L’11 Giugno 2019, durante la conferenza annuale sulla Convenzione per i diritti delle persone con disabilità (CRPD), il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha annunciato l’impegno per l’attuazione di una strategia di in-clusione della disabilità, al fine di rendere l’organizzazione più accessibile a tutti. Alla base dell’affermazione del Segretario Generale vi è la constatazione che non sia possibile diventare il “motore del cambiamento” se le Nazioni Unite in primis non promuovono l’accesso alle persone diversamente abili: promuovere l’inclusione senza coinvolgere il “più grande gruppo di minoranza del mondo”, in-fatti, avrebbe poco senso. Questo “gruppo di minoranza” è composto da un miliardo di persone, vale a di-re il 15% della popolazione mondiale, che in larga parte (80%) vive nei paesi in via di sviluppo (WHO, 2011). Si considerano emarginate le persone diversamente abili poiché, spesso, esse presentano tassi più elevati di povertà ed esclusione sociale (Mizunoya & Mitra, 2013; Mizunoya, Mitra & Yamasaki, 2018). Nel 2006, le Na-zioni Unite hanno ritenuto opportuno redigere la CRPD, con l’obiettivo di promuo-vere, tutelare e assicurare il pieno rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fon-damentali di tutte le persone portatrici di handicap. Questa iniziativa, ratificata in Italia nel 2009 (Legge 18/2009), ha aperto la strada ad una lettura del fenomeno della disabilità molto diversa da quella precedente, collocando il problema entro l’ambito dei diritti umani (Greco, 2016a; Mister, 2015).
Rendere visibile l’invisibile: disabilità e sviluppo sostenibile tra indicatori e stereotipi / Greco, Francesca. - In: CULTURE E STUDI DEL SOCIALE. - ISSN 2531-3975. - (2020), pp. 119-132.
Rendere visibile l’invisibile: disabilità e sviluppo sostenibile tra indicatori e stereotipi
Francesca Greco
2020
Abstract
L’11 Giugno 2019, durante la conferenza annuale sulla Convenzione per i diritti delle persone con disabilità (CRPD), il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha annunciato l’impegno per l’attuazione di una strategia di in-clusione della disabilità, al fine di rendere l’organizzazione più accessibile a tutti. Alla base dell’affermazione del Segretario Generale vi è la constatazione che non sia possibile diventare il “motore del cambiamento” se le Nazioni Unite in primis non promuovono l’accesso alle persone diversamente abili: promuovere l’inclusione senza coinvolgere il “più grande gruppo di minoranza del mondo”, in-fatti, avrebbe poco senso. Questo “gruppo di minoranza” è composto da un miliardo di persone, vale a di-re il 15% della popolazione mondiale, che in larga parte (80%) vive nei paesi in via di sviluppo (WHO, 2011). Si considerano emarginate le persone diversamente abili poiché, spesso, esse presentano tassi più elevati di povertà ed esclusione sociale (Mizunoya & Mitra, 2013; Mizunoya, Mitra & Yamasaki, 2018). Nel 2006, le Na-zioni Unite hanno ritenuto opportuno redigere la CRPD, con l’obiettivo di promuo-vere, tutelare e assicurare il pieno rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fon-damentali di tutte le persone portatrici di handicap. Questa iniziativa, ratificata in Italia nel 2009 (Legge 18/2009), ha aperto la strada ad una lettura del fenomeno della disabilità molto diversa da quella precedente, collocando il problema entro l’ambito dei diritti umani (Greco, 2016a; Mister, 2015).File | Dimensione | Formato | |
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