Nel 1084 durante l’incendio appiccato dalle truppe di Roberto il Guiscardo, che colpì la zona meridionale di Roma, il complesso dei Ss. Quattro Coronati fu gravemente danneggiato. In particolare la basilica, che era stata ricostruita in forme grandiose da papa Leone IV (847-855), subì il crollo dei muri della navata centrale e di parte dell’abside. Nelle strutture oggi conservate sono individuabili due interventi di restauro della basilica succedutisi a breve intervallo di tempo l’uno dall’altro. Il primo fu un tentativo di ripristinare la basilica leoniana ricostruendo le parti crollate, il secondo invece consistette in una drastica riduzione dello spazio ecclesiale alla sola metà dell’ex navata centrale. L’analisi delle fonti scritte e delle caratteristiche costruttive e architettoniche permette di ricondurre entrambi gli interventi all’opera di papa Pasquale II. Essi sono l’espressione di una tendenza presente durante il suo pontificato ad operare secondo il principio della reparatio, ovvero realizzazione di nuovi ed economici allestimenti di spazi preesistenti che proseguiva un modo di intervenire proprio del tardo XI secolo. Le due fasi della basilica si inseriscono nel quadro dell'architettura ecclesiastica romana della prima metà del XII secolo, che presenta un sostanziale conservatorismo, ma anche timidi accenni a un linguaggio europeo, come l’inserimento di volte a botte sulle navatelle nella seconda fase, quasi sempre riassorbiti all’interno del linguaggio locale.
Ecclesiam reparare: Pasquale II(1099-1118) e il restauro della basilica dei Ss. Quattro Coronati a Roma / Barelli, Lia. - In: PALLADIO. - ISSN 0031-0379. - STAMPA. - 38:(2006), pp. 5-28.
Ecclesiam reparare: Pasquale II(1099-1118) e il restauro della basilica dei Ss. Quattro Coronati a Roma
BARELLI, LIA
2006
Abstract
Nel 1084 durante l’incendio appiccato dalle truppe di Roberto il Guiscardo, che colpì la zona meridionale di Roma, il complesso dei Ss. Quattro Coronati fu gravemente danneggiato. In particolare la basilica, che era stata ricostruita in forme grandiose da papa Leone IV (847-855), subì il crollo dei muri della navata centrale e di parte dell’abside. Nelle strutture oggi conservate sono individuabili due interventi di restauro della basilica succedutisi a breve intervallo di tempo l’uno dall’altro. Il primo fu un tentativo di ripristinare la basilica leoniana ricostruendo le parti crollate, il secondo invece consistette in una drastica riduzione dello spazio ecclesiale alla sola metà dell’ex navata centrale. L’analisi delle fonti scritte e delle caratteristiche costruttive e architettoniche permette di ricondurre entrambi gli interventi all’opera di papa Pasquale II. Essi sono l’espressione di una tendenza presente durante il suo pontificato ad operare secondo il principio della reparatio, ovvero realizzazione di nuovi ed economici allestimenti di spazi preesistenti che proseguiva un modo di intervenire proprio del tardo XI secolo. Le due fasi della basilica si inseriscono nel quadro dell'architettura ecclesiastica romana della prima metà del XII secolo, che presenta un sostanziale conservatorismo, ma anche timidi accenni a un linguaggio europeo, come l’inserimento di volte a botte sulle navatelle nella seconda fase, quasi sempre riassorbiti all’interno del linguaggio locale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.