Argomento L’indagine sulla riqualificazione delle periferie pone l’attenzione sui concetti di trasformazione e reinterpretazione dell’esistente come condizioni di necessità e opportunità per il processo progettuale, generatore di un ritrovato equilibrio tra edificio, natura, risorse disponibili e utente. I grandi comparti edilizi del secondo dopoguerra si presentano attualmente come monofunzionali, monotoni, conformati secondo un modello compositivo dettato da superate esigenze familiari e sociali che non corrispondono alla richiesta odierna dell’abitare; costituiscono inoltre una porzione energicamente rilevante della città. Gli edifici detengono tuttavia un forte valore potenziale, determinato dal linguaggio architettonico derivante da un sapere ragionato e dall’ubicazione in contesti in grado di favorire l’interazione con l’ambiente circostante e con elementi quali luce, aria-vento, acqua, natura. Lo schema compositivo di partenza consente opportunità di intervento sulla divisione degli spazi interni, sulle facciate e sulla definizione delle aree comuni e di collegamento. Lo studio intende indagare un approccio progettuale che traduca in azione architettonica la richiesta di sostenibilità nella trasformazione dei comparti romani di edilizia residenziale pubblica attraverso l’individuazione di figure di riuso, interventi di composizione aventi il potenziale idoneo alla riqualificazione energetica e funzionale, generatori di una rete di relazioni trasversali tra aspetti sociali e morfologici che ricercano l’applicazione della strategia della mixitè. Inoltre, l’azione di riqualificazione, sviluppando le potenzialità proprie del quartiere in cui l’edificio si colloca, genera un fenomeno di contagio positivo e permette di ottenere anche la rigenerazione del contesto urbano nel suo complesso. Articolazione – Metodologia In primo luogo vengono analizzate le motivazioni e gli obiettivi della ricerca, attraverso un approfondimento delle problematiche attuali dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, con particolare riferimento al sistema metropolitano di Roma. Si pone l’attenzione sull’importanza di preferire interventi di recupero ad azioni di demolizione o di ulteriore consumo di suolo dettati dalle contemporanee esigenze funzionali, sociali ed energetiche. Viene poi eseguito uno studio sullo stato dell’arte: partendo dall’analisi delle politiche energetiche e dei piani europei (Francia, Germania, Inghilterra, Spagna ed Italia), si inquadra il tema della sostenibilità urbana e si esaminano in senso critico gli interventi realizzati in tale contesto, con particolare attenzione alle strategie compositive adottate ed ai risultati ottenuti attraverso di esse. Dallo studio dei casi di best practice, analizzati tramite schemi riassuntivi delle azioni applicate, vengono estrapolate le modalità di intervento da cui elaborare le figure del riuso sostenibile. Dall’approfondimento di esempi appartenenti all’architettura tradizionale mediterranea si sono individuati principi e modalità di costruzione basati sull’utilizzo degli elementi naturali. Si è così costruita una base su cui fondare il diagramma del riuso sostenibile: le azioni del costruire energetico efficiente, quali raccogliere, distribuire, conservare o immagazzinare e liberare1, individuate negli studi teorici del professore tedesco Günter Pfeifer, a cui si aggiunge la funzione del ridurre o limitare, vengono interpolate con gli elementi naturali (sole, aria, acqua) e con le azioni compositive elementari tra cui addizionare, sottrarre, intersecare ed unire. I risultati delle diverse combinazioni generano un sequenza di figure del riuso sostenibile, quali il giardino energetico, la torre del vento, la facciata evolutiva, lo spazio filtro-buffer zone, il tetto poroso, il patio attivo: elementi compositivi dotati di una funzione energetica, talvolta integrati con sistemi tecnologici, secondo un approccio olistico alla progettazione, utili a reimmettere in un nuovo ciclo di vita l’oggetto architettonico in esame e la relativa struttura urbana. La fase successiva è dedicata all’elaborazione di proposte progettuali di riqualificazione di edifici appartenenti a due quartieri campione di aree periferiche della città di Roma, Val Melaina e Tor Bella Monaca, attraverso l’applicazione delle figure del riuso individuate. L’analisi preliminare delle specificità del contesto è funzionale all’individuazione degli interventi adeguati attraverso il supporto dell’abaco di strumenti realizzato: l’applicabilità delle figure del riuso è valutata nel specifico caso in analisi in base alle caratteristiche storiche, tipologiche, formali e del genius loci, le quali rappresentano l’incipit progettuale alla riqualificazione. La dissertazione riporta fotografie realizzate dall’autrice nei quartieri periferici della città di Roma, utili a raccontare i luoghi indagati attraverso immagini che tentano di restituire un’impressione autentica. La ricerca viene corredata da un’appendice contenente gli stralci normativi estrapolati in seguito all’approfondimento svolto nel Capitolo 2 e ritenuti maggiormente significativi per una chiara individuazione del ventaglio delle azioni progettuali adottabili; segue la verifica dei risultati ottenuti per mezzo degli interventi di riqualificazione ipotizzati nel Capitolo 6 mediante modelli di simulazione progettuale sviluppati con software di calcolo specifici. Sono inoltre riportate le interviste effettuate ai protagonisti della riqualificazione di edilizia residenziale pubblica. L’analisi privilegia la scelta di termini con valenza preminentemente architettonica al fine di rispettare l’intenzione della dissertazione di approfondire una metodologia compositiva che risolva, nell’intervento progettuale, aspetti tecnologici. Obiettivi Il percorso di ricerca intende individuare e sperimentare modelli alternativi al principio di demolizione e ricostruzione ed alle strategie prettamente tecnologiche di riqualificazione energetica ricorrendo alle figure del riuso sostenibile, ovvero archetipi di azioni di intervento architettonico con finalità bioclimatica, ciascuno dei quali «autonomo ma non indipendente nel processo complessivo e negli effetti»2, in grado di conseguire i risultati prestazionali attesi sui quali fondare la trasformazione degli edifici e, per osmosi, lo sviluppo della dimensione urbana in cui questi risultano inseriti. In un contesto di rinnovata attenzione alle esigenze che emergono nelle aree periferiche, i risultati della ricerca definiscono un approccio progettuale avente come fine la sostenibilità sia energetica che sociale. L’utilizzo delle metodologie proposte tenta di risolvere tematiche concrete quali il dimensionamento dei vani abitativi, il contenimento del fabbisogno energetico, la valorizzazione delle zone ausiliarie ed il relativo uso a fini comunitari, allo scopo di ottenere, oltre alla mixitè ed al miglioramento della qualità abitativa di cui beneficia l’utente finale, anche la possibilità di reimmettere nella contemporaneità un patrimonio ingente altrimenti in degrado e donare una seconda vita ad ampie porzioni di città. NOTE 1. G. Pfeifer, Uomo-clima-architettura, in G. Salimei, C. Lepratti (a cura di), E-picentro. Cantiere di riflessioni sull’avvenire delle città vulnerabili, LISt Lab, Trento 2010, p.76. 2. Ivi, p.78.

