Le caratteristiche chimiche, morfologiche e dimensionali del PM indoor sono molto meno note di quelle relative agli ambienti esterni, benché l’influenza di questa classe di inquinanti sulla salute dei cittadini possa essere anche più importante di quella attribuibile al PM outdoor, dato il maggior numero di ore che noi tutti trascorriamo negli ambienti confinati. Sono qui presentati i risultati di uno studio, della durata di 1 anno, effettuato in ambienti accademici universitari (aule, laboratori) e mirato alla valutazione della concentrazione e composizione chimica del PM indoor ed allo studio della relazione con il PM outdoor, il volume degli ambienti, la presenza/assenza degli studenti, la stagionalità. Gli ambienti universitari sono stati scelti per l’assenza di alcune delle sorgenti tipiche di altri ambienti confinati, ad esempio il biomass burning, il fumo di sigaretta, la cottura di cibi, la presenza di animali domestici. Lo studio è stato effettuato secondo due modalità: campionamenti mensili durante un intero anno e campionamenti suddivisi in giorni infrasettimanali/notti infrasettimanali/week-end nel corso di tre campagne intensive della durata complessiva di oltre tre mesi. Per ogni campionamento, oltre alla concentrazione in massa, sono stati determinati gli elementi (totale e frazioni solubile e residua), le specie ioniche, il carbonio elementare ed organico, il bioaerosol. I risultati hanno permesso di ottenere un quadro dettagliato della composizione del PM indoor e delle sue variazioni stagionali. Negli ambienti interni il PM è dominato dalle componenti crustali e dalla frazione organica, a cui il bioaerosol fornisce un contributo rilevante. La maggior parte di questi contributi sono legati alla presenza delle persone, che trasportano dall’esterno e ri-sollevano le polveri prodotte dal suolo e che rilasciano direttamente il bioaerosol (es.: scaglie di pelle). La penetrazione dall’esterno è invece la sorgente principale di molte specie inorganiche, incluse quelle provenienti da sorgenti combustive e quelle di formazione secondaria; per queste specie i rapporti IN/OUT sono inferiori ad 1 e dipendono prevalentemente dalla dimensione delle particelle. Le variazioni stagionali della concentrazione e della composizione del PM negli ambienti interni riflettono, come atteso, la variazione della forza delle sorgenti esterne e le diverse condizioni di aereazione degli ambienti. La presenza di sistemi di condizionamento comporta una riduzione della concentrazione di PM; l’efficienza di rimozione da parte di questi sistemi è più marcata per la componente grossolana.
PM in ambienti di studio universitari: stagionalità, composizione chimica, sorgenti, infiltrazione dall’esterno / Canepari, Silvia; Tofful, Luca; Frezzini, MARIA AGOSTINA; Marcovecchio, Francesca; Massimi, Lorenzo; Ristorini, Martina; Giusto, Marco; Pareti, Salvatore; Rantica, Elena; Sargolini, Tiziana; Pelliccioni, Armando; Perrino, Cinzia. - (2020), pp. 1-180. (Intervento presentato al convegno PM2020 - IX Convegno Nazionale sul Particolato Atmosferico tenutosi a Lecce).
PM in ambienti di studio universitari: stagionalità, composizione chimica, sorgenti, infiltrazione dall’esterno
Silvia Canepari
;Maria Agostina Frezzini;Lorenzo Massimi;Martina Ristorini;
2020
Abstract
Le caratteristiche chimiche, morfologiche e dimensionali del PM indoor sono molto meno note di quelle relative agli ambienti esterni, benché l’influenza di questa classe di inquinanti sulla salute dei cittadini possa essere anche più importante di quella attribuibile al PM outdoor, dato il maggior numero di ore che noi tutti trascorriamo negli ambienti confinati. Sono qui presentati i risultati di uno studio, della durata di 1 anno, effettuato in ambienti accademici universitari (aule, laboratori) e mirato alla valutazione della concentrazione e composizione chimica del PM indoor ed allo studio della relazione con il PM outdoor, il volume degli ambienti, la presenza/assenza degli studenti, la stagionalità. Gli ambienti universitari sono stati scelti per l’assenza di alcune delle sorgenti tipiche di altri ambienti confinati, ad esempio il biomass burning, il fumo di sigaretta, la cottura di cibi, la presenza di animali domestici. Lo studio è stato effettuato secondo due modalità: campionamenti mensili durante un intero anno e campionamenti suddivisi in giorni infrasettimanali/notti infrasettimanali/week-end nel corso di tre campagne intensive della durata complessiva di oltre tre mesi. Per ogni campionamento, oltre alla concentrazione in massa, sono stati determinati gli elementi (totale e frazioni solubile e residua), le specie ioniche, il carbonio elementare ed organico, il bioaerosol. I risultati hanno permesso di ottenere un quadro dettagliato della composizione del PM indoor e delle sue variazioni stagionali. Negli ambienti interni il PM è dominato dalle componenti crustali e dalla frazione organica, a cui il bioaerosol fornisce un contributo rilevante. La maggior parte di questi contributi sono legati alla presenza delle persone, che trasportano dall’esterno e ri-sollevano le polveri prodotte dal suolo e che rilasciano direttamente il bioaerosol (es.: scaglie di pelle). La penetrazione dall’esterno è invece la sorgente principale di molte specie inorganiche, incluse quelle provenienti da sorgenti combustive e quelle di formazione secondaria; per queste specie i rapporti IN/OUT sono inferiori ad 1 e dipendono prevalentemente dalla dimensione delle particelle. Le variazioni stagionali della concentrazione e della composizione del PM negli ambienti interni riflettono, come atteso, la variazione della forza delle sorgenti esterne e le diverse condizioni di aereazione degli ambienti. La presenza di sistemi di condizionamento comporta una riduzione della concentrazione di PM; l’efficienza di rimozione da parte di questi sistemi è più marcata per la componente grossolana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.