forte urgenza di semplificazione e di espressività. Di qui la messa a punto di un linguaggio «di consumo» (Beltrami 2010) che, nonostante il suo interesse, non è stato ancora illustrato con sistematicità. Il presente contributo tenta di colmare tale lacuna, offrendo nuovi materiali e riflessioni linguistiche sull’autore fiorentino. La ricerca si concentra su un corpus di 11 testi e su tre livelli d’analisi: il lessico, la sintassi e la testualità. Il corpus, ritagliato all’interno della vasta produzione del rimatore, è eterogeneo quanto ad autografia e quanto a generi letterari: sette cantari, tre testi in terza rima, uno zibaldone in prosa. Tutti i testi (salvo poche eccezioni) sono riconducibili al vasto settore della poesia narrativa, tra i più aperti all’escursione linguistica e tra i più tipici dell’autore. Prevalgono i cantari, tutti disponibili in edizioni critiche recenti: "Apollonio di Tiro", "Bruto di Bertagna", "Cantare degli Otto Santi", cantari della “Guerra di Pisa”, "Gismirante", "Madonna Leonessa", "Reina d’Oriente". Seguono i testi in terza rima, per i quali il cantiere filologico è talvolta, invece, ancora aperto: "Centiloquio", "Diatessaron", "Proprietà di Mercato Vecchio". Completa il campione lo zibaldone autografo noto, a partire dall’edizione Varvaro 1957, come "Libro di varie storie". Oltre a descrivere le peculiarità e caratteristiche linguistiche dei testi elencati, lo studio fornisce un contributo all’attività di revisione e di aggiornamento in àmbito lessicografico, proponendo un glossario pucciano (700 lemmi).
3-dic-2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1470704
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