Volendo considerare il terremoto come un acceleratore di fenomeni già in corso (Mela et al., 2017), il Centro Italia, oggi, si presenta come un caso studio di particolare interesse per osservare e analizzare le possibili ricadute di una narrazione sempre più consolidata che vede il rilancio delle aree interne italiane come possibile solo se legato indissolubilmente ad una loro riconversione in chiave turistico-ricettiva. Alcuni progetti di ripresa e sviluppo messi in campo nel post-disastro, infatti, sottintendendo un sostanziale appiattimento del complesso sistema abitativo e produttivo appenninico in funzione di una fruizione di questi territori ad uso e consumo pressoché esclusivamente turistico, sembrano rappresentare i chiari segnali di un vero e proprio processo di turistificazione. Si tratta di un fenomeno per certi versi già in corso prima del sisma, ma certamente accelerato dal clima post-terremoto e dalla crescente mancanza di popolazione. Molte delle criticità che tale riconfigurazione porta con sé rappresentano, a mio parere, questioni cruciali riguardo al più generale sviluppo futuro di gran parte del territorio italiano interno, su cui si impone con urgenza il bisogno di una riflessione. Analizzare e problematizzare i conflitti che alcuni di questi progetti hanno generato rappresenta un primo, fondamentale, passo in questa direzione. Il dibattito attorno a questi progetti, infatti, è stato ed è ancora particolarmente acceso e vede coinvolti, in forme e tempi diversi, istituzioni, associazioni ambientaliste, esperti e singoli cittadini. Appare di difficile soluzione, in particolare, il conflitto tra norme di tutela del paesaggio (gran parte del cratere ricade in aree naturali protette), aspirazioni delle comunità locali, e nuove prospettive di sviluppo territoriali. Tra chi vede chiaramente i pericoli di una cristallizzazione del paesaggio, di una banalizzazione del vivente (Attili, 2016) e chi, spesso tra le comunità e l’imprenditoria locali, difende a gran voce questi progetti, identificandoli come unico antidoto al definitivo abbandono e allo spopolamento, si scontrano tra loro due visioni difficilmente conciliabili che mettono in luce chiaramente le contraddizioni, in gran parte ancora da indagare, della retorica sul rilancio in chiave turistica delle aree interne. Nello specifico con questa proposta si propone di indagare alcune di queste contraddizioni tramite l’analisi (parziale poiché ancora in corso) di un caso studio specifico, ovvero il caso del cosiddetto Deltaplano: un villaggio commerciale in via di realizzazione a Castelluccio di Norcia dove il conflitto tra comunità locali, associazioni ambientaliste ed Ente Parco si è manifestato con particolare complessità e violenza.
L'Appennino centrale nel post-terremoto e i rischi di una monocoltura turistica nell'Italia interna. Il caso Di Castelluccio di Norcia / Marzo, Alberto. - (2020), pp. 726-732. (Intervento presentato al convegno XXII Conferenza Nazionale SIU. L'urbanistica italiana di fronte all'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Portare territori e comunità sulla strada della sostenibilità e della resilienza. tenutosi a Matera-Bari).
L'Appennino centrale nel post-terremoto e i rischi di una monocoltura turistica nell'Italia interna. Il caso Di Castelluccio di Norcia.
Alberto Marzo
2020
Abstract
Volendo considerare il terremoto come un acceleratore di fenomeni già in corso (Mela et al., 2017), il Centro Italia, oggi, si presenta come un caso studio di particolare interesse per osservare e analizzare le possibili ricadute di una narrazione sempre più consolidata che vede il rilancio delle aree interne italiane come possibile solo se legato indissolubilmente ad una loro riconversione in chiave turistico-ricettiva. Alcuni progetti di ripresa e sviluppo messi in campo nel post-disastro, infatti, sottintendendo un sostanziale appiattimento del complesso sistema abitativo e produttivo appenninico in funzione di una fruizione di questi territori ad uso e consumo pressoché esclusivamente turistico, sembrano rappresentare i chiari segnali di un vero e proprio processo di turistificazione. Si tratta di un fenomeno per certi versi già in corso prima del sisma, ma certamente accelerato dal clima post-terremoto e dalla crescente mancanza di popolazione. Molte delle criticità che tale riconfigurazione porta con sé rappresentano, a mio parere, questioni cruciali riguardo al più generale sviluppo futuro di gran parte del territorio italiano interno, su cui si impone con urgenza il bisogno di una riflessione. Analizzare e problematizzare i conflitti che alcuni di questi progetti hanno generato rappresenta un primo, fondamentale, passo in questa direzione. Il dibattito attorno a questi progetti, infatti, è stato ed è ancora particolarmente acceso e vede coinvolti, in forme e tempi diversi, istituzioni, associazioni ambientaliste, esperti e singoli cittadini. Appare di difficile soluzione, in particolare, il conflitto tra norme di tutela del paesaggio (gran parte del cratere ricade in aree naturali protette), aspirazioni delle comunità locali, e nuove prospettive di sviluppo territoriali. Tra chi vede chiaramente i pericoli di una cristallizzazione del paesaggio, di una banalizzazione del vivente (Attili, 2016) e chi, spesso tra le comunità e l’imprenditoria locali, difende a gran voce questi progetti, identificandoli come unico antidoto al definitivo abbandono e allo spopolamento, si scontrano tra loro due visioni difficilmente conciliabili che mettono in luce chiaramente le contraddizioni, in gran parte ancora da indagare, della retorica sul rilancio in chiave turistica delle aree interne. Nello specifico con questa proposta si propone di indagare alcune di queste contraddizioni tramite l’analisi (parziale poiché ancora in corso) di un caso studio specifico, ovvero il caso del cosiddetto Deltaplano: un villaggio commerciale in via di realizzazione a Castelluccio di Norcia dove il conflitto tra comunità locali, associazioni ambientaliste ed Ente Parco si è manifestato con particolare complessità e violenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.