Contro la creazione. L’architetto come interprete

L’esaltazione smodata della qualità espressiva, quale valore prioritario dell’architettura odierna, riduce la complessa opera dell’architetto ad una mera produzione di immagini, di loghi o, al massimo, di pezzi di design. L’edificio assume un valore oggettuale che occulta la rete delle relazioni su cui, storicamente, si fonda l’architettura. Ciò a detrimento del controllo dei complessi rapporti che, soprattutto oggi, regolano il progetto, e della qualità dello spazio -vero soggetto dell’architettura- spesso ridotto a connotazioni meramente scenografiche. A partire da questa visione, il testo si interroga sullo stato attuale della disciplina architettonica e sul ruolo sociale che può ancora assumere la figura professionale dell'architetto, in una realtà segnata da un indirizzo fortemente spinto verso l'esaltazione dei caratteri espressivi ed estetizzanti dell'architettura.