Se nota è l'attività di scenografo e creatori di apparati della Napoli settecentesca, poco o nulla si sa dell'attività di Ferdinando Sanfelice (1675-1748), architetto napoletano, allievo del Solimena e di Francesco Galli Bibiena, nell'area Pugliese. Scenografo di eventi di suprema ufficialità, Ferdinando curò il funerale dedicato all’imperatrice Eleonora di Neuburg il 14 marzo 1720 nella chiesa di S. Lorenzo (tavv. 239-241) e nel 1730 quello del duca Gaetano Argento in S. Giovanni a Carbonara, dove per lo stesso presidente del Consiglio reale aveva disegnato la marmorea cappella gentilizia, eretta nel 1719. Sviluppando l’idea del «teatro» allestito ogni anno per le luminarie nel largo della Guglia di S. Gennaro (De Dominici, 1743, pp. 644 s.), per festeggiare nel 1740 la regale primogenita, Sanfelice realizzò una slanciata macchina di cuccagna con vasta esedra di botteghe e logge su gradinata davanti al Palazzo Reale (Mancini, 1968, fig. 33 e tav. F); il riferimento alla Torre di porcellana di Nanchino, celebre pagoda illustrata da Johann Bernhard Fischer von Erlach nell’Entwurff einer historischen Architectur (Wien 1721, III, tav. XII), secondò forse l’intento del re di creare una manifattura a imitazione delle porcellane sassoni di Meissen portate dalla consorte, intento attuato con la fabbrica realizzata da Sanfelice presso la villa reale di Capodimonte (1743-44; Minieri Riccio, 1880, pp. 235-239). Il «cavaliere» eseguì per «divozione» quadri per edifici sacri e religiosi, contestualmente a esornativi interventi di restauro o di nuova costruzione, in genere improntata a un aggiornamento decorativo di schemi tridentini. Sistematici lavori d’architettura richiese l’episcopato di Nardò (Lecce), di cui nel novembre del 1707 era stato investito il fratello primogenito Antonio, che, insediatosi nella primavera del 1710, resse la diocesi sino alla morte nel gennaio del 1736. Il duomo ebbe rimodernata la struttura basilicale verso il 1715 (Pauli, 1716, pp. 110 s., 180; opere sino al 1728) e una facciata ad alzata centrale di illegiadrito modello romano. L’episcopio impose un intervento la cui entità sfugge a causa delle trasformazioni ottocentesche, mentre disegni del 1801 e uno studio per il prospetto a giorno dello scalone sul cortile del seminario (scala costruita fra il 1723 e il 1728) testimoniano della briosa fisionomia (obliterata da una tarda ricostruzione) dell’ampliato complesso collegiale, ricongiunto alla chiesa e al palazzo in ossequio all’ideale tridentino della coesione dei tre primari elementi del sistema vescovile. Inedita è la sua visione spaziale che portò ad interventi di carattere urbanistico, con forme razionali quasi preilluministiche nella città vesovile retta dal fratello.
Ferdinando Sanfelice “scenurbanista” a Nardò. La Piazza del Duomo e la Piazza del Municipio / DE PASCALIS, Donato Giancarlo. - (2011), pp. 80-101. (Intervento presentato al convegno Un Vescovo, una Città. Antonio Sanfelice e Nardò.1707-1736 tenutosi a Nardò).
Ferdinando Sanfelice “scenurbanista” a Nardò. La Piazza del Duomo e la Piazza del Municipio
De Pascalis Donato Giancarlo
2011
Abstract
Se nota è l'attività di scenografo e creatori di apparati della Napoli settecentesca, poco o nulla si sa dell'attività di Ferdinando Sanfelice (1675-1748), architetto napoletano, allievo del Solimena e di Francesco Galli Bibiena, nell'area Pugliese. Scenografo di eventi di suprema ufficialità, Ferdinando curò il funerale dedicato all’imperatrice Eleonora di Neuburg il 14 marzo 1720 nella chiesa di S. Lorenzo (tavv. 239-241) e nel 1730 quello del duca Gaetano Argento in S. Giovanni a Carbonara, dove per lo stesso presidente del Consiglio reale aveva disegnato la marmorea cappella gentilizia, eretta nel 1719. Sviluppando l’idea del «teatro» allestito ogni anno per le luminarie nel largo della Guglia di S. Gennaro (De Dominici, 1743, pp. 644 s.), per festeggiare nel 1740 la regale primogenita, Sanfelice realizzò una slanciata macchina di cuccagna con vasta esedra di botteghe e logge su gradinata davanti al Palazzo Reale (Mancini, 1968, fig. 33 e tav. F); il riferimento alla Torre di porcellana di Nanchino, celebre pagoda illustrata da Johann Bernhard Fischer von Erlach nell’Entwurff einer historischen Architectur (Wien 1721, III, tav. XII), secondò forse l’intento del re di creare una manifattura a imitazione delle porcellane sassoni di Meissen portate dalla consorte, intento attuato con la fabbrica realizzata da Sanfelice presso la villa reale di Capodimonte (1743-44; Minieri Riccio, 1880, pp. 235-239). Il «cavaliere» eseguì per «divozione» quadri per edifici sacri e religiosi, contestualmente a esornativi interventi di restauro o di nuova costruzione, in genere improntata a un aggiornamento decorativo di schemi tridentini. Sistematici lavori d’architettura richiese l’episcopato di Nardò (Lecce), di cui nel novembre del 1707 era stato investito il fratello primogenito Antonio, che, insediatosi nella primavera del 1710, resse la diocesi sino alla morte nel gennaio del 1736. Il duomo ebbe rimodernata la struttura basilicale verso il 1715 (Pauli, 1716, pp. 110 s., 180; opere sino al 1728) e una facciata ad alzata centrale di illegiadrito modello romano. L’episcopio impose un intervento la cui entità sfugge a causa delle trasformazioni ottocentesche, mentre disegni del 1801 e uno studio per il prospetto a giorno dello scalone sul cortile del seminario (scala costruita fra il 1723 e il 1728) testimoniano della briosa fisionomia (obliterata da una tarda ricostruzione) dell’ampliato complesso collegiale, ricongiunto alla chiesa e al palazzo in ossequio all’ideale tridentino della coesione dei tre primari elementi del sistema vescovile. Inedita è la sua visione spaziale che portò ad interventi di carattere urbanistico, con forme razionali quasi preilluministiche nella città vesovile retta dal fratello.File | Dimensione | Formato | |
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