Questo monastero Cistercense sembra dimostrare un chiaro caso esemplificativo delle alternanze alte e basse del restauro architettonico in questi ultimi anni in Europa. Un aspetto non secondario emerge anche dal rapporto con il paesaggio e dalla compatibilità d’uso. Infatti dopo un lungo periodo di rovina, si è avuto un primo intervento di restauro nei primi anni del nuovo secolo quindi un continuo abbandono e un recente nuovo intervento. Dalla complessa e lunga storia si ritiene opportuno sintetizzare alcuni momenti: nel 1182 re Alfonso II di Aragona cede ai monaci il castello e la vicina città di Escatron (Saragozza); il sito si dimostra adatto allo spirito Cistercense. Così si avvia il lungo cantiere che dal 1202 si prolunga per alcuni secoli sino al XIV e XV. In questo periodo si realizzano alcune opere di ingegneria idraulica come “Azud” (diga), la “Noria o Rueda”. I successivi ampliamenti del XVII e XVIII lasciano inalterati il nucleo originario medievale, mentre si realizzano nuovi organismi architettonici, in particolare le celle e la residenza dell’abate che determinano una cosiddetta nuova piazza con un nuovo ingresso. Dal 1809 al 1814, durante l’occupazione francese, la cosiddetta guerra di indipendenza, il monastero vive un progressivo spopolamento. Nel 1836-37, nonostante la crisi, rimane uno dei maggiori monasteri cistercensi spagnoli, finché entra a far parte con la legge di “Desamortizacion” di Mendizabal tra i beni dello Stato. L’organismo architettonico nel suo insieme viene dichiarato monumento nazionale nel 1924. Ma nonostante questa prima tutela, il complesso monastico rimane abbandonato sino al 1990 quando l’aggiunta settecentesca viene ceduta alla Diputacion General di Aragon e nel 1998 l’intera realtà architettonica viene inserita tra i beni della Diputacion. Prima, negli anni Cinquanta e Settanta del Novecento, sono stati realizzati alcuni interventi di restauro tra i quali quelli diretti dal Prof. Chueca Goitia. Il relativo intervento di restauro è consistito in prevalenza nel consolidamento delle preesistenze medievali con un minimo intervento e una distinguibilità nelle nuove inserzioni, con la conservazione delle antiche preesistenze idrauliche e rurali, mentre per le aggiunte settecentesche il recente intervento si è concentrato sulla compatibilità del nuovo uso con un adeguamento alberghiero. Ma dopo questo periodo si sono manifestate le nuove alternanze collegate alla consistente crisi economica, che si è manifestata in diversi paesi europei con un nuovo abbandono non solo della realtà architettonica ma del territorio circostante. Allo stato attuale è stato nuovamente destinato ad una maggiore fruizione con un meditato intervento sempre con la direzione della Diputacion.
Il monastero di Rueda, Saragozza (Spagna). Abbandoni, restauri, adattamenti / Bellanca, Calogero. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - n. 17:n.s. anno IX(2020), pp. 43-58.
Il monastero di Rueda, Saragozza (Spagna). Abbandoni, restauri, adattamenti
Calogero Bellanca
2020
Abstract
Questo monastero Cistercense sembra dimostrare un chiaro caso esemplificativo delle alternanze alte e basse del restauro architettonico in questi ultimi anni in Europa. Un aspetto non secondario emerge anche dal rapporto con il paesaggio e dalla compatibilità d’uso. Infatti dopo un lungo periodo di rovina, si è avuto un primo intervento di restauro nei primi anni del nuovo secolo quindi un continuo abbandono e un recente nuovo intervento. Dalla complessa e lunga storia si ritiene opportuno sintetizzare alcuni momenti: nel 1182 re Alfonso II di Aragona cede ai monaci il castello e la vicina città di Escatron (Saragozza); il sito si dimostra adatto allo spirito Cistercense. Così si avvia il lungo cantiere che dal 1202 si prolunga per alcuni secoli sino al XIV e XV. In questo periodo si realizzano alcune opere di ingegneria idraulica come “Azud” (diga), la “Noria o Rueda”. I successivi ampliamenti del XVII e XVIII lasciano inalterati il nucleo originario medievale, mentre si realizzano nuovi organismi architettonici, in particolare le celle e la residenza dell’abate che determinano una cosiddetta nuova piazza con un nuovo ingresso. Dal 1809 al 1814, durante l’occupazione francese, la cosiddetta guerra di indipendenza, il monastero vive un progressivo spopolamento. Nel 1836-37, nonostante la crisi, rimane uno dei maggiori monasteri cistercensi spagnoli, finché entra a far parte con la legge di “Desamortizacion” di Mendizabal tra i beni dello Stato. L’organismo architettonico nel suo insieme viene dichiarato monumento nazionale nel 1924. Ma nonostante questa prima tutela, il complesso monastico rimane abbandonato sino al 1990 quando l’aggiunta settecentesca viene ceduta alla Diputacion General di Aragon e nel 1998 l’intera realtà architettonica viene inserita tra i beni della Diputacion. Prima, negli anni Cinquanta e Settanta del Novecento, sono stati realizzati alcuni interventi di restauro tra i quali quelli diretti dal Prof. Chueca Goitia. Il relativo intervento di restauro è consistito in prevalenza nel consolidamento delle preesistenze medievali con un minimo intervento e una distinguibilità nelle nuove inserzioni, con la conservazione delle antiche preesistenze idrauliche e rurali, mentre per le aggiunte settecentesche il recente intervento si è concentrato sulla compatibilità del nuovo uso con un adeguamento alberghiero. Ma dopo questo periodo si sono manifestate le nuove alternanze collegate alla consistente crisi economica, che si è manifestata in diversi paesi europei con un nuovo abbandono non solo della realtà architettonica ma del territorio circostante. Allo stato attuale è stato nuovamente destinato ad una maggiore fruizione con un meditato intervento sempre con la direzione della Diputacion.File | Dimensione | Formato | |
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