Negli ultimi decenni è stata sempre più sentita l’esigenza di comprendere le dinamiche evolutive del rischio idraulico ed alluvionale, attraverso la valutazione dell’impatto delle misure di riduzione del rischio e l’analisi dell’interazione tra sviluppo socioeconomico e fenomeni idrologici ed idraulici stressati dal cambiamento climatico. La risposta a tale esigenza ha sollecitato uno studio su una nuova scala, al fine di indagare aspetti fisici e sociali, mediante una modellazione spaziale e temporale, che ha richiesto l’integrazione delle competenze e l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate e sofisticate. Da un lato ciò ha consentito di perfezionare e ottimizzare l’attività previsionale a breve termine (tempo reale), ma d’altro canto, a lungo termine, ha rafforzato la consapevolezza delle insidie legate all’imprevedibilità, che non possono coglierci impreparati. L’obiettivo di restituire il “Fiume” alla città, rappresenta un’importante opportunità per acquisire una nuova visione delle dinamiche evolutive attraverso lo studio delle interazioni tra i sistemi socio-idrologici, in un contesto reso sempre più complesso dall’urbanizzazione e dal clima avverso. La modellizzazione dei sistemi che interpretano la dinamicità, diventa oggi un elemento imprescindibile al fine di fornire uno strumento alla governance per individuare azioni correttive e per ottimizzare le misure. D’altro canto, per la ricerca, la sfida consiste nel saper comunicare le differenze tra i risultati attesi da analisi tradizionali e quelli ottenuti da studi socio-idrologici, evidenziando l'impatto sul sistema a lungo termine. Le attività di ricerca negli ultimi anni sono state incentrate sulla valutazione dell'impatto delle misure di riduzione del rischio per ottenere informazioni sull'efficacia delle misure e sulle dinamiche evolutive del rischio stesso al fine di ottimizzare e supportare i processi decisionali. A tale scopo, è stata esaminata la letteratura sulla modellizzazione di sistemi idrologici e sociali complessi, con particolare riferimento a casi applicativi basati su diversi metodi di approccio, che prendono in considerazione non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli economici, sociali, politici, per valutare il pericolo, l’esposizione e la vulnerabilità. In particolare, i modelli utilizzati, indagano l'interazione tra uomo e ambiente su una scala non ancora molto esplorata, ma conosciuta come una nuova disciplina, “socio-idrologia”. Lo studio ha evidenziato alcuni concetti importanti che sono alla base della modellizzazione socio-idrologica, compresi i modi di vedere i sistemi socio-idrologici, la modellazione spaziale e temporale, la complessità, i dati e la progettazione dei modelli. L'idrologia sociale è di natura interdisciplinare, concentrandosi su complesse interazioni tra sistemi umani e naturali con orizzonti a lungo termine. In questo contesto, la modellizzazione rappresenta una sfida importante per la comprensione del sistema “uomo-acqua” in senso olistico. I modelli socio-idrologici sono progettati per essere sviluppati al fine di acquisire una nuova visione di queste dinamiche. A tale scopo la ricerca è orientata all'analisi dello sviluppo e dell'applicabilità dei modelli. In questo contesto, la raccolta di dati negli studi socio-idrologici, che proviene da una varietà di fonti, è particolarmente rilevante. Mentre la raccolta di dati idrologici è strutturata, la disponibilità di dati sociali non è nemmeno scontata. La sfida consiste nel massimizzare l'utilità dei dati disponibili per avere un’idea del processo evolutivo e quindi della prevedibilità dei fenomeni. Al momento non esiste un protocollo di calibrazione e convalida formale per la modellizzazione socio-idrologica. Per ottimizzare le misure e supportare i processi decisionali, è fondamentale determinare il modo migliore per presentare e utilizzare i risultati degli studi socio-idrologici e quindi nuovi risultati. Il modo in cui la comprensione socio-idrologica viene applicata nel mondo reale è attraverso le decisioni politiche ed istituzionali. Ad esempio, nell’ambito della gestione delle risorse idriche e degli eventi alluvionali, l’interazione modellistica diventa uno strumento indispensabile per la valutazione del rischio residuo e per la negoziazione delle parti interessate. Le variazioni del rischio sono tipicamente valutate confrontando gli scenari dei cambiamenti climatici, socio-economici e fisici. Un particolare contesto applicativo dei modelli socio-idrologici può essere rappresentato dalla sottoscrizione dei “Contratti di Fiume” (CdF), ovvero strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale. Il successo dei Contratti di Fiume e la loro diffusione internazionale sono certamente dati dalla presenza di un riferimento metodologico “forte”, associato alla possibilità di uno sviluppo del processo flessibile e adattivo. I Contratti di Fiume rappresentano infatti una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. In tal senso sono annoverati tra le “misure” del Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC 2017). In generale, l’innovazione dei CdF è rappresentata dal modello interpretativo: il Contratto ha più obiettivi, rappresenta uno strumento di condivisione, di coordinamento dei sottoscrittori, di selezione delle priorità, di riduzione delle incertezze per i decisori istituzionali. Può essere uno strumento di compromesso attraverso cui trovare un equilibrio efficiente tra obiettivi e profitti in conflitto. E’ una valida opportunità per la ricerca e la sperimentazione di “soluzioni originali” per la tutela e lo sviluppo del territorio. La differente interpretazione dello strumento richiama diversi modelli di gestione, da una rigorosamente tecnocratica, ad una più adattiva, finalizzata a riadeguare continuamente le azioni e gli interventi, al variare delle condizioni del contesto. L’originalità e quindi la peculiarità del modello è rappresentata proprio dall’opportunità di ricercare e adattare soluzioni in modo sistemico e integrato, realizzando così un meccanismo risolutivo complesso, versatile e replicabile in funzione delle circostanze e degli obiettivi, da adottare come standard. Attraverso un tale meccanismo, si rende possibile raggiungere l’adattamento mediante l’integrazione ottimale di interventi strutturali e non strutturali sia a breve che a lungo termine, e la pianificazione coordinata a diverse scale geografiche, temporali e operative, supportata da analisi quantitative che, in un contesto probabilistico, permettano la valutazione dei costi e dei benefici. Il monitoraggio dell’efficacia degli stessi CdF consentirebbe di ricevere un feedback costante sia per indirizzare le eventuali azioni correttive in ambito contrattuale, sia per migliorare le tecniche di progettazione ingegneristica. I dati e le informazioni prodotte nel monitoraggio possono aiutare a stabilire le priorità da assegnare alle politiche e alle azioni, in modo che gli obiettivi di adattamento possano essere raggiunti in maniera economicamente efficace. Inoltre, questi aiutano ad identificare tempestivamente eventuali lacune conoscitive, a migliorare l’apprendimento, e a definire chiaramente i ruoli e le responsabilità dei decisori politici coinvolti, nonché l’allocazione delle risorse economiche, per garantire la salvaguardia della vita umana. In generale, la ricerca deve continuare a supportare il processo decisionale, definendo strategie a breve e a lungo termine, che tengano conto delle informazioni probabilistiche del rischio alluvionale e bilancino i bisogni attuali e la sostenibilità futura, privilegiando l’integrazione tra soluzioni di compromesso strutturali e non strutturali (soft), sfruttando nuove tecnologie, portando in conto il fattore tempo con cui i processi naturali si evolvono e con cui siamo costretti al confronto, con l’obiettivo di minimizzare il rischio residuale per la salvaguardia della vita umana.

