La tesi dottorale riguarda il tema del Substratum, che può essere sintetizzato come ciò che giace al di sotto e che influenza le forme future attraverso una continuità nello spazio e nel tempo: una continuità che non è solo formale e materiale ma che raccoglie l’eredità culturale e immateriale di un luogo e dell’”arte del fare”. In particolare la ricerca verte sugli edifici per spettacoli antichi – teatri, anfiteatri, stadi e odeòn romani – che persa la loro funzione originale, durante il Medioevo, sono stati consumati sino a divenire dei ruderi, delle archeologie vive, sedime delle trasformazioni della città. Queste forme antiche hanno infatti acquisito in molti centri urbani del Mediterraneo un ruolo catalizzatore dei fenomeni trasformativi del tessuto edilizio: dal consumo del materiale edilizio, che diviene nuovamente materia, fagocitato dal resto della città come elemento di spolio - tornando ad essere materiale ma con nuove funzioni - il sostrato curvilineo resistente detta spontaneamente il modulo, la serie, e la forma finale delle costruzioni che nel tempo si sedimentano. Esempi noti sono l’anfiteatro di Lucca, in cui la convessità e la concavità del limite sono sintetizzate dall’azione intenzionale del Nottolini nel XIX secolo, o l’anfiteatro di Firenze che diviene un grande pieno poroso, intasato dalle costruzioni, e scavato dai due percorsi di ristrutturazione. Piazza Navona a Roma e l’area del teatro di Pompeo sono i due casi più celebri in cui le strutture antiche, insieme ad altri monumentidel Campo Marzio, hanno organizzato la città dando vita a quell’organismo urbano in cui lo spazio pubblico e quello privato, il vuoto e il pieno, sono interdipendenti, e che sono esaltati dalla Pianta del Nolli del 1748. L’obiettivo della tesi è così quello di desumere degli strumenti progettuali dal processo formativo dei tessuti urbani derivanti dalsostrato antico: la città contemporanea ha ancora le sue rovine romantiche antiche che rappresentano spesso dei vuoti privi di una forma riconoscibile e funzione, e ancora più preoccupanti sono le rovine “nuove” delle strutture sportive abbandonate dopo i grandi eventi o mai completate: le olimpiadi Brasiliane ne sono l’ultimo esempio drammatico. Bisogna dunque indagare una metodologia progettuale che riesca a riutilizzare queste strutture sia antiche che nuove e a ricucirle alla città consolidata.

De substratis. Permanenza e mutazioni delle strutture seriali curvilinee antiche nella città e nel progetto contemporaneo / Sammarco, Cristian. - (2020 Feb 20).

De substratis. Permanenza e mutazioni delle strutture seriali curvilinee antiche nella città e nel progetto contemporaneo

SAMMARCO, CRISTIAN
20/02/2020

Abstract

La tesi dottorale riguarda il tema del Substratum, che può essere sintetizzato come ciò che giace al di sotto e che influenza le forme future attraverso una continuità nello spazio e nel tempo: una continuità che non è solo formale e materiale ma che raccoglie l’eredità culturale e immateriale di un luogo e dell’”arte del fare”. In particolare la ricerca verte sugli edifici per spettacoli antichi – teatri, anfiteatri, stadi e odeòn romani – che persa la loro funzione originale, durante il Medioevo, sono stati consumati sino a divenire dei ruderi, delle archeologie vive, sedime delle trasformazioni della città. Queste forme antiche hanno infatti acquisito in molti centri urbani del Mediterraneo un ruolo catalizzatore dei fenomeni trasformativi del tessuto edilizio: dal consumo del materiale edilizio, che diviene nuovamente materia, fagocitato dal resto della città come elemento di spolio - tornando ad essere materiale ma con nuove funzioni - il sostrato curvilineo resistente detta spontaneamente il modulo, la serie, e la forma finale delle costruzioni che nel tempo si sedimentano. Esempi noti sono l’anfiteatro di Lucca, in cui la convessità e la concavità del limite sono sintetizzate dall’azione intenzionale del Nottolini nel XIX secolo, o l’anfiteatro di Firenze che diviene un grande pieno poroso, intasato dalle costruzioni, e scavato dai due percorsi di ristrutturazione. Piazza Navona a Roma e l’area del teatro di Pompeo sono i due casi più celebri in cui le strutture antiche, insieme ad altri monumentidel Campo Marzio, hanno organizzato la città dando vita a quell’organismo urbano in cui lo spazio pubblico e quello privato, il vuoto e il pieno, sono interdipendenti, e che sono esaltati dalla Pianta del Nolli del 1748. L’obiettivo della tesi è così quello di desumere degli strumenti progettuali dal processo formativo dei tessuti urbani derivanti dalsostrato antico: la città contemporanea ha ancora le sue rovine romantiche antiche che rappresentano spesso dei vuoti privi di una forma riconoscibile e funzione, e ancora più preoccupanti sono le rovine “nuove” delle strutture sportive abbandonate dopo i grandi eventi o mai completate: le olimpiadi Brasiliane ne sono l’ultimo esempio drammatico. Bisogna dunque indagare una metodologia progettuale che riesca a riutilizzare queste strutture sia antiche che nuove e a ricucirle alla città consolidata.
20-feb-2020
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1359875
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