Questa ricerca verte sulla comprensione dell’adozione del Regolamento per la cura dei beni comuni, un dispositivo legislativo per il governo locale recentemente diffuso in un consistente numero di comuni italiani. Di questo fenomeno è proposto un bilancio basato su alcuni dati riguardanti la diffusione e le logiche che ne hanno determinato l’adozione. Questo contributo tenta di fornire un tentativo di analisi della relazione tra le tre dimensioni della politica (politics, policy e polity) collegando alcuni strumenti analitici, qualitativi e quantitativi, con i modelli di riferimento che hanno elaborato direttamente le policy. Questi modelli sono stati a loro volta ricondotti ai paradigmi teorici di riferimento per stabilirne la genesi in un’ideale opera di decostruzione e ricostruzione del framework in cui i concetti di beni comuni, governance collaborativa o partecipativa, prendono significato e diventano operativi. La chiave per penetrare il rapporto tra amministrazione, teoria e politica è stata individuata in dei particolari strumenti di policy, i Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, dei dispositivi normati adottati da un significativo numero di amministrazioni comunali italiane attraverso delle delibere di consiglio comunale, sulla base del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani” approvato dal Consiglio Comunale di Bologna nel maggio 2014. Nella ricerca sono indagati i Regolamenti dal punto di vista del loro portato teorico attraverso l’analisi dei due principali modelli che li hanno ispirati cioè l’amministrazione condivisa e la governance collaborativa. Sono quindi state analizzate le loro caratteristiche come policy locale, la loro diffusione e le motivazioni che hanno spinto i governi locali a deciderne l’adozione. Le domande a cui si è cercato di rispondere riguardano la congruenza tra la visione teorica e il reale funzionamento della policy. L’ipotesi che la ricerca ha tentato di verificare è, quindi, se il Regolamento rappresenti uno strumento di cambiamento sociale e politico in grado di rivitalizzare la democrazia a più livelli. Questa ipotesi avrebbe trovato suffragio nella constatazione della diffusione ed utilizzo del Regolamento in contesti storicamente caratterizzati da basso capitale sociale o indice di benessere e qualità della vita. La ricerca empirica ha invece evidenziato come il Regolamento sia maggiormente diffuso e utilizzato nelle città del Nord e di dimensioni medio-grandi (dove è mediamente più ricca l’offerta di servizi locali). Anche il riscontro elettorale non ha dimostrato una capacità significativa del Regolamento di generare consenso, come se la diffusione di uno strumento di partecipazione alla gestione locale non alimentasse la vicinanza dei cittadini alla vita politica. La realtà analizzata coincide quindi solo in parte con le prescrizioni delle teorie di riferimento che immaginano il governo locale come un sistema semplificato in cui agiscono attori coerenti, animati dalla medesima volontà e per cui i limiti delle teorie generali dell’amministrazione e delle politiche pubbliche potrebbero essere superati utilizzando le teorie sui beni comuni e la governance collaborativa.

Una policy per la governance collaborativa e la sussidiarietà orizzontale: il Regolamento per la cura dei beni comuni / Pietroletti, Giulia. - (2020 Feb 13).

Una policy per la governance collaborativa e la sussidiarietà orizzontale: il Regolamento per la cura dei beni comuni

PIETROLETTI, GIULIA
13/02/2020

Abstract

Questa ricerca verte sulla comprensione dell’adozione del Regolamento per la cura dei beni comuni, un dispositivo legislativo per il governo locale recentemente diffuso in un consistente numero di comuni italiani. Di questo fenomeno è proposto un bilancio basato su alcuni dati riguardanti la diffusione e le logiche che ne hanno determinato l’adozione. Questo contributo tenta di fornire un tentativo di analisi della relazione tra le tre dimensioni della politica (politics, policy e polity) collegando alcuni strumenti analitici, qualitativi e quantitativi, con i modelli di riferimento che hanno elaborato direttamente le policy. Questi modelli sono stati a loro volta ricondotti ai paradigmi teorici di riferimento per stabilirne la genesi in un’ideale opera di decostruzione e ricostruzione del framework in cui i concetti di beni comuni, governance collaborativa o partecipativa, prendono significato e diventano operativi. La chiave per penetrare il rapporto tra amministrazione, teoria e politica è stata individuata in dei particolari strumenti di policy, i Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, dei dispositivi normati adottati da un significativo numero di amministrazioni comunali italiane attraverso delle delibere di consiglio comunale, sulla base del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani” approvato dal Consiglio Comunale di Bologna nel maggio 2014. Nella ricerca sono indagati i Regolamenti dal punto di vista del loro portato teorico attraverso l’analisi dei due principali modelli che li hanno ispirati cioè l’amministrazione condivisa e la governance collaborativa. Sono quindi state analizzate le loro caratteristiche come policy locale, la loro diffusione e le motivazioni che hanno spinto i governi locali a deciderne l’adozione. Le domande a cui si è cercato di rispondere riguardano la congruenza tra la visione teorica e il reale funzionamento della policy. L’ipotesi che la ricerca ha tentato di verificare è, quindi, se il Regolamento rappresenti uno strumento di cambiamento sociale e politico in grado di rivitalizzare la democrazia a più livelli. Questa ipotesi avrebbe trovato suffragio nella constatazione della diffusione ed utilizzo del Regolamento in contesti storicamente caratterizzati da basso capitale sociale o indice di benessere e qualità della vita. La ricerca empirica ha invece evidenziato come il Regolamento sia maggiormente diffuso e utilizzato nelle città del Nord e di dimensioni medio-grandi (dove è mediamente più ricca l’offerta di servizi locali). Anche il riscontro elettorale non ha dimostrato una capacità significativa del Regolamento di generare consenso, come se la diffusione di uno strumento di partecipazione alla gestione locale non alimentasse la vicinanza dei cittadini alla vita politica. La realtà analizzata coincide quindi solo in parte con le prescrizioni delle teorie di riferimento che immaginano il governo locale come un sistema semplificato in cui agiscono attori coerenti, animati dalla medesima volontà e per cui i limiti delle teorie generali dell’amministrazione e delle politiche pubbliche potrebbero essere superati utilizzando le teorie sui beni comuni e la governance collaborativa.
13-feb-2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1381034
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