Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) è il disturbo del neurosviluppo più comunemente diagnosticato in età infantile, con tassi di persistenza in età adulta che arrivano al 70%. La persistenza del disturbo in età adulta è associata a traiettorie evolutive caratterizzate dallo sviluppo di disturbi dell’umore, della personalità, di disturbi da uso di sostanze e altre dipendenze significative e compromissione del funzionamento. Il trattamento farmacologico dell’ADHD in età adulta rappresenta una sfida clinica sia per la difficoltà tecniche di prescrizione all’interno del sistema regolatorio Italiano, sia perché va inserito all’interno di una strategia integrata che tenga conto della complessità legata alle molteplici comorbidità, sia perché diagnosi e trattamento dell’ADHD sono ancora molto poco conosciuti tra gli specialisti psichiatri di Europa. In questo contesto è utile identificare potenziali variabili predittive di esito favorevole del trattamento, che consistano in strumenti clinici affidabili e rapidamente utilizzabili nell’ambito di una prima valutazione di base, nell’ottica di una appropriata personalizzazione terapeutica. Per questo motivo sono stati arruolati in uno studio a disegno naturalistico osservazionale longitudinale 164 pazienti afferenti al Servizio Ambulatoriale della U.O.C. di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliera S. Andrea con sospetto diagnostico per ADHD persistente in età adulta. I pazienti sono stati valutati clinicamente tramite strumenti specifici per la diagnosi e la valutazione di gravità dei sintomi ADHD in età adulta e sono stati trattati farmacologicamente secondo indicazione clinica con Atomoxetina o Metilfenidato (terapie di prima linea nel trattamento dell’ADHD in età adulta). Sono state ripetute valutazioni a 2,4,e 6 mesi di trattamento per monitoraggio della risposta clinica nel tempo. I risultati dello studio mostrano come la terapia specifica per ADHD sia efficace in un campione di pazienti adulti. Le comorbidità e il temperamento ciclotimico non sono risultati significativamente influenti sulla risposta al trattamento. Da ciò si deduce una specificità di risposta dei sintomi ADHD ai trattamenti ADHD-specifici indipendentemente dai disturbi in comorbidità, rendendo possibile un trattamento sicuro ed efficace se guidato da un ragionamento clinico gerarchico che tenga in considerazione sintomi specifici, dimensioni e comorbidità. Ad ogni modo i pazienti ad alto grado di ciclotimia, identificati applicando il cut-off per la definizione di temperamento ciclotimico dominante in base alla brief-TEMPS-M, si sono caratterizzati per gradi significativamente più elevati di tutte le dimensioni cliniche di disregolazione emotiva, impulsività, sintomatologia ADHD e associazione significativamente più alta con diagnosi di comorbidità con disturbi bipolari e disturbo di personalità borderline. Inoltre, questo sottotipo di pazienti mostra una risposta più significativa della disregolazione emotiva al trattamento ADHD specifico. Questi dati preliminari necessitano di ulteriore verifica sperimentale, ma sono sostenuti da altri dati in letteratura che dimostrano come sia possibile un trattamento dell’ADHD in soggetti con Disturbo Bipolare in comorbidità dopo un adeguato trattamento dello stesso con stabilizzanti dell’umore; oppure una sicura combinazione tra terapia specifica per ADHD e una terapia specifica per un Disturbo d’Ansia o un Disturbo da Uso di Sostanze o della Personalità. Inoltre, i nostri dati hanno dimostrato come la dimensione di disregolazione emotiva, misurata tramite la sottoscala “emotional impulsivity” della RIPoSt, risulti essere il miglior predittore di risposta al trattamento nel nostro campione. Questa caratteristica sembra specificamente in relazione con la disregolazione emotiva dei pazienti con ADHD anche rispetto ai pazienti ciclotimici. Questo permette di sostenere la tesi secondo cui la disregolazione emotiva e in particolare l’ “emotional impulsivity” si possa configurare come una parte non secondaria del disturbo legata più alla dimensione iperattiva/impulsiva che alla predisposizione temperamentale ciclotimica e che queste dimensioni possano condividere aspetti clinico-neurobiologici (es. circuiti inibitori cortico-sottocorticali) che fanno da substrato ad entrambe. Infine i nostri risultati dimostrano che la disregolazione emotiva può essere trattata efficacemente con la terapia ADHD-specifica e risponde in maniera soddisfacente tanto quanto le dimensioni disattentiva e iperattiva/impulsiva considerate principali dal DSM-5. Nonostante la necessità di ulteriori conferme sperimentali, i nostri dati si aggiungono al patrimonio di evidenze a sostegno del fatto che tale dimensione possa essere presa in considerazione nella stesura dei criteri diagnostici per ADHD nelle future edizioni dei sistemi nosografici, e che venga utilizzata come strumento volto alla personalizzazione terapeutica al fine di individuare precocemente pazienti ADHD adulti che possano beneficiare significativamente della terapia ADHD-specifica.

Predittori di risposta al trattamento per ADHD con metilfenidato e atomoxetina in pazienti adulti: ruolo del temperamento e della disregolazione emotiva / DE ROSSI, Pietro. - (2020 Feb 17).