Forme della sostenibilità architettonica. Roma. Le figure del riuso nell’edilizia residenziale pubblica / Fiorentini, Martina. - (2020 Feb 27).

Forme della sostenibilità architettonica. Roma. Le figure del riuso nell’edilizia residenziale pubblica

FIORENTINI, MARTINA
27/02/2020

Abstract

Argomento L’indagine sulla riqualificazione delle periferie pone l’attenzione sui concetti di trasformazione e reinterpretazione dell’esistente come condizioni di necessità e opportunità per il processo progettuale, generatore di un ritrovato equilibrio tra edificio, natura, risorse disponibili e utente. I grandi comparti edilizi del secondo dopoguerra si presentano attualmente come monofunzionali, monotoni, conformati secondo un modello compositivo dettato da superate esigenze familiari e sociali che non corrispondono alla richiesta odierna dell’abitare; costituiscono inoltre una porzione energicamente rilevante della città. Gli edifici detengono tuttavia un forte valore potenziale, determinato dal linguaggio architettonico derivante da un sapere ragionato e dall’ubicazione in contesti in grado di favorire l’interazione con l’ambiente circostante e con elementi quali luce, aria-vento, acqua, natura. Lo schema compositivo di partenza consente opportunità di intervento sulla divisione degli spazi interni, sulle facciate e sulla definizione delle aree comuni e di collegamento. Lo studio intende indagare un approccio progettuale che traduca in azione architettonica la richiesta di sostenibilità nella trasformazione dei comparti romani di edilizia residenziale pubblica attraverso l’individuazione di figure di riuso, interventi di composizione aventi il potenziale idoneo alla riqualificazione energetica e funzionale, generatori di una rete di relazioni trasversali tra aspetti sociali e morfologici che ricercano l’applicazione della strategia della mixitè. Inoltre, l’azione di riqualificazione, sviluppando le potenzialità proprie del quartiere in cui l’edificio si colloca, genera un fenomeno di contagio positivo e permette di ottenere anche la rigenerazione del contesto urbano nel suo complesso. Articolazione – Metodologia In primo luogo vengono analizzate le motivazioni e gli obiettivi della ricerca, attraverso un approfondimento delle problematiche attuali dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, con particolare riferimento al sistema metropolitano di Roma. Si pone l’attenzione sull’importanza di preferire interventi di recupero ad azioni di demolizione o di ulteriore consumo di suolo dettati dalle contemporanee esigenze funzionali, sociali ed energetiche. Viene poi eseguito uno studio sullo stato dell’arte: partendo dall’analisi delle politiche energetiche e dei piani europei (Francia, Germania, Inghilterra, Spagna ed Italia), si inquadra il tema della sostenibilità urbana e si esaminano in senso critico gli interventi realizzati in tale contesto, con particolare attenzione alle strategie compositive adottate ed ai risultati ottenuti attraverso di esse. Dallo studio dei casi di best practice, analizzati tramite schemi riassuntivi delle azioni applicate, vengono estrapolate le modalità di intervento da cui elaborare le figure del riuso sostenibile. Dall’approfondimento di esempi appartenenti all’architettura tradizionale mediterranea si sono individuati principi e modalità di costruzione basati sull’utilizzo degli elementi naturali. Si è così costruita una base su cui fondare il diagramma del riuso sostenibile: le azioni del costruire energetico efficiente, quali raccogliere, distribuire, conservare o immagazzinare e liberare1, individuate negli studi teorici del professore tedesco Günter Pfeifer, a cui si aggiunge la funzione del ridurre o limitare, vengono interpolate con gli elementi naturali (sole, aria, acqua) e con le azioni compositive elementari tra cui addizionare, sottrarre, intersecare