Dopo il pieno ritorno all’Italia di Trieste il 4/11/1954 si aprirono per la città di San Giusto i problemi legati ad un dopoguerra troppo lungo. La partenza degli angloamericani fece venir meno non solo una mal sopportata occupazione ma anche quell’indotto economico legato alla presenza delle truppe. Gravava il peso dell’accoglienza dei profughi giuliano-dalmati e le inadempienze di un governo distratto, reo di non aver mantenuto le promesse legate all’attuazione delle grandi opere pubbliche (l'autostrada Venezia-Trieste; il potenziamento degli impianti dell'Ilva di Servola). La vera spada di Damocle che pendeva su Trieste era però rappresentata dalla posizione geografica, che in epoca asburgica aveva fatto la fortuna della città (essendo naturaliter l’emporio degli Asburgo) ed ora la vedeva quasi completamente priva del suo retroterra, arricciata, quale la vediamo oggi, sull’ultimo costone giuliano rimasto all’Italia. Trieste completò così quel declino che già era evidente ai tempi del fascismo per le condizioni geografiche e politiche, subendo più di altre città irredente il triste destino del proprio amor di patria, che la privava dei suoi mezzi di sostentamento (riassumibili nell’appartenenza all’Impero).
Gli Accordi di Osimo come apertura al comunismo eretico / Marconi, Matteo. - In: FIUME. - ISSN 2421-1125. - anno 25:12(2005), pp. 25-58.
Gli Accordi di Osimo come apertura al comunismo eretico
matteo marconi
2005
Abstract
Dopo il pieno ritorno all’Italia di Trieste il 4/11/1954 si aprirono per la città di San Giusto i problemi legati ad un dopoguerra troppo lungo. La partenza degli angloamericani fece venir meno non solo una mal sopportata occupazione ma anche quell’indotto economico legato alla presenza delle truppe. Gravava il peso dell’accoglienza dei profughi giuliano-dalmati e le inadempienze di un governo distratto, reo di non aver mantenuto le promesse legate all’attuazione delle grandi opere pubbliche (l'autostrada Venezia-Trieste; il potenziamento degli impianti dell'Ilva di Servola). La vera spada di Damocle che pendeva su Trieste era però rappresentata dalla posizione geografica, che in epoca asburgica aveva fatto la fortuna della città (essendo naturaliter l’emporio degli Asburgo) ed ora la vedeva quasi completamente priva del suo retroterra, arricciata, quale la vediamo oggi, sull’ultimo costone giuliano rimasto all’Italia. Trieste completò così quel declino che già era evidente ai tempi del fascismo per le condizioni geografiche e politiche, subendo più di altre città irredente il triste destino del proprio amor di patria, che la privava dei suoi mezzi di sostentamento (riassumibili nell’appartenenza all’Impero).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.