In architettura, il passaggio da uno spazio ad un altro costituisce uno dei temi che ha saputo sollecitare, in ogni tempo, riflessioni e risposte compositive di considerevole valore. Riconoscendo un differente grado di importanza tra gli ambienti, di un edificio o di un sistema urbano, l’atto progettuale ha invariabilmente avvertito la necessità di rendere significante la transizione da una condizione spaziale all’altra. Le interpretazioni che di questo tema si sono succedute hanno generato un vasto repertorio di soluzioni architettoniche, caratterizzate da un differente grado di eloquenza che è in rapporto a quanto richiesto dal tema architettonico specifico, e al particolare codice culturale ed espressivo adoperato: a questo riguardo, con il sopraggiungere dell’architettura della modernità si evidenzia la comparsa di strumentazioni progettuali differenti rispetto a quanto si era precedentemente formulato. La conseguenza più evidente di questa rielaborazione ha riguardato un deciso spostamento del baricentro dell’interesse compositivo, che si è allontanato dallo scopo della definizione formale degli elementi architettonici, per rivolgersi verso il controllo degli effetti che questi elementi erano in grado di determinare nei termini dell’esperienza percettiva. La consapevolezza delle potenzialità insite in queste narrazioni spaziali svolte attraverso il movimento, ha condotto autori diversi a rispondere al tema della transizione con la predisposizione di itinerari architettonici tali da costituire dei preludi rituali, capaci di intensificare il significato dell’entrare e scoprire uno spazio. Lo scritto focalizza l’attenzione su tre sistemi sequenziali complessi nei quali sono rintracciabili e quindi valutabili le condizioni appena descritte: il percorso che conduce alla cripta della chiesa del Convento di Sainte-Marie de La Tourette, di Le Corbusier (1952-59); l’accesso alla biblioteca dell’Accademia Danese di Roma, di Kay Fisker (1960-67); la promenade delle Piscine delle Maree a Leca da Palmeira, di Álvaro Siza (1961-86). Normalmente invisibili nelle rappresentazioni canoniche dell’architettura, le tre traiettorie spaziali analizzate – visualizzate dai disegni che accompagnano il testo – sono considerate come linee di forza concrete e strutturanti dello spazio architettonico. In conclusione, lo studio propone la lettura delle sequenze spaziali come strumento di comprensione critica delle opere, in modo da fare emergere il potenziale che questa interpretazione può offrire sul piano operativo della composizione.

Traiettorie percettive. Accadimenti che precedono spazi / Farris, Amanzio. - In: GUD. - ISSN 1720-075X. - 1/2020(2020), pp. 5-16.

Traiettorie percettive. Accadimenti che precedono spazi

Amanzio Farris
2020

Abstract

In architettura, il passaggio da uno spazio ad un altro costituisce uno dei temi che ha saputo sollecitare, in ogni tempo, riflessioni e risposte compositive di considerevole valore. Riconoscendo un differente grado di importanza tra gli ambienti, di un edificio o di un sistema urbano, l’atto progettuale ha invariabilmente avvertito la necessità di rendere significante la transizione da una condizione spaziale all’altra. Le interpretazioni che di questo tema si sono succedute hanno generato un vasto repertorio di soluzioni architettoniche, caratterizzate da un differente grado di eloquenza che è in rapporto a quanto richiesto dal tema architettonico specifico, e al particolare codice culturale ed espressivo adoperato: a questo riguardo, con il sopraggiungere dell’architettura della modernità si evidenzia la comparsa di strumentazioni progettuali differenti rispetto a quanto si era precedentemente formulato. La conseguenza più evidente di questa rielaborazione ha riguardato un deciso spostamento del baricentro dell’interesse compositivo, che si è allontanato dallo scopo della definizione formale degli elementi architettonici, per rivolgersi verso il controllo degli effetti che questi elementi erano in grado di determinare nei termini dell’esperienza percettiva. La consapevolezza delle potenzialità insite in queste narrazioni spaziali svolte attraverso il movimento, ha condotto autori diversi a rispondere al tema della transizione con la predisposizione di itinerari architettonici tali da costituire dei preludi rituali, capaci di intensificare il significato dell’entrare e scoprire uno spazio. Lo scritto focalizza l’attenzione su tre sistemi sequenziali complessi nei quali sono rintracciabili e quindi valutabili le condizioni appena descritte: il percorso che conduce alla cripta della chiesa del Convento di Sainte-Marie de La Tourette, di Le Corbusier (1952-59); l’accesso alla biblioteca dell’Accademia Danese di Roma, di Kay Fisker (1960-67); la promenade delle Piscine delle Maree a Leca da Palmeira, di Álvaro Siza (1961-86). Normalmente invisibili nelle rappresentazioni canoniche dell’architettura, le tre traiettorie spaziali analizzate – visualizzate dai disegni che accompagnano il testo – sono considerate come linee di forza concrete e strutturanti dello spazio architettonico. In conclusione, lo studio propone la lettura delle sequenze spaziali come strumento di comprensione critica delle opere, in modo da fare emergere il potenziale che questa interpretazione può offrire sul piano operativo della composizione.
2020
percezione; spazio architettonico; sequenze spaziali; narrazioni spaziali
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Traiettorie percettive. Accadimenti che precedono spazi / Farris, Amanzio. - In: GUD. - ISSN 1720-075X. - 1/2020(2020), pp. 5-16.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1449414
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