Fin dal Cinquecento gli intendenti d’arte, prima di tutto italiani, cominciano a mettere a fuoco il concetto di scuola pittorica, che dal Seicento in poi diviene uno dei cardini della riflessione storico-artistica. Parallelamente, alcuni dei committenti più intelligenti dell’età moderna mettono alla prova dei fatti quelle riflessioni, ordinando dipinti e affreschi a maestri di scuole diverse per sollecitare il confronto delle loro diverse maniere. Questo libro ricostruisce per la prima volta tale fenomeno, ovvero la nascita e la piena affermazione della coscienza storica delle scuole pittoriche italiane attraverso l’osservatorio privilegiato della committenza, facendo dialogare le fonti della letteratura artistica con le scelte dei mecenati e dei loro consiglieri ed intermediari. L’arco cronologico preso in esame è molto ampio. Nella Roma del Rinascimento il cantiere della Cappella Sistina in Vaticano vede la gara tra Perugino e Botticelli che si configura già come un confronto fra stili maturati in centri diversi, e in seguito Agostino Chigi mette in competizione Raffaello e Sebastiano del Piombo nella sua villa alla Lungara. Oltre tre secoli dopo, alla metà dell’Ottocento, nella Torino sabauda protagonista dell’età risorgimentale, l’Unità d’Italia viene visualizzata in una sala di Palazzo Reale attraverso l’accostamento di tele di scuola milanese, romana, fiorentina e bolognese. Ma è soprattutto tra il Seicento e la prima metà del Settecento, quando tutte o quasi le scuole storiche della pittura italiana (fiorentina, romana, veneziana, lombarda, bolognese, napoletana, ma anche genovese e senese) sono chiaramente riconosciute come tali dai contemporanei, che si registrano più numerosi i cicli antologici nei quali i campioni di alcune di quelle scuole sono chiamati a misurarsi gli uni con gli altri. A sollecitare siffatte gare sono figure di committenti illustri quali Filippo IV d’Asburgo a Madrid, il marchese Raimondo Buonaccorsi a Macerata o il cardinale Pietro Ottoboni a Roma, ma accanto a loro giocano un ruolo da protagonisti gli intendenti che agiscono in veste di consiglieri, come ad esempio il pittore Giovanni Battista Paggi a Lucca, il conoscitore Sebastiano Resta a Roma o il grande architetto Filippo Juvarra a Torino e a Madrid
Gloriose gare: la coscienza storica delle scuole pittoriche italiane / Pierguidi, Stefano. - (2020), pp. 1-510.
Gloriose gare: la coscienza storica delle scuole pittoriche italiane
stefano pierguidi
2020
Abstract
Fin dal Cinquecento gli intendenti d’arte, prima di tutto italiani, cominciano a mettere a fuoco il concetto di scuola pittorica, che dal Seicento in poi diviene uno dei cardini della riflessione storico-artistica. Parallelamente, alcuni dei committenti più intelligenti dell’età moderna mettono alla prova dei fatti quelle riflessioni, ordinando dipinti e affreschi a maestri di scuole diverse per sollecitare il confronto delle loro diverse maniere. Questo libro ricostruisce per la prima volta tale fenomeno, ovvero la nascita e la piena affermazione della coscienza storica delle scuole pittoriche italiane attraverso l’osservatorio privilegiato della committenza, facendo dialogare le fonti della letteratura artistica con le scelte dei mecenati e dei loro consiglieri ed intermediari. L’arco cronologico preso in esame è molto ampio. Nella Roma del Rinascimento il cantiere della Cappella Sistina in Vaticano vede la gara tra Perugino e Botticelli che si configura già come un confronto fra stili maturati in centri diversi, e in seguito Agostino Chigi mette in competizione Raffaello e Sebastiano del Piombo nella sua villa alla Lungara. Oltre tre secoli dopo, alla metà dell’Ottocento, nella Torino sabauda protagonista dell’età risorgimentale, l’Unità d’Italia viene visualizzata in una sala di Palazzo Reale attraverso l’accostamento di tele di scuola milanese, romana, fiorentina e bolognese. Ma è soprattutto tra il Seicento e la prima metà del Settecento, quando tutte o quasi le scuole storiche della pittura italiana (fiorentina, romana, veneziana, lombarda, bolognese, napoletana, ma anche genovese e senese) sono chiaramente riconosciute come tali dai contemporanei, che si registrano più numerosi i cicli antologici nei quali i campioni di alcune di quelle scuole sono chiamati a misurarsi gli uni con gli altri. A sollecitare siffatte gare sono figure di committenti illustri quali Filippo IV d’Asburgo a Madrid, il marchese Raimondo Buonaccorsi a Macerata o il cardinale Pietro Ottoboni a Roma, ma accanto a loro giocano un ruolo da protagonisti gli intendenti che agiscono in veste di consiglieri, come ad esempio il pittore Giovanni Battista Paggi a Lucca, il conoscitore Sebastiano Resta a Roma o il grande architetto Filippo Juvarra a Torino e a MadridFile | Dimensione | Formato | |
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