ed unire. I risultati delle diverse combinazioni generano un sequenza di figure del riuso sostenibile, quali il giardino energetico, la torre del vento, la facciata evolutiva, lo spazio filtro-buffer zone, il tetto poroso, il patio attivo: elementi compositivi dotati di una funzione energetica, talvolta integrati con sistemi tecnologici, secondo un approccio olistico alla progettazione, utili a reimmettere in un nuovo ciclo di vita l’oggetto architettonico in esame e la relativa struttura urbana. La fase successiva è dedicata all’elaborazione di proposte progettuali di riqualificazione di edifici appartenenti a due quartieri campione di aree periferiche della città di Roma, Val Melaina e Tor Bella Monaca, attraverso l’applicazione delle figure del riuso individuate. L’analisi preliminare delle specificità del contesto è funzionale all’individuazione degli interventi adeguati attraverso il supporto dell’abaco di strumenti realizzato: l’applicabilità delle figure del riuso è valutata nel specifico caso in analisi in base alle caratteristiche storiche, tipologiche, formali e del genius loci, le quali rappresentano l’incipit progettuale alla riqualificazione. La dissertazione riporta fotografie realizzate dall’autrice nei quartieri periferici della città di Roma, utili a raccontare i luoghi indagati attraverso immagini che tentano di restituire un’impressione autentica. La ricerca viene corredata da un’appendice contenente gli stralci normativi estrapolati in seguito all’approfondimento svolto nel Capitolo 2 e ritenuti maggiormente significativi per una chiara individuazione del ventaglio delle azioni progettuali adottabili; segue la verifica dei risultati ottenuti per mezzo degli interventi di riqualificazione ipotizzati nel Capitolo 6 mediante modelli di simulazione progettuale sviluppati con software di calcolo specifici. Sono inoltre riportate le interviste effettuate ai protagonisti della riqualificazione di edilizia residenziale pubblica. L’analisi privilegia la scelta di termini con valenza preminentemente architettonica al fine di rispettare l’intenzione della dissertazione di approfondire una metodologia compositiva che risolva, nell’intervento progettuale, aspetti tecnologici. Obiettivi Il percorso di ricerca intende individuare e sperimentare modelli alternativi al principio di demolizione e ricostruzione ed alle strategie prettamente tecnologiche di riqualificazione energetica ricorrendo alle figure del riuso sostenibile, ovvero archetipi di azioni di intervento architettonico con finalità bioclimatica, ciascuno dei quali «autonomo ma non indipendente nel processo complessivo e negli effetti»2, in grado di conseguire i risultati prestazionali attesi sui quali fondare la trasformazione degli edifici e, per osmosi, lo sviluppo della dimensione urbana in cui questi risultano inseriti. In un contesto di rinnovata attenzione alle esigenze che emergono nelle aree periferiche, i risultati della ricerca definiscono un approccio progettuale avente come fine la sostenibilità sia energetica che sociale. L’utilizzo delle metodologie proposte tenta di risolvere tematiche concrete quali il dimensionamento dei vani abitativi, il contenimento del fabbisogno energetico, la valorizzazione delle zone ausiliarie ed il relativo uso a fini comunitari, allo scopo di ottenere, oltre alla mixitè ed al miglioramento della qualità abitativa di cui beneficia l’utente finale, anche la possibilità di reimmettere nella contemporaneità un patrimonio ingente altrimenti in degrado e donare una seconda vita ad ampie porzioni di città. NOTE 1. G. Pfeifer, Uomo-clima-architettura, in G. Salimei, C. Lepratti (a cura di), E-picentro. Cantiere di riflessioni sull’avvenire delle città vulnerabili, LISt Lab, Trento 2010, p.76. 2. Ivi, p.78.
27-feb-2020
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