Con la pubblicazione, nel 1913, del primo volume delle Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica, Edmund Husserl parve introdurre un mutamento radicale nell’impostazione del suo pensiero. Tale almeno fu la sensazione dei suoi discepoli di Gottinga che, cresciuti con il metodo introdotto nelle Ricerche logiche, non si riconobbero più nel nuovo indirizzo trascendentale. Il “tornare alle cose stesse”, che era divenuto motto di una filosofia rivolta ai fenomeni e convinta di poterne scoprire l’essenza, in contrapposizione a quelle che Husserl considerava invece le astrattezze del positivismo e del kantismo, sembrava allora tradito dal ricorso alla riduzione trascendentale, che appariva quale una deriva idealistica e dunque irrispettosa della realtà. A partire da Max Scheler, che in parallelo con il fondatore della fenomenologia portava avanti il nuovo corso di pensiero, molti giovani discepoli husserliani (tra i quali, per la radicalità delle critiche, spiccarono Conrad-Martius, Ingarden e von Hildebrand) contestarono l’impostazione trascendentale e rimasero fedeli ad un modello realista. Ai nomi di coloro che non accettarono l’indirizzo proposto da Husserl nelle Idee viene di solito associato, nelle descrizioni manualistiche della scuola fenomenologica, quello di Edith Stein, la quale ebbe invece una posizione diversa ed originale, capace di cogliere gli elementi di verità presenti in quelle che ormai si proponevano quali opposte scuole di pensiero, e soprattutto di rendersi conto sino in fondo della complessità della questione.
Lo sviluppo di un dibattito fenomenologico: idealismo e realismo nel pensiero di Edith Stein / Tommasi, FRANCESCO VALERIO. - In: AQUINAS. - ISSN 0003-7362. - 45:1/2002(2002), pp. 171-186.
Lo sviluppo di un dibattito fenomenologico: idealismo e realismo nel pensiero di Edith Stein
Francesco Valerio Tommasi
2002
Abstract
Con la pubblicazione, nel 1913, del primo volume delle Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica, Edmund Husserl parve introdurre un mutamento radicale nell’impostazione del suo pensiero. Tale almeno fu la sensazione dei suoi discepoli di Gottinga che, cresciuti con il metodo introdotto nelle Ricerche logiche, non si riconobbero più nel nuovo indirizzo trascendentale. Il “tornare alle cose stesse”, che era divenuto motto di una filosofia rivolta ai fenomeni e convinta di poterne scoprire l’essenza, in contrapposizione a quelle che Husserl considerava invece le astrattezze del positivismo e del kantismo, sembrava allora tradito dal ricorso alla riduzione trascendentale, che appariva quale una deriva idealistica e dunque irrispettosa della realtà. A partire da Max Scheler, che in parallelo con il fondatore della fenomenologia portava avanti il nuovo corso di pensiero, molti giovani discepoli husserliani (tra i quali, per la radicalità delle critiche, spiccarono Conrad-Martius, Ingarden e von Hildebrand) contestarono l’impostazione trascendentale e rimasero fedeli ad un modello realista. Ai nomi di coloro che non accettarono l’indirizzo proposto da Husserl nelle Idee viene di solito associato, nelle descrizioni manualistiche della scuola fenomenologica, quello di Edith Stein, la quale ebbe invece una posizione diversa ed originale, capace di cogliere gli elementi di verità presenti in quelle che ormai si proponevano quali opposte scuole di pensiero, e soprattutto di rendersi conto sino in fondo della complessità della questione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.