“Dobbiamo riconoscere che solo molto raramente si possono vedere degli edifici moderni degni di nota, progettati da buoni architetti, che sembrano cresciuti naturalmente nell’ambiente circostante anziché essere una piccola opera d’arte servita su un vassoio”1. Così E.G.Asplund nel 1916, con grande anticipo sui tempi, metteva in luce i “pericoli” a cui l’architettura moderna, e contemporanea poi, stava andando incontro. Si può infatti cogliere in queste parole la previsione di quello stile, non più movimento, che verrà poi definito internazionale e che sin da allora, con le dovute distanze temporali ed estetiche, esprimeva un certo modo di concepire e fare l’architettura come appunto un esercizio estetico-formale avulso dal contesto. Un pericolo allora, un esito oggi dilagante. Certo tipo di edifici infatti incorrono nell’affascinante immagine celebrativa di se stessi e del loro tempo, perdendo quel necessario radicamento nei luoghi, che sempre è genesi e fine. Vero è, va detto, che quell’identità di cui tanto si è parlato e si parla, può e deve emergere nel processo compositivo senza il rischio di cadere in mero ambientamento. Come si può oggi insegnare questo in una scuola di architettura? Nella nostra esperienza didattica, si è ritenuto che per un corso di Progettazione II fosse necessario in primis dotare l’esercizio progettuale di un contesto reale, intendendo questa condizione imprescindibile alla comprensione dell’iter operativo. E definiamo qui un progetto contestualizzato un’azione consapevole che debba scaturire dai luoghi e debba farlo a partire da una profonda conoscenza dei territori e delle culture, ma al contempo non sia solo la conseguenza di un’attenta analisi cartografica e bibliografica, ma sia il risultato di un dialogo aperto con chi in questi luoghi vive ed opera. Poter quindi collaborare con gli enti locali, gli amministratori e i tecnici, ma anche con i singoli cittadini è stata l’occasione per procedere alla strutturazione di una metodologia di indagine concreta e attenta all’esigenza di uno spazio tanto fisico quanto sociale. Da ciò l’importanza di concepire il progetto di architettura come azione interscalare e interdisciplinare e allo stesso tempo come strumento e verifica di un programma conoscitivo più ampio. Da questo nasce l’esperienza del Masterplan per Foligno. 1 Asplund E.G. , “Gli attuali pericoli della città di Stoccolma”, in Arkitektur, 1916.

Didattica e Progetto. Foligno citylab: il progetto come verifica / Fiorelli, Angela; Verducci, Paolo. - (2019), pp. 491-494. ( Proarch 2018 Milano ).

Didattica e Progetto. Foligno citylab: il progetto come verifica

Angela Fiorelli;
2019

Abstract

“Dobbiamo riconoscere che solo molto raramente si possono vedere degli edifici moderni degni di nota, progettati da buoni architetti, che sembrano cresciuti naturalmente nell’ambiente circostante anziché essere una piccola opera d’arte servita su un vassoio”1. Così E.G.Asplund nel 1916, con grande anticipo sui tempi, metteva in luce i “pericoli” a cui l’architettura moderna, e contemporanea poi, stava andando incontro. Si può infatti cogliere in queste parole la previsione di quello stile, non più movimento, che verrà poi definito internazionale e che sin da allora, con le dovute distanze temporali ed estetiche, esprimeva un certo modo di concepire e fare l’architettura come appunto un esercizio estetico-formale avulso dal contesto. Un pericolo allora, un esito oggi dilagante. Certo tipo di edifici infatti incorrono nell’affascinante immagine celebrativa di se stessi e del loro tempo, perdendo quel necessario radicamento nei luoghi, che sempre è genesi e fine. Vero è, va detto, che quell’identità di cui tanto si è parlato e si parla, può e deve emergere nel processo compositivo senza il rischio di cadere in mero ambientamento. Come si può oggi insegnare questo in una scuola di architettura? Nella nostra esperienza didattica, si è ritenuto che per un corso di Progettazione II fosse necessario in primis dotare l’esercizio progettuale di un contesto reale, intendendo questa condizione imprescindibile alla comprensione dell’iter operativo. E definiamo qui un progetto contestualizzato un’azione consapevole che debba scaturire dai luoghi e debba farlo a partire da una profonda conoscenza dei territori e delle culture, ma al contempo non sia solo la conseguenza di un’attenta analisi cartografica e bibliografica, ma sia il risultato di un dialogo aperto con chi in questi luoghi vive ed opera. Poter quindi collaborare con gli enti locali, gli amministratori e i tecnici, ma anche con i singoli cittadini è stata l’occasione per procedere alla strutturazione di una metodologia di indagine concreta e attenta all’esigenza di uno spazio tanto fisico quanto sociale. Da ciò l’importanza di concepire il progetto di architettura come azione interscalare e interdisciplinare e allo stesso tempo come strumento e verifica di un programma conoscitivo più ampio. Da questo nasce l’esperienza del Masterplan per Foligno. 1 Asplund E.G. , “Gli attuali pericoli della città di Stoccolma”, in Arkitektur, 1916.
2019
Proarch 2018
progettazione; didattica; progetto partecipato; Laboratorio diffuso
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Didattica e Progetto. Foligno citylab: il progetto come verifica / Fiorelli, Angela; Verducci, Paolo. - (2019), pp. 491-494. ( Proarch 2018 Milano ).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1426097
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