Il lavoro analizza alcune modalità di progettazione in contesti archeologici. Il caso studio che si vuole trattare è il progetto di attrezzatura della piazza del Colosseo, sviluppato dal DiAP durante gli ultimi due anni attraverso la ricerca universitaria condotta dai professori O. Carpenzano e F.Lambertucci. Il focus dell’indagine si concentra sui mezzi digitali che sono stati utilizzati per sviluppare il progetto architettonico. La modellazione tridimensionale, ha permesso la comprensione di spazi, archeologici e non, altrimenti difficilmente restituibili. Ci si riferisce ad elementi che materialmente esistono ma che spesso non sono esperibili fisicamente: archeologia interrata o non ricomposta, orografia perduta, natura incolta, infrastrutture urbane nascoste. Modellando virtualmente si ragiona immersi in uno spazio tridimensionale dove il non-percepibile e il non-costruito hanno lo stesso grado di importanza. Le due entità non materiali vengono riconfigurate insieme, ponendosi sullo stesso piano semantico. La modellazione offre almeno tre vantaggi: verificare in tre dimensioni le sequenze spaziali, gestire con un solo strumento tutte le scale del progetto, dal dettaglio alla città, nonché la possibilità di condividere agilmente informazioni dettagliate tra tutti gli attori coinvolti nello sviluppo del progetto. La ricostruzione tridimensionale, fisica e/o virtuale, è fondamentale non da ultimo nella fase di fruizione e di ri-abitazione dello spazio archeologico. Infatti, se questo non viene compreso e frequentato, esaurisce completamente la sua funzione di memoria materiale, e di testimonianza storica.
Spazio antico e modelli virtuali. La progettazione digitale in contesti archeologici / Marchese, Edoardo. - (2019), pp. 670-673. (Intervento presentato al convegno VIII Forum ProArch Il Progetto di Architettura come intersezione di saperi. Per una nozione rinnovata di Patrimonio tenutosi a Napoli).
Spazio antico e modelli virtuali. La progettazione digitale in contesti archeologici
Edoardo MarchesePrimo
2019
Abstract
Il lavoro analizza alcune modalità di progettazione in contesti archeologici. Il caso studio che si vuole trattare è il progetto di attrezzatura della piazza del Colosseo, sviluppato dal DiAP durante gli ultimi due anni attraverso la ricerca universitaria condotta dai professori O. Carpenzano e F.Lambertucci. Il focus dell’indagine si concentra sui mezzi digitali che sono stati utilizzati per sviluppare il progetto architettonico. La modellazione tridimensionale, ha permesso la comprensione di spazi, archeologici e non, altrimenti difficilmente restituibili. Ci si riferisce ad elementi che materialmente esistono ma che spesso non sono esperibili fisicamente: archeologia interrata o non ricomposta, orografia perduta, natura incolta, infrastrutture urbane nascoste. Modellando virtualmente si ragiona immersi in uno spazio tridimensionale dove il non-percepibile e il non-costruito hanno lo stesso grado di importanza. Le due entità non materiali vengono riconfigurate insieme, ponendosi sullo stesso piano semantico. La modellazione offre almeno tre vantaggi: verificare in tre dimensioni le sequenze spaziali, gestire con un solo strumento tutte le scale del progetto, dal dettaglio alla città, nonché la possibilità di condividere agilmente informazioni dettagliate tra tutti gli attori coinvolti nello sviluppo del progetto. La ricostruzione tridimensionale, fisica e/o virtuale, è fondamentale non da ultimo nella fase di fruizione e di ri-abitazione dello spazio archeologico. Infatti, se questo non viene compreso e frequentato, esaurisce completamente la sua funzione di memoria materiale, e di testimonianza storica.File | Dimensione | Formato | |
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