Nuovi modelli a supporto dei processi decisionali nell’ambito delle strategie di mitigazione del rischio alluvionale / Bonanni, Caterina. - (2020 Feb 27).

Nuovi modelli a supporto dei processi decisionali nell’ambito delle strategie di mitigazione del rischio alluvionale

BONANNI, CATERINA
27/02/2020

Abstract

Negli ultimi decenni è stata sempre più sentita l’esigenza di comprendere le dinamiche evolutive del rischio idraulico ed alluvionale, attraverso la valutazione dell’impatto delle misure di riduzione del rischio e l’analisi dell’interazione tra sviluppo socioeconomico e fenomeni idrologici ed idraulici stressati dal cambiamento climatico. La risposta a tale esigenza ha sollecitato uno studio su una nuova scala, al fine di indagare aspetti fisici e sociali, mediante una modellazione spaziale e temporale, che ha richiesto l’integrazione delle competenze e l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate e sofisticate. Da un lato ciò ha consentito di perfezionare e ottimizzare l’attività previsionale a breve termine (tempo reale), ma d’altro canto, a lungo termine, ha rafforzato la consapevolezza delle insidie legate all’imprevedibilità, che non possono coglierci impreparati. L’obiettivo di restituire il “Fiume” alla città, rappresenta un’importante opportunità per acquisire una nuova visione delle dinamiche evolutive attraverso lo studio delle interazioni tra i sistemi socio-idrologici, in un contesto reso sempre più complesso dall’urbanizzazione e dal clima avverso. La modellizzazione dei sistemi che interpretano la dinamicità, diventa oggi un elemento imprescindibile al fine di fornire uno strumento alla governance per individuare azioni correttive e per ottimizzare le misure. D’altro canto, per la ricerca, la sfida consiste nel saper comunicare le differenze tra i risultati attesi da analisi tradizionali e quelli ottenuti da studi socio-idrologici, evidenziando l'impatto sul sistema a lungo termine. Le attività di ricerca negli ultimi anni sono state incentrate sulla valutazione dell'impatto delle misure di riduzione del rischio per ottenere informazioni sull'efficacia delle misure e sulle dinamiche evolutive del rischio stesso al fine di ottimizzare e supportare i processi decisionali. A tale scopo, è stata esaminata la letteratura sulla modellizzazione di sistemi idrologici e sociali complessi, con particolare riferimento a casi applicativi basati su diversi metodi di approccio, che prendono in considerazione non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli economici, sociali, politici, per valutare il pericolo, l’esposizione e la vulnerabilità. In particolare, i modelli utilizzati, indagano l'interazione tra uomo e ambiente su una scala non ancora molto esplorata, ma conosciuta come una nuova disciplina, “socio-idrologia”. Lo studio ha evidenziato alcuni concetti importanti che sono alla base della modellizzazione socio-idrologica, compresi i modi di vedere i sistemi socio-idrologici, la modellazione spaziale e temporale, la complessità, i dati e la progettazione dei modelli. L'idrologia sociale è di natura interdisciplinare, concentrandosi su complesse interazioni tra sistemi umani e naturali con orizzonti a lungo termine. In questo contesto, la modellizzazione rappresenta una sfida importante per la comprensione del sistema “uomo-acqua” in senso olistico. I modelli socio-idrologici sono progettati per essere sviluppati al fine di acquisire una nuova visione di queste dinamiche. A tale scopo la ricerca è orientata all'analisi dello sviluppo e dell'applicabilità dei modelli. In questo contesto, la raccolta di dati negli studi socio-idrologici, che proviene da una varietà di fonti, è particolarmente rilevante. Mentre la raccolta di dati idrologici è strutturata, la disponibilità di dati sociali non è nemmeno scontata. La sfida consiste nel massimizzare l'utilità dei dati disponibili per avere un’idea del processo evolutivo e quindi della prevedibilità dei fenomeni. Al momento non esiste un protocollo di calibrazione e convalida formale per la modellizzazione socio-idrologica. Per ottimizzare le misure e supportare i processi decisionali, è fondamentale determinare il modo migliore per presentare e utilizzare