Lo scritto si occupa del trattamento processuale dei lodi in materia di lavoro, con particolare riferimento alla species irrituale, profilo già individuato, nel dibattito che ha preceduto sia gli interventi legislativi del 1998 sia le più recenti novelle, quale possibile via per un auspicato potenziamento dell’arbitrato come mezzo di risoluzione delle controversie di lavoro, in funzione deflattiva rispetto al ricorso alla tutela giurisdizionale. La questione viene analizzata sia al cospetto del quadro normativo risultante dalla duplice riforma del 1998 (d.lgs. n. 80/1998 e d.lgs. n. 387/1998) – con la quale, nell’arco di una medesima stagione, furono inseriti e subito riscritti gli artt. 412 ter e 412 quater c.p.c. nonché abrogati il secondo e terzo comma dell’art. 5, l. n. 533/1973 – sia al cospetto dei progetti di riforma (in particolare del d.d.l. S/1167, trasmesso al Senato il 29 ottobre 2008), preparatori della l. 4 novembre 2010, n. 183. Il contributo prende le mosse dalla discussione dei principali problemi lasciati aperti dalla duplice novella del 1998 (ed in particolare dal testo dell’art. 412 quater c.p.c.) e rimasti irrisolti anche dopo la novella dell’arbitrato c.d. comune operata con il d.lgs. n. 40/2006. Con riferimento alle impugnazioni dei lodi irrituali, le questioni poste all’attenzione dei riformatori erano almeno tre, ossia: i) l’ambito di applicazione dell’art. 412 quater c.p.c. ed il rischio di scomposizione dell’arbitrato irrituale in una serie di modelli differenziati; ii) l’individuazione dei motivi di censurabilità del lodo, non espressamente previsti dalla norma citata ma riassunti dalla ellittica locuzione di controversie relative alla “validità del lodo”, con particolare riferimento all’impugnabilità per violazione di norme inderogabili di legge e agli spazi per un giudizio secondo equità; iii) la struttura del giudizio di impugnazione e il rapporto tra fase rescindente e fase rescissoria. Il contributo, quindi, mette in luce che, a fronte di tali nodi, ai quali una parte della dottrina aveva cercato di fornire soluzione mediante una lettura sistematica delle disposizioni nonché sulla base di una ricostruzione il più possibile unitaria dell’arbitrato, i progetti di modifica (come poi è stato anche per la legge definitivamente approvata dal Parlamento), lungi dall’assicurare certezza di disciplina, hanno determinato l’insorgere di nuove e diverse problematiche. In tale direzione, lo scritto sottolinea il più grave effetto derivante dall’integrale riscrittura – prevista dalla riforma – dell’art. 412 quater c.p.c. (volto a regolare uno specifico nuovo modello di arbitrato irrituale nascente da patto compromissorio individuale) e dalla scomparsa dal sistema di una qualsivoglia norma concernente il regime dei lodi irrituali, cui poter attribuire, sia pure in sede interpretativa, valore unificante: ossia la esasperata frammentazione dell’arbitrato anche irrituale in statuti differenziati, ciascuno sostanzialmente destinato ad avere esito in un lodo caratterizzato da un proprio trattamento processuale. In proposito, l’articolo evidenzia come accanto a modelli di arbitrato (irrituale) di nuova introduzione, in relazione ai quali i progetti di legge preannunciavano di voler dettare specifiche, sebbene non esaustive, disposizioni in tema di esecutività e impugnazione (ciò per i lodi conclusivi dell’arbitrato successivo al tentativo di conciliazione di cui all’art. 412 c.p.c., per quelli conclusivi dell’arbitrato processualizzato di cui all’art. 412 quater c.p.c. e per quelli conclusivi del procedimento traente origine da clausola compromissoria individuale per controversie future ai sensi dell’art. 24, comma sesto, d.d.l. n. S/1167), la riforma intendeva confermare sia gli arbitrati (irrituali) con preorganizzazione collettiva sia le fattispecie di arbitrato c.d. da legge (come l’art. 7 l. n. 300/1970), senza però preoccuparsi di coordinare tali preesistenti modelli con le nuove disposizioni in tema di regime processuale dei lodi irrituali.

Il regime di impugnazione dei lodi irrituali in materia di lavoro / Bertoldi, Valentina. - In: MASSIMARIO DI GIURISPRUDENZA DEL LAVORO. - ISSN 0025-4959. - STAMPA. - (2010), pp. 365-371.

