Nel Cinquecento l’Inquisizione prestò molta attenzione al Decameron, opera controversa ma al contempo impossibile da bandire integralmente data l’autorità del modello boccacciano. Nella seconda metà del secolo, l’inattuabilità di un intervento coatto condusse il Sant’Uffizio verso la strada dell’emendamento. Si susseguirono, quindi, tre edizioni epurate diverse per impostazione linguistica e scelte censorie. La versione di Luigi Salviati si distinse per la rigidità delle censure e il successo della sua lingua. Tra i nodi più trasgressivi del Decameron su cui si dovette necessariamente concentrare l’attenzione dei censori è l’innovativa centralità assegnata alla sessualità. Nonostante i contenuti erotici siano spiccatamente evidenti nell’opera, è lo stesso Boccaccio nella Conclusione dell’autore a negare la lincenziosità delle sue parole affermando che ogni contenuto, seppur lascivo, è presentato con “onesti vocaboli”. Metafore, perifrasi e circonlocuzioni sono dei mediatori linguistici sfruttati per trattare argomenti altrimenti non narrabili. Trasfigurare le parole è il modo di narrare gli argomenti più dissoluti nel Decameron e l’impegno autocensorio di Boccaccio ha infatti per buona parte successo, poiché molte delle sue metafore sessuali riescono a resistere alle revisioni dei Deputati (1573), di Salviati (1582) e di Groto (1588). Quest’accesso alle edizioni emendate permetterà alle metafore oscene di divenire la base di tutti i repertori novellistici successivi. Tuttavia, buona parte ma non tutto il parlar coperto riesce a rimanere in vita. Boccaccio narra l’amore in forma di stimolo carnale con eccezionale varietas, è stato infatti stimato che nelle cento novelle siano presenti almeno 75 metafore sessuali che incidono su più della metà delle narrazioni. All’interno della “rassettatura” di Salviati, la cui furia censoria lasciò integre solo 34 novelle, dodici tra le più articolate metafore erotiche sono state censurate attraverso la totale espulsione o tramite correzioni del testo, talvolta mitigate da glosse a margine atte a sviare l’attenzione del lettore dai contenuti meno ortodossi resistiti alla pulitura del testo. Nel presente contributo si valuterà in che modo la censura di Salviati si è imposta sul processo autocensorio avvenuto nella scrittura delle cento novelle e in che modo le sue scelte hanno influenzato la tradizione novellistica successiva.

L'autocensura del censurato. Le metafore sessuali nel Decameron emendato da Lionardo Salviati / Mauriello, Serena. - (2020), pp. 83-99. (Intervento presentato al convegno Contesti, forme e riflessi della censura. Creazione, ricezione e canoni culturali tra XVI e XX secolo. Convegno internazionale co-organizzato dai dottorandi del Dottorato internazionale tra l’università Paris 3 Sorbonne Nouvelle (ED 122 – LECEMO) e «La Sapienza» Università di Roma (DISGIS) tenutosi a Paris, France) [10.13133/9788893771672].

L'autocensura del censurato. Le metafore sessuali nel Decameron emendato da Lionardo Salviati

serena mauriello
Primo
2020

Abstract

Nel Cinquecento l’Inquisizione prestò molta attenzione al Decameron, opera controversa ma al contempo impossibile da bandire integralmente data l’autorità del modello boccacciano. Nella seconda metà del secolo, l’inattuabilità di un intervento coatto condusse il Sant’Uffizio verso la strada dell’emendamento. Si susseguirono, quindi, tre edizioni epurate diverse per impostazione linguistica e scelte censorie. La versione di Luigi Salviati si distinse per la rigidità delle censure e il successo della sua lingua. Tra i nodi più trasgressivi del Decameron su cui si dovette necessariamente concentrare l’attenzione dei censori è l’innovativa centralità assegnata alla sessualità. Nonostante i contenuti erotici siano spiccatamente evidenti nell’opera, è lo stesso Boccaccio nella Conclusione dell’autore a negare la lincenziosità delle sue parole affermando che ogni contenuto, seppur lascivo, è presentato con “onesti vocaboli”. Metafore, perifrasi e circonlocuzioni sono dei mediatori linguistici sfruttati per trattare argomenti altrimenti non narrabili. Trasfigurare le parole è il modo di narrare gli argomenti più dissoluti nel Decameron e l’impegno autocensorio di Boccaccio ha infatti per buona parte successo, poiché molte delle sue metafore sessuali riescono a resistere alle revisioni dei Deputati (1573), di Salviati (1582) e di Groto (1588). Quest’accesso alle edizioni emendate permetterà alle metafore oscene di divenire la base di tutti i repertori novellistici successivi. Tuttavia, buona parte ma non tutto il parlar coperto riesce a rimanere in vita. Boccaccio narra l’amore in forma di stimolo carnale con eccezionale varietas, è stato infatti stimato che nelle cento novelle siano presenti almeno 75 metafore sessuali che incidono su più della metà delle narrazioni. All’interno della “rassettatura” di Salviati, la cui furia censoria lasciò integre solo 34 novelle, dodici tra le più articolate metafore erotiche sono state censurate attraverso la totale espulsione o tramite correzioni del testo, talvolta mitigate da glosse a margine atte a sviare l’attenzione del lettore dai contenuti meno ortodossi resistiti alla pulitura del testo. Nel presente contributo si valuterà in che modo la censura di Salviati si è imposta sul processo autocensorio avvenuto nella scrittura delle cento novelle e in che modo le sue scelte hanno influenzato la tradizione novellistica successiva.
2020
Contesti, forme e riflessi della censura. Creazione, ricezione e canoni culturali tra XVI e XX secolo. Convegno internazionale co-organizzato dai dottorandi del Dottorato internazionale tra l’università Paris 3 Sorbonne Nouvelle (ED 122 – LECEMO) e «La Sapienza» Università di Roma (DISGIS)
Boccaccio; censura; sessualità; Decameron; Salviati; inquisizione; metafora
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
L'autocensura del censurato. Le metafore sessuali nel Decameron emendato da Lionardo Salviati / Mauriello, Serena. - (2020), pp. 83-99. (Intervento presentato al convegno Contesti, forme e riflessi della censura. Creazione, ricezione e canoni culturali tra XVI e XX secolo. Convegno internazionale co-organizzato dai dottorandi del Dottorato internazionale tra l’università Paris 3 Sorbonne Nouvelle (ED 122 – LECEMO) e «La Sapienza» Università di Roma (DISGIS) tenutosi a Paris, France) [10.13133/9788893771672].
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1469577
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