Predittori di risposta al trattamento per ADHD con metilfenidato e atomoxetina in pazienti adulti: ruolo del temperamento e della disregolazione emotiva

DE ROSSI, Pietro
17/02/2020

Abstract

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) è il disturbo del neurosviluppo più comunemente diagnosticato in età infantile, con tassi di persistenza in età adulta che arrivano al 70%. La persistenza del disturbo in età adulta è associata a traiettorie evolutive caratterizzate dallo sviluppo di disturbi dell’umore, della personalità, di disturbi da uso di sostanze e altre dipendenze significative e compromissione del funzionamento. Il trattamento farmacologico dell’ADHD in età adulta rappresenta una sfida clinica sia per la difficoltà tecniche di prescrizione all’interno del sistema regolatorio Italiano, sia perché va inserito all’interno di una strategia integrata che tenga conto della complessità legata alle molteplici comorbidità, sia perché diagnosi e trattamento dell’ADHD sono ancora molto poco conosciuti tra gli specialisti psichiatri di Europa. In questo contesto è utile identificare potenziali variabili predittive di esito favorevole del trattamento, che consistano in strumenti clinici affidabili e rapidamente utilizzabili nell’ambito di una prima valutazione di base, nell’ottica di una appropriata personalizzazione terapeutica. Per questo motivo sono stati arruolati in uno studio a disegno naturalistico osservazionale longitudinale 164 pazienti afferenti al Servizio Ambulatoriale della U.O.C. di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliera S. Andrea con sospetto diagnostico per ADHD persistente in età adulta. I pazienti sono stati valutati clinicamente tramite strumenti specifici per la diagnosi e la valutazione di gravità dei sintomi ADHD in età adulta e sono stati trattati farmacologicamente secondo indicazione clinica con Atomoxetina o Metilfenidato (terapie di prima linea nel trattamento dell’ADHD in età adulta). Sono state ripetute valutazioni a 2,4,e 6 mesi di trattamento per monitoraggio della risposta clinica nel tempo. I risultati dello studio mostrano come la terapia specifica per ADHD sia efficace in un campione di pazienti adulti. Le comorbidità e il temperamento ciclotimico non sono risultati significativamente influenti sulla risposta al trattamento. Da ciò si deduce una specificità di risposta dei sintomi ADHD ai trattamenti ADHD-specifici indipendentemente dai disturbi in comorbidità, rendendo possibile un trattamento sicuro ed efficace se guidato da un ragionamento clinico gerarchico che tenga in considerazione sintomi specifici, dimensioni e comorbidità. Ad ogni modo i pazienti ad alto grado di ciclotimia, identificati applicando il cut-off per la definizione di temperamento ciclotimico dominante in base alla brief-TEMPS-M, si sono caratterizzati per gradi significativamente più elevati di tutte le dimensioni cliniche di disregolazione emotiva, impulsività, sintomatologia ADHD e associazione significativamente più alta con diagnosi di comorbidità con disturbi bipolari e disturbo di personalità borderline. Inoltre, questo sottotipo di pazienti mostra una risposta più significativa della disregolazione emotiva al trattamento ADHD specifico. Questi dati preliminari necessitano di ulteriore verifica sperimentale, ma sono sostenuti da altri dati in letteratura che dimostrano come sia possibile un trattamento dell’ADHD in soggetti con Disturbo Bipolare in comorbidità dopo un adeguato trattamento dello stesso con stabilizzanti dell’umore; oppure una sicura combinazione tra terapia specifica per ADHD e una terapia specifica per un Disturbo d’Ansia o un Disturbo da Uso di Sostanze o della Personalità. Inoltre, i nostri dati hanno dimostrato come la dimensione di disregolazione emotiva, misurata tramite la sottoscala “emotional impulsivity” della RIPoSt, risulti essere il miglior predittore di risposta al trattamento nel nostro campione. Questa caratteristica sembra specificamente in relazione con la disregolazione emotiva dei pazienti con ADHD anche rispetto ai pazienti ciclotimici. Questo permette di sostenere la tesi secondo cui la disregolazione emotiva e in particolare l’ “emotional impulsivity” si possa configurare come una parte non secondaria del disturbo legata più alla dimensione iperattiva/impulsiva che alla predisposizione temperamentale ciclotimica e che queste dimensioni possano condividere aspetti clinico-neurobiologici (es. circuiti inibitori cortico-sottocorticali) che fanno da substrato ad entrambe. Infine i nostri risultati dimostrano che la disregolazione emotiva può essere trattata efficacemente con la terapia ADHD-specifica e risponde in maniera soddisfacente tanto quanto le dimensioni disattentiva e iperattiva/impulsiva considerate principali dal DSM-5. Nonostante la necessità di ulteriori conferme sperimentali, i nostri dati si aggiungono al patrimonio di evidenze a sostegno del fatto che tale dimensione possa essere presa in considerazione nella stesura dei criteri diagnostici per ADHD nelle future edizioni dei sistemi nosografici, e che venga utilizzata come strumento volto alla personalizzazione terapeutica al fine di individuare precocemente pazienti ADHD adulti che possano beneficiare significativamente della terapia ADHD-specifica.
17-feb-2020
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