Il Teatro Continuo è un’opera realizzata da Burri nel 1973, in occasione della XV Triennale di Milano. All’interno delle molte manifestazioni artistiche programmate vi è la sezione “Contatto Arte/Città”. Questa è coordinata da Giulio Macchi e prevede la realizzazione di dodici opere per il parco Sempione con l’obiettivo di avvicinare l’arte alla città, nel tentativo , cioè, di rendere gli abitanti della maggiormente partecipi al gesto creativo. A tale scopo il curatore aveva invitato tutta una serie di artisti importanti a pensare opere “per la sistemazione duratura in spazi pubblici a Milano”. Le opere avrebbero dovuto avere carattere di installazioni permanenti e per questo nella realizzazione vennero coinvolte anche delle grandi industrie. Tra le molte installazioni vi è il Teatro Continuo di Burri, il Teatrino di Arman e i Bagni di de Chirico e molte altre ancora; ma sono ancora nella loro collocazione originaria soltanto le ultime due citate, benchè in stato di abbandono, mentre le altre sono state ritirate dagli autori o, come nel caso del Teatro di Burri, distrutte. Teatro Continuo è, o meglio era, un’opera di ferro e cemento, m 10,50x17, che nasce nella continuità ideale che per Burri vi è tra le discipline della pittura, della scultura e dell’architettura nei confronti delle quali egli non avverte scarti. Cesare Brandi, che è stato un grande estimatore di Alberto Burri, riesce a cogliere in maniera magistrale quella violenza provocatoria che egli esprime mediante le sue opere; una violenza che nel Teatro si palesa nel voler interrompere nella classicissima prospettiva intorno al quale s’impostava e ancora oggi si forma il Parco Sempione. Una violenza talmente forte che, ieri come oggi, la fa apparire l’opera del maestro tifernate come una brutalità inferta nel corpo vivo della città e per questo, con il solito banale stratagemma dell’avanzato stato degrado del ferro, nel 1989 l’allora assessore all’ecologia del Comune di Milano, Cinzia Barone, ne ordina la distruzione provocando l’ira di Burri, che contestualmente decide di non esporre più in quella città. Oggi, in occasione del centenario della nascita dell’artista, l’amministrazione milanese vuole che il Teatro risorga nel luogo dove era stato concepito. A rimettere in piedi il Teatro ci penserà la storica dell’arte Gabi Scardi, a cui è demandata la curatela scientifica, e la Leggeri S.r.l., una società specializzata in realizzazione di opere d'arte, il tutto è finanziato dallo studio legale associato NCTM. Condicio sine qua non della donazione è che tutto sia pronto per l’inaugurazione di Expo. È una copia? Sarà un clone? È un’operazione filologicamente possibile e effettivamente corretta? Le domande che suscita l’operazione di rinascita del Teatro Continuo sono molte e non sono differenti da quelle che hanno riecheggiato nei convegni intorno alle riedizioni di teatri antichi e ben più imponenti di quello di Burri. Quanto è diverso il restauro accorso per il Teatro La Fenice rispetto a quello che vedrà l’opera di Burri rinascere? Queste sono le domande intorno alle quali si cercherà di discorrere, più che fare chiarezza, senza la presunzione di individuare soluzioni impossibili.
La ricostruzione del teatro continuo di Burri / Vitiello, Maria. - In: CONFRONTI. - ISSN 2279-7920. - 6-7:(2017), pp. 133-137.
La ricostruzione del teatro continuo di Burri
Vitiello, Maria
Primo
2017
Abstract
Il Teatro Continuo è un’opera realizzata da Burri nel 1973, in occasione della XV Triennale di Milano. All’interno delle molte manifestazioni artistiche programmate vi è la sezione “Contatto Arte/Città”. Questa è coordinata da Giulio Macchi e prevede la realizzazione di dodici opere per il parco Sempione con l’obiettivo di avvicinare l’arte alla città, nel tentativo , cioè, di rendere gli abitanti della maggiormente partecipi al gesto creativo. A tale scopo il curatore aveva invitato tutta una serie di artisti importanti a pensare opere “per la sistemazione duratura in spazi pubblici a Milano”. Le opere avrebbero dovuto avere carattere di installazioni permanenti e per questo nella realizzazione vennero coinvolte anche delle grandi industrie. Tra le molte installazioni vi è il Teatro Continuo di Burri, il Teatrino di Arman e i Bagni di de Chirico e molte altre ancora; ma sono ancora nella loro collocazione originaria soltanto le ultime due citate, benchè in stato di abbandono, mentre le altre sono state ritirate dagli autori o, come nel caso del Teatro di Burri, distrutte. Teatro Continuo è, o meglio era, un’opera di ferro e cemento, m 10,50x17, che nasce nella continuità ideale che per Burri vi è tra le discipline della pittura, della scultura e dell’architettura nei confronti delle quali egli non avverte scarti. Cesare Brandi, che è stato un grande estimatore di Alberto Burri, riesce a cogliere in maniera magistrale quella violenza provocatoria che egli esprime mediante le sue opere; una violenza che nel Teatro si palesa nel voler interrompere nella classicissima prospettiva intorno al quale s’impostava e ancora oggi si forma il Parco Sempione. Una violenza talmente forte che, ieri come oggi, la fa apparire l’opera del maestro tifernate come una brutalità inferta nel corpo vivo della città e per questo, con il solito banale stratagemma dell’avanzato stato degrado del ferro, nel 1989 l’allora assessore all’ecologia del Comune di Milano, Cinzia Barone, ne ordina la distruzione provocando l’ira di Burri, che contestualmente decide di non esporre più in quella città. Oggi, in occasione del centenario della nascita dell’artista, l’amministrazione milanese vuole che il Teatro risorga nel luogo dove era stato concepito. A rimettere in piedi il Teatro ci penserà la storica dell’arte Gabi Scardi, a cui è demandata la curatela scientifica, e la Leggeri S.r.l., una società specializzata in realizzazione di opere d'arte, il tutto è finanziato dallo studio legale associato NCTM. Condicio sine qua non della donazione è che tutto sia pronto per l’inaugurazione di Expo. È una copia? Sarà un clone? È un’operazione filologicamente possibile e effettivamente corretta? Le domande che suscita l’operazione di rinascita del Teatro Continuo sono molte e non sono differenti da quelle che hanno riecheggiato nei convegni intorno alle riedizioni di teatri antichi e ben più imponenti di quello di Burri. Quanto è diverso il restauro accorso per il Teatro La Fenice rispetto a quello che vedrà l’opera di Burri rinascere? Queste sono le domande intorno alle quali si cercherà di discorrere, più che fare chiarezza, senza la presunzione di individuare soluzioni impossibili.File | Dimensione | Formato | |
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