Una buona public geography deve potersi confrontare con il potere in tutte le sue forme, anche quando quest’ultimo prende le vesti istituzionali dello Stato, del governo o degli enti sub-statuali, internazionali e pubblici in senso ampio. Le istituzioni, infatti, nonostante decenni di critiche e discussioni, sono ancora oggi il maggiore produttore e aggregatore di potere, tanto sul piano locale che globale. Ciò non comporta escludere dalla discussione le altre sfere sociali in cui ci muoviamo, mi sembra però opportuno farsi qualche domanda sul potere istituzionale perché è una porzione di spazio politico su cui avverto maggiori resistenze tra gli addetti ai lavori. Nelle pagine che seguono proverò a riflettere sulle necessità e sulle possibilità che, rispettivamente, si impongono e si aprono alla geografia nel quadro delle trasformazioni epocali che stanno investendo le forme di potere moderne. La public geography ha la responsabilità di creare consapevolezza su questo nuovo stato di cose, per favorire un’azione dentro le istituzioni non solo ausiliaria ma di indirizzo. La pietra di inciampo della mia riflessione sarà offerta dall’esperienza della geopolitica classica, perché ha sperimentato in modo drammatico e contraddittorio i rischi e gli abissi in cui si può cadere quando si entra a vivo contatto con il potere istituzionale, soprattutto se questo potere è lo Stato moderno.
Sull'orlo dell'abisso. Riflessioni sulla public geography a partire dalla geopolitica classica / Marconi, Matteo. - In: RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA. - ISSN 0035-6697. - 127:3(2020), pp. 95-101.
Sull'orlo dell'abisso. Riflessioni sulla public geography a partire dalla geopolitica classica
matteo marconi
Primo
2020
Abstract
Una buona public geography deve potersi confrontare con il potere in tutte le sue forme, anche quando quest’ultimo prende le vesti istituzionali dello Stato, del governo o degli enti sub-statuali, internazionali e pubblici in senso ampio. Le istituzioni, infatti, nonostante decenni di critiche e discussioni, sono ancora oggi il maggiore produttore e aggregatore di potere, tanto sul piano locale che globale. Ciò non comporta escludere dalla discussione le altre sfere sociali in cui ci muoviamo, mi sembra però opportuno farsi qualche domanda sul potere istituzionale perché è una porzione di spazio politico su cui avverto maggiori resistenze tra gli addetti ai lavori. Nelle pagine che seguono proverò a riflettere sulle necessità e sulle possibilità che, rispettivamente, si impongono e si aprono alla geografia nel quadro delle trasformazioni epocali che stanno investendo le forme di potere moderne. La public geography ha la responsabilità di creare consapevolezza su questo nuovo stato di cose, per favorire un’azione dentro le istituzioni non solo ausiliaria ma di indirizzo. La pietra di inciampo della mia riflessione sarà offerta dall’esperienza della geopolitica classica, perché ha sperimentato in modo drammatico e contraddittorio i rischi e gli abissi in cui si può cadere quando si entra a vivo contatto con il potere istituzionale, soprattutto se questo potere è lo Stato moderno.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Marconi_public-geography_2020.pdf
solo gestori archivio
Note: http://www.rivistageograficaitaliana.it/italiano/risultato_ricerca.php?t=anno&anno=2020&fascicolo=127|3|192
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
63.24 kB
Formato
Adobe PDF
|
63.24 kB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.