i risultati degli studi socio-idrologici e quindi nuovi risultati. Il modo in cui la comprensione socio-idrologica viene applicata nel mondo reale è attraverso le decisioni politiche ed istituzionali. Ad esempio, nell’ambito della gestione delle risorse idriche e degli eventi alluvionali, l’interazione modellistica diventa uno strumento indispensabile per la valutazione del rischio residuo e per la negoziazione delle parti interessate. Le variazioni del rischio sono tipicamente valutate confrontando gli scenari dei cambiamenti climatici, socio-economici e fisici. Un particolare contesto applicativo dei modelli socio-idrologici può essere rappresentato dalla sottoscrizione dei “Contratti di Fiume” (CdF), ovvero strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale. Il successo dei Contratti di Fiume e la loro diffusione internazionale sono certamente dati dalla presenza di un riferimento metodologico “forte”, associato alla possibilità di uno sviluppo del processo flessibile e adattivo. I Contratti di Fiume rappresentano infatti una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. In tal senso sono annoverati tra le “misure” del Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC 2017). In generale, l’innovazione dei CdF è rappresentata dal modello interpretativo: il Contratto ha più obiettivi, rappresenta uno strumento di condivisione, di coordinamento dei sottoscrittori, di selezione delle priorità, di riduzione delle incertezze per i decisori istituzionali. Può essere uno strumento di compromesso attraverso cui trovare un equilibrio efficiente tra obiettivi e profitti in conflitto. E’ una valida opportunità per la ricerca e la sperimentazione di “soluzioni originali” per la tutela e lo sviluppo del territorio. La differente interpretazione dello strumento richiama diversi modelli di gestione, da una rigorosamente tecnocratica, ad una più adattiva, finalizzata a riadeguare continuamente le azioni e gli interventi, al variare delle condizioni del contesto. L’originalità e quindi la peculiarità del modello è rappresentata proprio dall’opportunità di ricercare e adattare soluzioni in modo sistemico e integrato, realizzando così un meccanismo risolutivo complesso, versatile e replicabile in funzione delle circostanze e degli obiettivi, da adottare come standard. Attraverso un tale meccanismo, si rende possibile raggiungere l’adattamento mediante l’integrazione ottimale di interventi strutturali e non strutturali sia a breve che a lungo termine, e la pianificazione coordinata a diverse scale geografiche, temporali e operative, supportata da analisi quantitative che, in un contesto probabilistico, permettano la valutazione dei costi e dei benefici. Il monitoraggio dell’efficacia degli stessi CdF consentirebbe di ricevere un feedback costante sia per indirizzare le eventuali azioni correttive in ambito contrattuale, sia per migliorare le tecniche di progettazione ingegneristica. I dati e le informazioni prodotte nel monitoraggio possono aiutare a stabilire le priorità da assegnare alle politiche e alle azioni, in modo che gli obiettivi di adattamento possano essere raggiunti in maniera economicamente efficace. Inoltre, questi aiutano ad identificare tempestivamente eventuali lacune conoscitive, a migliorare l’apprendimento, e a definire chiaramente i ruoli e le responsabilità dei decisori politici coinvolti, nonché l’allocazione delle risorse economiche, per garantire la salvaguardia della vita umana. In generale, la ricerca deve continuare a supportare il processo decisionale, definendo strategie a breve e a lungo termine, che tengano conto delle informazioni probabilistiche del rischio alluvionale e bilancino i bisogni attuali e la sostenibilità futura, privilegiando l’integrazione tra soluzioni di compromesso strutturali e non strutturali (soft), sfruttando nuove tecnologie, portando in conto il fattore tempo con cui i processi naturali si evolvono e con cui siamo costretti al confronto, con l’obiettivo di minimizzare il rischio residuale per la salvaguardia della vita umana.
27-feb-2020
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Tipologia: Tesi di dottorato
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