Il regime di impugnazione dei lodi irrituali in materia di lavoro

BERTOLDI, Valentina
2010

Abstract

Lo scritto si occupa del trattamento processuale dei lodi in materia di lavoro, con particolare riferimento alla species irrituale, profilo già individuato, nel dibattito che ha preceduto sia gli interventi legislativi del 1998 sia le più recenti novelle, quale possibile via per un auspicato potenziamento dell’arbitrato come mezzo di risoluzione delle controversie di lavoro, in funzione deflattiva rispetto al ricorso alla tutela giurisdizionale. La questione viene analizzata sia al cospetto del quadro normativo risultante dalla duplice riforma del 1998 (d.lgs. n. 80/1998 e d.lgs. n. 387/1998) – con la quale, nell’arco di una medesima stagione, furono inseriti e subito riscritti gli artt. 412 ter e 412 quater c.p.c. nonché abrogati il secondo e terzo comma dell’art. 5, l. n. 533/1973 – sia al cospetto dei progetti di riforma (in particolare del d.d.l. S/1167, trasmesso al Senato il 29 ottobre 2008), preparatori della l. 4 novembre 2010, n. 183. Il contributo prende le mosse dalla discussione dei principali problemi lasciati aperti dalla duplice novella del 1998 (ed in particolare dal testo dell’art. 412 quater c.p.c.) e rimasti irrisolti anche dopo la novella dell’arbitrato c.d. comune operata con il d.lgs. n. 40/2006. Con riferimento alle impugnazioni dei lodi irrituali, le questioni poste all’attenzione dei riformatori erano almeno tre, ossia: i) l’ambito di applicazione dell’art. 412 quater c.p.c. ed il rischio di scomposizione dell’arbitrato irrituale in una serie di modelli differenziati; ii) l’individuazione dei motivi di censurabilità del lodo, non espressamente previsti dalla norma citata ma riassunti dalla ellittica locuzione di controversie relative alla “validità del lodo”, con particolare riferimento all’impugnabilità per violazione di norme inderogabili di legge e agli spazi per un giudizio secondo equità; iii) la struttura del giudizio di impugnazione e il rapporto tra fase rescindente e fase rescissoria. Il contributo, quindi, mette in luce che, a fronte di tali nodi, ai quali una parte della dottrina aveva cercato di fornire soluzione mediante una lettura sistematica delle disposizioni nonché sulla base di una ricostruzione il più possibile unitaria dell’arbitrato, i progetti di modifica (come poi è stato anche per la legge definitivamente approvata dal Parlamento), lungi dall’assicurare certezza di disciplina, hanno determinato l’insorgere di nuove e diverse problematiche. In tale direzione, lo scritto sottolinea il più grave effetto derivante dall’integrale riscrittura – prevista dalla riforma – dell’art. 412 quater c.p.c. (volto a regolare uno specifico nuovo modello di arbitrato irrituale nascente da patto compromissorio individuale) e dalla scomparsa dal sistema di una qualsivoglia norma concernente il regime dei lodi irrituali, cui poter attribuire, sia pure in sede interpretativa, valore unificante: ossia la esasperata frammentazione dell’arbitrato anche irrituale in statuti differenziati, ciascuno sostanzialmente destinato ad avere esito in un lodo caratterizzato da un proprio trattamento processuale. In proposito, l’articolo evidenzia come accanto a modelli di arbitrato (irrituale) di nuova introduzione, in relazione ai quali i progetti di legge preannunciavano di voler dettare specifiche, sebbene non esaustive, disposizioni in tema di esecutività e impugnazione (ciò per i lodi conclusivi dell’arbitrato successivo al tentativo di conciliazione di cui all’art. 412 c.p.c., per quelli conclusivi dell’arbitrato processualizzato di cui all’art. 412 quater c.p.c. e per quelli conclusivi del procedimento traente origine da clausola compromissoria individuale per controversie future ai sensi dell’art. 24, comma sesto, d.d.l. n. S/1167), la riforma intendeva confermare sia gli arbitrati (irrituali) con preorganizzazione collettiva sia le fattispecie di arbitrato c.d. da legge (come l’art. 7 l. n. 300/1970), senza però preoccuparsi di coordinare tali preesistenti modelli con le nuove disposizioni in tema di regime processuale dei lodi irrituali.
2010
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il regime di impugnazione dei lodi irrituali in materia di lavoro / Bertoldi, Valentina. - In: MASSIMARIO DI GIURISPRUDENZA DEL LAVORO. - ISSN 0025-4959. - STAMPA. - (2010), pp. 365-371.
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