La Messa di Requiem venne commissionata a Ildebrando Pizzetti dalla Reale Accademia Filarmonica Romana, per celebrare l’anniversario della nascita del re Umberto I; fu eseguita per la prima volta al Pantheon il 14 marzo 1923, in un’occasione privata e non liturgica, alla presenza di Vittorio Emanuele III. Attraverso la ricostruzione del contesto creativo dell’o- pera e l’analisi di alcuni passi della partitura, il saggio propone una lettura interpretativa del Requiem volta a mettere in luce i due principali poli d’attrazione intorno a cui gravita la poetica dell’autore. Il primo è il Motu proprio “Tra le sollecitudini”, un documento emanato nel 1903 da Pio X che segnò l’avvio di un nuovo corso nel canto liturgico e che era ben noto a Pizzetti, che ne aveva appreso i princìpi fondanti grazie agli insegnamenti del suo maestro Giovanni Tebaldini. Il secondo, più velato e leggibile in trasparenza soprattutto nelle pagine del Libera me, è la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. L’impatto del modello verdiano viene esaminato anche alla luce delle riflessioni di Pizzetti pubblicate nell’introduzione al facsimile della partitura di Verdi stampato da Ricordi nel 1941 (La religiosità di Verdi: introduzione alla Messa da Requiem).
La Messa di Requiem di Pizzetti tra riforma ceciliana ed echi verdiani / Caputo, Simone. - In: CHIGIANA. - ISSN 0069-3391. - 49:Terza Serie - 2019(2020), pp. 213-232.
La Messa di Requiem di Pizzetti tra riforma ceciliana ed echi verdiani
Simone Caputo
2020
Abstract
La Messa di Requiem venne commissionata a Ildebrando Pizzetti dalla Reale Accademia Filarmonica Romana, per celebrare l’anniversario della nascita del re Umberto I; fu eseguita per la prima volta al Pantheon il 14 marzo 1923, in un’occasione privata e non liturgica, alla presenza di Vittorio Emanuele III. Attraverso la ricostruzione del contesto creativo dell’o- pera e l’analisi di alcuni passi della partitura, il saggio propone una lettura interpretativa del Requiem volta a mettere in luce i due principali poli d’attrazione intorno a cui gravita la poetica dell’autore. Il primo è il Motu proprio “Tra le sollecitudini”, un documento emanato nel 1903 da Pio X che segnò l’avvio di un nuovo corso nel canto liturgico e che era ben noto a Pizzetti, che ne aveva appreso i princìpi fondanti grazie agli insegnamenti del suo maestro Giovanni Tebaldini. Il secondo, più velato e leggibile in trasparenza soprattutto nelle pagine del Libera me, è la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. L’impatto del modello verdiano viene esaminato anche alla luce delle riflessioni di Pizzetti pubblicate nell’introduzione al facsimile della partitura di Verdi stampato da Ricordi nel 1941 (La religiosità di Verdi: introduzione alla Messa da Requiem).File | Dimensione | Formato | |
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