La tesi dottorale studia come le microimprese e le piccole imprese che operano in settori maturi come quelli tipici del Made in Italy possano far leva sull’innovazione nei modelli di business, e quindi sul cambiamento pianificato negli elementi chiave del business model e dell’architettura che mette questi in relazione tra loro (Foss & Saebi, 2017, p. 201) quale forma di innovazione strategico-organizzativa, per poter rimanere competitive. Oltre che studiare il cambiamento come leva per l’innovazione strategico-organizzativa, la ricerca approfondisce la possibilità di optare per il “non-cambiamento” quale strada percorribile e strategicamente valida; ove per non-cambiamento si intende la scelta di mantenere invariato uno specifico elemento dell’architettura organizzativa, ossia – nel caso specifico – il processo produttivo, a fronte di mutate condizioni. La tesi evidenzia come anche le microimprese e le piccole imprese operanti in settori low-tech, le quali, proprio per la caratteristica della bassa intensità tecnologica della propria attività, vengono solitamente tralasciate o considerate come scarsamente innovative, riescano a perseguire molteplici e variegati cambiamenti architetturali che si configurano, de facto, come innovazioni strategico-organizzative importanti. Inoltre, la tesi mostra che, talvolta, dietro a delle situazioni di apparente inerzia ci possono essere delle scelte deliberate relative al non-cambiamento, le quali, al pari delle scelte relative al cambiamento, possono essere comprese guardando al soddisfacimento dei livelli di aspirazione dell’impresa. Tale non-cambiamento richiede un certo sforzo, per certi versi maggiore di quello richiesto dal cambiamento, contrariamente a quanto sarebbe lecito intuire. Infine, la tesi mostra che il non-cambiamento può portare all’ottenimento di una posizione competitiva più sicura di quella derivante dal cambiamento: quando la maggior parte dei concorrenti abbandona il processo produttivo tradizionale, una volta trascorso il tempo necessario al ricambio generazionale, la conoscenza alla base di tale metodo produttivo diventa più rara e scarsamente reperibile, a beneficio dei pochi detentori.
Made in Italy, strategia e tradizione: l’innovazione strategico-organizzativa nelle microimprese e nelle piccole imprese vitivinicole e calzaturiere tra cambiamento e “non-cambiamento” / Daood, Antonio. - (2020 Jan 07).
Made in Italy, strategia e tradizione: l’innovazione strategico-organizzativa nelle microimprese e nelle piccole imprese vitivinicole e calzaturiere tra cambiamento e “non-cambiamento”
DAOOD, ANTONIO
07/01/2020
Abstract
La tesi dottorale studia come le microimprese e le piccole imprese che operano in settori maturi come quelli tipici del Made in Italy possano far leva sull’innovazione nei modelli di business, e quindi sul cambiamento pianificato negli elementi chiave del business model e dell’architettura che mette questi in relazione tra loro (Foss & Saebi, 2017, p. 201) quale forma di innovazione strategico-organizzativa, per poter rimanere competitive. Oltre che studiare il cambiamento come leva per l’innovazione strategico-organizzativa, la ricerca approfondisce la possibilità di optare per il “non-cambiamento” quale strada percorribile e strategicamente valida; ove per non-cambiamento si intende la scelta di mantenere invariato uno specifico elemento dell’architettura organizzativa, ossia – nel caso specifico – il processo produttivo, a fronte di mutate condizioni. La tesi evidenzia come anche le microimprese e le piccole imprese operanti in settori low-tech, le quali, proprio per la caratteristica della bassa intensità tecnologica della propria attività, vengono solitamente tralasciate o considerate come scarsamente innovative, riescano a perseguire molteplici e variegati cambiamenti architetturali che si configurano, de facto, come innovazioni strategico-organizzative importanti. Inoltre, la tesi mostra che, talvolta, dietro a delle situazioni di apparente inerzia ci possono essere delle scelte deliberate relative al non-cambiamento, le quali, al pari delle scelte relative al cambiamento, possono essere comprese guardando al soddisfacimento dei livelli di aspirazione dell’impresa. Tale non-cambiamento richiede un certo sforzo, per certi versi maggiore di quello richiesto dal cambiamento, contrariamente a quanto sarebbe lecito intuire. Infine, la tesi mostra che il non-cambiamento può portare all’ottenimento di una posizione competitiva più sicura di quella derivante dal cambiamento: quando la maggior parte dei concorrenti abbandona il processo produttivo tradizionale, una volta trascorso il tempo necessario al ricambio generazionale, la conoscenza alla base di tale metodo produttivo diventa più rara e scarsamente reperibile, a beneficio dei pochi detentori.File | Dimensione | Formato | |
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