Lo scopo della dissertazione è quello di leggere ed interpretare la formazione dell’architetto alla luce delle attuali condizioni economiche, delle attuali condizioni socioculturali e soprattutto alla luce delle più recenti modificazioni del mercato del lavoro, all’interno di un quadro comparativo tra Italia e Regno Unito. La scelta non è casuale: negli ultimi anni, in Italia e nel Regno Unito, si sono succeduti due episodi solo apparentemente distanti e le cui ripercussioni non si sono ancora del tutto manifestate: il calo delle iscrizioni all’interno delle facoltà di architettura e lo sviluppo di percorsi formativi paralleli a quelli universitari, riconosciuti dagli ordini professionali e condotti da grandi studi d’architettura. Entrambi questi eventi possono essere ascritti, in larga parte, a quella distanza che sempre più si è creata tra la disciplina architettonica, la ricerca e il mondo delle costruzioni. Per comprendere come colmare questo iato dobbiamo sapere quali sono gli strumenti e le conoscenze che dobbiamo trasmettere e come farlo. La ricerca si suddivide in due parti. La prima ha come scopo la costruzione di un contesto oggettivo attraverso l’indagine quantitativa e qualitativa del mercato del lavoro attraverso l’analisi e la comparazione delle le ricerche elaborate dagli ordini professionali e dagli osservatori nazionali ed internazionali così come la lettura delle modificazioni cui sta andando incontro la pratica professionale, domandandosi quali siano le richieste provenienti dal mondo dal lavoro e le ragioni di una crescente divaricazione tra queste e la formazione accademica. Nella seconda parte, attraverso la riflessione teorico-critica sulla più recente produzione accademica, si vuole far emergere i nodi critici e più significativi del dibattito italiano attorno alla didattica dell’architettura così come le loro conseguenze, individuando nella struttura stessa della formazione accademica così come nel rapporto tra didattica e ricerca le ragioni della crisi. Emerge contemporaneamente il pensiero, per molti degli attori coinvolti una convinzione, che siano le competenze che un architetto può vantare, piuttosto che i suoi titoli di studio, ad indirizzare il mondo del lavoro. I rischi a cui le facoltà di architettura stanno andando incontro e che questa seconda parte vuole evidenziare non si limitano ad una progressiva perdita di interesse nei confronti delle facoltà di architettura ma giungono sino ad una reale sottrazione del ruolo delle stesse facoltà. E nella parte finale della ricerca questi rischi trovano attuazione concreta. Viene presentato un nuovo progetto formativo, completamente estraneo all’università e guidato da quelli che, ad oggi, sono i più importanti studi di architettura e le più importanti imprese di architettura e ingegneria del Regno Unito che, una volta ancora, torna quale benchmark della nostra indagine. Il confronto tra questo nuovo modello formativo e quanto avviene oggi nelle facoltà di architettura italiane, e non solo, costituisce per l’autore un passaggio ineludibile.

La formazione dell'architetto. Un’indagine tra lavoro, professione e università / D'Emilio, Matteo. - (2020 Feb 27).

La formazione dell'architetto. Un’indagine tra lavoro, professione e università

D'EMILIO, MATTEO
27/02/2020

Abstract

Lo scopo della dissertazione è quello di leggere ed interpretare la formazione dell’architetto alla luce delle attuali condizioni economiche, delle attuali condizioni socioculturali e soprattutto alla luce delle più recenti modificazioni del mercato del lavoro, all’interno di un quadro comparativo tra Italia e Regno Unito. La scelta non è casuale: negli ultimi anni, in Italia e nel Regno Unito, si sono succeduti due episodi solo apparentemente distanti e le cui ripercussioni non si sono ancora del tutto manifestate: il calo delle iscrizioni all’interno delle facoltà di architettura e lo sviluppo di percorsi formativi paralleli a quelli universitari, riconosciuti dagli ordini professionali e condotti da grandi studi d’architettura. Entrambi questi eventi possono essere ascritti, in larga parte, a quella distanza che sempre più si è creata tra la disciplina architettonica, la ricerca e il mondo delle costruzioni. Per comprendere come colmare questo iato dobbiamo sapere quali sono gli strumenti e le conoscenze che dobbiamo trasmettere e come farlo. La ricerca si suddivide in due parti. La prima ha come scopo la costruzione di un contesto oggettivo attraverso l’indagine quantitativa e qualitativa del mercato del lavoro attraverso l’analisi e la comparazione delle le ricerche elaborate dagli ordini professionali e dagli osservatori nazionali ed internazionali così come la lettura delle modificazioni cui sta andando incontro la pratica professionale, domandandosi quali siano le richieste provenienti dal mondo dal lavoro e le ragioni di una crescente divaricazione tra queste e la formazione accademica. Nella seconda parte, attraverso la riflessione teorico-critica sulla più recente produzione accademica, si vuole far emergere i nodi critici e più significativi del dibattito italiano attorno alla didattica dell’architettura così come le loro conseguenze, individuando nella struttura stessa della formazione accademica così come nel rapporto tra didattica e ricerca le ragioni della crisi. Emerge contemporaneamente il pensiero, per molti degli attori coinvolti una convinzione, che siano le competenze che un architetto può vantare, piuttosto che i suoi titoli di studio, ad indirizzare il mondo del lavoro. I rischi a cui le facoltà di architettura stanno andando incontro e che questa seconda parte vuole evidenziare non si limitano ad una progressiva perdita di interesse nei confronti delle facoltà di architettura ma giungono sino ad una reale sottrazione del ruolo delle stesse facoltà. E nella parte finale della ricerca questi rischi trovano attuazione concreta. Viene presentato un nuovo progetto formativo, completamente estraneo all’università e guidato da quelli che, ad oggi, sono i più importanti studi di architettura e le più importanti imprese di architettura e ingegneria del Regno Unito che, una volta ancora, torna quale benchmark della nostra indagine. Il confronto tra questo nuovo modello formativo e quanto avviene oggi nelle facoltà di architettura italiane, e non solo, costituisce per l’autore un passaggio ineludibile.
27-feb-2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1365413
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