Fra le diverse applicazioni del lavoro dell’educatore si inserisce l’esperienza dell’“educativa domiciliare”. Il contributo si propone di presentare le principali caratteristiche operative di questo specifico intervento educativo, il Servizio per l'Integrazione e il Sostegno ai Minori in Famiglia, il SISMIF, in un territorio specifico (Roma). Tale servizio, presente in tutti i territori municipali della capitale, ed anche in molte (se non in tutte) le principali città italiane, con definizioni diverse per ciascuna città ma con scopi sostanzialmente analoghi e con articolazioni organizzative simili, si ispira, oltre che alla legislazione a tutela dei minori, anche alle leggi 285/97 e 328/00. Normative importantissime che costituiscono la base legislativa per l’applicazione degli interventi socio educativi rivolti ai minori. Leggi che fanno compiere un ulteriore passo avanti culturale rispetto al concetto assistenzialistico e che possiedono una carica innovativa consiste nell’integrazione fra ‘sociale e sanitario’ nei servizi alla persona. In particolare in queste pagine si mette in luce la complessità di un intervento il cui scopo fondamentale è di sostenere il minore e la sua famiglia attivando, o riattivando, per mezzo dell’azione educativa, percorsi volti a garantire il normale sviluppo evolutivo psicologico, fisico, emotivo, cognitivo, relazionale e sociale del minore. La complessità, la difficoltà e la sfida di questo particolare compito educativo è data soprattutto dal contesto in cui si svolge. Nella maggior parte dei casi infatti gli interventi sono rivolti a nuclei familiari molto danneggiati, con palesi fragilità sociali, economiche, culturali e con una tangibile “povertà educativa”. Oltre a descrivere le caratteristiche generali e peculiari di questa tipologia di azione educativa, sono presenti alcune riflessioni sulle competenze necessarie per svolgere adeguatamente questa professione, sul tema del passaggio “culturale” tra il considerare questi interventi come prevalentemente assistenziali, o ritenerli piuttosto, come davvero sono, servizi ad alto tasso di professionalità (una professionalità ancora poco conosciuta e riconosciuta).
L’educatore domiciliare: lavorare da soli, pensare insieme. Il sostegno educativo domiciliare: quale lavoro pedagogico? / Salerni, Anna. - 6:(2020), pp. 1517-1527. (Intervento presentato al convegno Convegno Nazionale Siped 30 anni dopo la Convenzione ONU sui Diritti per l’infanzia. Quale pedagogia per i minori? tenutosi a Università degli Studi di Palermo).
L’educatore domiciliare: lavorare da soli, pensare insieme. Il sostegno educativo domiciliare: quale lavoro pedagogico?
Salerni Anna
2020
Abstract
Fra le diverse applicazioni del lavoro dell’educatore si inserisce l’esperienza dell’“educativa domiciliare”. Il contributo si propone di presentare le principali caratteristiche operative di questo specifico intervento educativo, il Servizio per l'Integrazione e il Sostegno ai Minori in Famiglia, il SISMIF, in un territorio specifico (Roma). Tale servizio, presente in tutti i territori municipali della capitale, ed anche in molte (se non in tutte) le principali città italiane, con definizioni diverse per ciascuna città ma con scopi sostanzialmente analoghi e con articolazioni organizzative simili, si ispira, oltre che alla legislazione a tutela dei minori, anche alle leggi 285/97 e 328/00. Normative importantissime che costituiscono la base legislativa per l’applicazione degli interventi socio educativi rivolti ai minori. Leggi che fanno compiere un ulteriore passo avanti culturale rispetto al concetto assistenzialistico e che possiedono una carica innovativa consiste nell’integrazione fra ‘sociale e sanitario’ nei servizi alla persona. In particolare in queste pagine si mette in luce la complessità di un intervento il cui scopo fondamentale è di sostenere il minore e la sua famiglia attivando, o riattivando, per mezzo dell’azione educativa, percorsi volti a garantire il normale sviluppo evolutivo psicologico, fisico, emotivo, cognitivo, relazionale e sociale del minore. La complessità, la difficoltà e la sfida di questo particolare compito educativo è data soprattutto dal contesto in cui si svolge. Nella maggior parte dei casi infatti gli interventi sono rivolti a nuclei familiari molto danneggiati, con palesi fragilità sociali, economiche, culturali e con una tangibile “povertà educativa”. Oltre a descrivere le caratteristiche generali e peculiari di questa tipologia di azione educativa, sono presenti alcune riflessioni sulle competenze necessarie per svolgere adeguatamente questa professione, sul tema del passaggio “culturale” tra il considerare questi interventi come prevalentemente assistenziali, o ritenerli piuttosto, come davvero sono, servizi ad alto tasso di professionalità (una professionalità ancora poco conosciuta e riconosciuta).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.