(Abstract del convegno) La storia dell’arte è, in fondo, la storia del restauro. Se nei secoli che ci hanno preceduto non ci fosse stato un qualche interesse per i monumenti o gli oggetti che arricchiscono collezioni pubbliche e private e documentano, nei manuali di storia dell’arte, le trasformazioni del gusto, le variazioni stilistiche, le innovazioni tecniche e la ricerca di nuovi linguaggi, forse non potremmo neanche parlare di storia dell’arte, né avremmo un patrimonio culturale da tutelare. E se è indubbio che per ogni epoca restaurare un oggetto artistico attesta l’interesse che a distanza di tempo quell’oggetto suscita o il valore che gli viene riconosciuto anche in un tempo e in un luogo distanti da quello di origine, è altrettanto vero che le modalità di intervento e le scelte operative, sono state e restano molteplici, non sempre accettate o condivise e inevitabilmente condizionate da innumerevoli fattori e tra questi anche dal gusto. Le due giornate promosse dall’ANISA in collaborazione con i Musei Vaticani e il Museo di Roma non intendono affrontare i tanti temi del restauro sotto il profilo tecnico‐operativo ma proporre alcune riflessioni di carattere metodologico che inducano a valutare quanto anche nell’insegnamento della storia dell’arte sia opportuno considerare il rapporto con il restauro. In fondo dalla definizione di Filippo Baldinucci del 1681 alla Teoria di Cesare Brandi pubblicata nella sua prima edizione nel 1963, il restauro inteso come attività finalizzata a ‘Rifare a una cosa le parti guaste’ è divenuto, almeno in Italia, atto critico e se è indubbio che implica una maggiore consapevolezza nell’operare scelte, impone la conoscenza di tecnologie complesse e coinvolge finalmente professionalità diverse in senso multidisciplinare. Rimane una domanda: è davvero oggi indipendente dal gusto? Di qui nasce l’idea del seminario che tra i suoi obiettivi, evitando di addentrarsi in questioni specificatamente tecnico‐operative, ha quello di proporre spunti di riflessione su temi di carattere metodologico. Se la prima giornata, sottotitolata Teoria del restauro e oscillazioni del gusto, propone interventi tesi ad evidenziare la stretta connessione tra arte e conservazione sotto il profilo storico e scientifico con riferimento a casi studio; la seconda, Pittura del XIX secolo a Roma: risveglio critico e restauro. Alcuni cicli decorativi tra recupero e abbandono, intende dedicare spazio ad un’epoca che, sotto il profilo del restauro, è in fondo stata ‘riscoperta’ solo più recentemente.

Introduzione / Baldriga, I. - (2016), pp. 13-16. (Intervento presentato al convegno Restaurar, Ristaurare, Rifare a una cosa le parti guaste… tenutosi a Città del Vaticano).

Introduzione

Baldriga I
2016

Abstract

(Abstract del convegno) La storia dell’arte è, in fondo, la storia del restauro. Se nei secoli che ci hanno preceduto non ci fosse stato un qualche interesse per i monumenti o gli oggetti che arricchiscono collezioni pubbliche e private e documentano, nei manuali di storia dell’arte, le trasformazioni del gusto, le variazioni stilistiche, le innovazioni tecniche e la ricerca di nuovi linguaggi, forse non potremmo neanche parlare di storia dell’arte, né avremmo un patrimonio culturale da tutelare. E se è indubbio che per ogni epoca restaurare un oggetto artistico attesta l’interesse che a distanza di tempo quell’oggetto suscita o il valore che gli viene riconosciuto anche in un tempo e in un luogo distanti da quello di origine, è altrettanto vero che le modalità di intervento e le scelte operative, sono state e restano molteplici, non sempre accettate o condivise e inevitabilmente condizionate da innumerevoli fattori e tra questi anche dal gusto. Le due giornate promosse dall’ANISA in collaborazione con i Musei Vaticani e il Museo di Roma non intendono affrontare i tanti temi del restauro sotto il profilo tecnico‐operativo ma proporre alcune riflessioni di carattere metodologico che inducano a valutare quanto anche nell’insegnamento della storia dell’arte sia opportuno considerare il rapporto con il restauro. In fondo dalla definizione di Filippo Baldinucci del 1681 alla Teoria di Cesare Brandi pubblicata nella sua prima edizione nel 1963, il restauro inteso come attività finalizzata a ‘Rifare a una cosa le parti guaste’ è divenuto, almeno in Italia, atto critico e se è indubbio che implica una maggiore consapevolezza nell’operare scelte, impone la conoscenza di tecnologie complesse e coinvolge finalmente professionalità diverse in senso multidisciplinare. Rimane una domanda: è davvero oggi indipendente dal gusto? Di qui nasce l’idea del seminario che tra i suoi obiettivi, evitando di addentrarsi in questioni specificatamente tecnico‐operative, ha quello di proporre spunti di riflessione su temi di carattere metodologico. Se la prima giornata, sottotitolata Teoria del restauro e oscillazioni del gusto, propone interventi tesi ad evidenziare la stretta connessione tra arte e conservazione sotto il profilo storico e scientifico con riferimento a casi studio; la seconda, Pittura del XIX secolo a Roma: risveglio critico e restauro. Alcuni cicli decorativi tra recupero e abbandono, intende dedicare spazio ad un’epoca che, sotto il profilo del restauro, è in fondo stata ‘riscoperta’ solo più recentemente.
2016
Restaurar, Ristaurare, Rifare a una cosa le parti guaste…
restauro; didattica della Storia dell'arte
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Introduzione / Baldriga, I. - (2016), pp. 13-16. (Intervento presentato al convegno Restaurar, Ristaurare, Rifare a una cosa le parti guaste… tenutosi a Città del Vaticano).
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