Com’è noto, il concetto di indirizzo politico costituisce una vera specificità italiana, confermata dalla difficoltà di individuare, in altri ordinamenti, un referente linguistico analogo. Il relativo sintagma ha trovato ingresso nell’ordinamento positivo già nell’Italia liberale, ma è opinione generalmente condivisa che la relativa funzione – o attività, nella prospettiva crisafulliana – abbia trovato il momento di maggior studio e approfondimento nel corso dell’epoca fascista, al termine della quale ha fatto seguito il tentativo della letteratura scientifica di “addomesticare” l’indirizzo politico, al fine di armonizzarlo con l’impianto democratico della Costituzione repubblicana. Quest’ultima, costruita “per valori” - ossia indicando direttamente alcune prospettive del progresso sociale e ponendo norme di principio - ha ridimensionato anzitutto il momento c.d. teleologico o di adozione dell’indirizzo politico, nel quale, secondo una certa impostazione, sono individuati, da parte del circuito Parlamento-Governo, i fini che l’azione statale è chiamata a perseguire, con la conseguenza che l’indirizzo politico ha perso una parte significativa della libertà di scelta che ne definiva i contenuti. Spesso, però (probabilmente anche per l’influenza di una tradizione scientifica ispirata alla separazione tra diritto costituzionale e diritto amministrativo), si dimentica che la nascita dello Stato costituzionale di diritto ha travolto anche le dimensioni strumentali ed effettuali dell’indirizzo politico. Ché il potere esecutivo, impegnato in prima linea nell’attuazione dell’indirizzo politico, è costretto a fare i conti, anche in questa fase, con la Carta costituzionale, dalla quale peraltro non emergono indicazioni univoche.

Gli strumenti del Governo per l'attuazione dell'indirizzo politico / Caruso, LUCIO ADALBERTO. - (2020 Dec 10).

Gli strumenti del Governo per l'attuazione dell'indirizzo politico

CARUSO, LUCIO ADALBERTO
10/12/2020

Abstract

Com’è noto, il concetto di indirizzo politico costituisce una vera specificità italiana, confermata dalla difficoltà di individuare, in altri ordinamenti, un referente linguistico analogo. Il relativo sintagma ha trovato ingresso nell’ordinamento positivo già nell’Italia liberale, ma è opinione generalmente condivisa che la relativa funzione – o attività, nella prospettiva crisafulliana – abbia trovato il momento di maggior studio e approfondimento nel corso dell’epoca fascista, al termine della quale ha fatto seguito il tentativo della letteratura scientifica di “addomesticare” l’indirizzo politico, al fine di armonizzarlo con l’impianto democratico della Costituzione repubblicana. Quest’ultima, costruita “per valori” - ossia indicando direttamente alcune prospettive del progresso sociale e ponendo norme di principio - ha ridimensionato anzitutto il momento c.d. teleologico o di adozione dell’indirizzo politico, nel quale, secondo una certa impostazione, sono individuati, da parte del circuito Parlamento-Governo, i fini che l’azione statale è chiamata a perseguire, con la conseguenza che l’indirizzo politico ha perso una parte significativa della libertà di scelta che ne definiva i contenuti. Spesso, però (probabilmente anche per l’influenza di una tradizione scientifica ispirata alla separazione tra diritto costituzionale e diritto amministrativo), si dimentica che la nascita dello Stato costituzionale di diritto ha travolto anche le dimensioni strumentali ed effettuali dell’indirizzo politico. Ché il potere esecutivo, impegnato in prima linea nell’attuazione dell’indirizzo politico, è costretto a fare i conti, anche in questa fase, con la Carta costituzionale, dalla quale peraltro non emergono indicazioni univoche.
10-dic-2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1464852
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