In questo testo recensisco il saggio intitolato "The Faith of the Faithless: Experiments in Political Theology" del filosofo britannico Simon Critchley, pubblicato nel 2012 per la casa editrice Verso Books. L’ipotesi di Critchley è che la politica non sia praticabile in assenza di un elemento religioso di trascendenza, capace di unificare gli individui in una comunità. La secolarizzazione è interpretata pertanto come sacralizzazione del politico. In quest’orizzonte teorico Critichley sostiene che l’unica possibilità per far fronte al nichilismo dominante nella contemporaneità, debba essere un’etica della responsabilità illimitata nei confronti dell’Altro. Essa può essere incarnata soltanto da una soggettività mossa e attraversata dalla fede nei confronti della giustezza del proprio agire etico e che, tuttavia, è pienamente consapevole della fallibilità, parzialità e precarietà del suo operare. Agire eticamente significa pertanto credere in una giustizia metafisica, irrealizzabile e “indecostruibile”, senza essere metafisici: si tratta della “fede dei senza fede”, idea cardine del saggio di Critichley, fortemente vicina al concetto di “messianico senza messianismo” di Jacques Derrida, uno dei maestri di Critichley. Nella mia recensione illustro l’impianto teorico teologico-politico di Critichley ripercorrendo brevemente le argomentazioni principali di tutti i capitoli del saggio; questi ultimi possono essere intesi come variazioni, assai colte e acute, sul tema della “fede dei senza fede”.
Recensione a "The Faith of the Faithless" di Simon Critchley / Giachetti, Fulvia. - In: POLEMOS. - ISSN 2281-9517. - 2(2016), pp. 249-256. [10.19280/P2016-2-012]
Recensione a "The Faith of the Faithless" di Simon Critchley
Fulvia Giachetti
2016
Abstract
In questo testo recensisco il saggio intitolato "The Faith of the Faithless: Experiments in Political Theology" del filosofo britannico Simon Critchley, pubblicato nel 2012 per la casa editrice Verso Books. L’ipotesi di Critchley è che la politica non sia praticabile in assenza di un elemento religioso di trascendenza, capace di unificare gli individui in una comunità. La secolarizzazione è interpretata pertanto come sacralizzazione del politico. In quest’orizzonte teorico Critichley sostiene che l’unica possibilità per far fronte al nichilismo dominante nella contemporaneità, debba essere un’etica della responsabilità illimitata nei confronti dell’Altro. Essa può essere incarnata soltanto da una soggettività mossa e attraversata dalla fede nei confronti della giustezza del proprio agire etico e che, tuttavia, è pienamente consapevole della fallibilità, parzialità e precarietà del suo operare. Agire eticamente significa pertanto credere in una giustizia metafisica, irrealizzabile e “indecostruibile”, senza essere metafisici: si tratta della “fede dei senza fede”, idea cardine del saggio di Critichley, fortemente vicina al concetto di “messianico senza messianismo” di Jacques Derrida, uno dei maestri di Critichley. Nella mia recensione illustro l’impianto teorico teologico-politico di Critichley ripercorrendo brevemente le argomentazioni principali di tutti i capitoli del saggio; questi ultimi possono essere intesi come variazioni, assai colte e acute, sul tema della “fede dei senza fede”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.