In questi anni le facoltà di architettura si sono dotate di numerose offerte formative con profili specifici che hanno voluto far corrispondere la formazione con la specializzazione professionale. Ciò ha comportato una progressiva frammentazione dell’unità del fenomeno architettonico, delle conoscenze, norme e tecniche che investono la disciplina. Architettura della città, disegno degli spazi aperti, architettura del paesaggio, architettura degli interni non debbono descrivere ambiti disciplinari diversi, poiché nella sostanza essi esprimono i diversi aspetti dell’unità della forma architettonica che si risolve nella molteplicità delle diverse scale dimensionali, delle configurazioni contestuali, dei contenitori esistenti e dei paesaggi che rappresentano lo sfondo delle diverse figure del progetto. L’insegnamento nei Laboratori di Progettazione Architettonica, di Architettura degli Interni o del Paesaggio comporta l’inevitabile declinazione delle problematiche del progetto nelle opportune scale dimensionali senza tuttavia delineare una mutazione dei fondamenti della conoscenza e pratica dell’architettura. Il contributo indaga gli aspetti metodologici della disciplina del progetto di architettura come pratica teorica, con approfondimenti di ragioni e metodi per lo studio delle forme architettoniche, dalla loro genesi compositiva, fino alle declinazioni scalari nei differenti contesti di temi progettuali. La metafora albertiana del corpo-edificio-città supporta questa visione sistemica della forma architettonica nelle sue diverse configurazioni: dalla forma della città a quella dell’edificio, dall’interno architettonico fino all’oggetto, il rapporto tra le parti e il tutto si basa su “il modo e la ragione o regola di pigliare le somiglianze”(L.B. Alberti, 1485). Sul piano metodologico, ciò avvalora l’idea che il Laboratorio di progettazione architettonica nella scelta di temi di studio, ancorché perimetrare i confini di ambiti specifici - con la conseguente affermazione di autonomie disciplinari dei settori scientifici - debba piuttosto fondarsi sulla generalità delle conoscenze che descrivono la condizione plurale del fare architettura.
Temi resistenti del progetto didattico dell'architettura / Giovannelli, Anna. - (2019), pp. 327-330. (Intervento presentato al convegno Imparare Architettura VII Forum ProArch tenutosi a MILANO).
Temi resistenti del progetto didattico dell'architettura
Anna Giovannelli
2019
Abstract
In questi anni le facoltà di architettura si sono dotate di numerose offerte formative con profili specifici che hanno voluto far corrispondere la formazione con la specializzazione professionale. Ciò ha comportato una progressiva frammentazione dell’unità del fenomeno architettonico, delle conoscenze, norme e tecniche che investono la disciplina. Architettura della città, disegno degli spazi aperti, architettura del paesaggio, architettura degli interni non debbono descrivere ambiti disciplinari diversi, poiché nella sostanza essi esprimono i diversi aspetti dell’unità della forma architettonica che si risolve nella molteplicità delle diverse scale dimensionali, delle configurazioni contestuali, dei contenitori esistenti e dei paesaggi che rappresentano lo sfondo delle diverse figure del progetto. L’insegnamento nei Laboratori di Progettazione Architettonica, di Architettura degli Interni o del Paesaggio comporta l’inevitabile declinazione delle problematiche del progetto nelle opportune scale dimensionali senza tuttavia delineare una mutazione dei fondamenti della conoscenza e pratica dell’architettura. Il contributo indaga gli aspetti metodologici della disciplina del progetto di architettura come pratica teorica, con approfondimenti di ragioni e metodi per lo studio delle forme architettoniche, dalla loro genesi compositiva, fino alle declinazioni scalari nei differenti contesti di temi progettuali. La metafora albertiana del corpo-edificio-città supporta questa visione sistemica della forma architettonica nelle sue diverse configurazioni: dalla forma della città a quella dell’edificio, dall’interno architettonico fino all’oggetto, il rapporto tra le parti e il tutto si basa su “il modo e la ragione o regola di pigliare le somiglianze”(L.B. Alberti, 1485). Sul piano metodologico, ciò avvalora l’idea che il Laboratorio di progettazione architettonica nella scelta di temi di studio, ancorché perimetrare i confini di ambiti specifici - con la conseguente affermazione di autonomie disciplinari dei settori scientifici - debba piuttosto fondarsi sulla generalità delle conoscenze che descrivono la condizione plurale del fare architettura.File | Dimensione | Formato | |
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