Il progetto di ricerca Colosseum_Square and Museum. Moving through history in the time of global tour, condotto presso il DiAP di Sapienza Università di Roma, è stata un’occasione di studio e di progettazione in cui il forte contatto fra il nuovo e l’antico è portatore di un’energia straordinaria. Lo spunto che vuole in questa sede essere approfondito riguarda il ragionamento legato all’architettura come strumento di narrazione del luogo archeologico e della testimonianza, che invera nella quota di passeggio il punto di contatto fra la mano andante del lettore che scorre e le righe impresse sulle pagine di un testo: camminare sulla stessa quota del piano archeologico, su una passerella lievemente sospesa, osservare da una terrazza o da un punto specifico sono tutte possibilità indotte dal progetto di architettura che deve assumere, in questo contesto, una sensibilità quanto mai acuta. Quali strumenti possono coadiuvare tale sensibilità? Lo schizzo, il disegno tecnico, il modello fisico, la ricostruzione digitale sono strumenti potenti quanto portatori di un certo grado di astrazione che può essere determinante, nel bene e nel male, nella costituzione di un’idea. La rappresentazione di una scelta centrale come la forma di percezione del visitatore incontra virtù e ostacoli degli strumenti di progetto più o meno tradizionali. Il disegno è d’impatto, emozionale ma inadatto ad una lettura di tipo immersivo. Il modello fisico, completamente immersivo quanto però impreciso nella definizione e nell’accostamento fra i materiali di progetto. Il digitale, fotografico o tridimensionale, preciso quanto immersivo, è uno strumento particolarmente potente che non riesce ad essere, tuttavia, il totale sostituto del bisogno fisico e di contatto dell’architetto. Dati tali strumenti, come servirsene per identificare la scelta più consona? Come elaborare una “costruzione mentale” dello spazio per tracciare definitivamente il segno che marcherà la quota di percezione e dunque la restituzione dell’identità di un luogo?
La quota come luogo dell’esperienza. Strumenti per lo studio e l’indagine nel progetto architettonico / Leoni, Simone. - (2019), pp. 460-460. (Intervento presentato al convegno VIII Forum ProArch, Società Scientifica nazionale dei docenti di Progettazione Architettonica, SSD ICAR 14, 15 e 16, IL PROGETTO DI ARCHITETTURA COME INTERSEZIONE DI SAPERI Per una nozione rinnovata di Patrimonio tenutosi a Napoli).
La quota come luogo dell’esperienza. Strumenti per lo studio e l’indagine nel progetto architettonico
simone leoni
2019
Abstract
Il progetto di ricerca Colosseum_Square and Museum. Moving through history in the time of global tour, condotto presso il DiAP di Sapienza Università di Roma, è stata un’occasione di studio e di progettazione in cui il forte contatto fra il nuovo e l’antico è portatore di un’energia straordinaria. Lo spunto che vuole in questa sede essere approfondito riguarda il ragionamento legato all’architettura come strumento di narrazione del luogo archeologico e della testimonianza, che invera nella quota di passeggio il punto di contatto fra la mano andante del lettore che scorre e le righe impresse sulle pagine di un testo: camminare sulla stessa quota del piano archeologico, su una passerella lievemente sospesa, osservare da una terrazza o da un punto specifico sono tutte possibilità indotte dal progetto di architettura che deve assumere, in questo contesto, una sensibilità quanto mai acuta. Quali strumenti possono coadiuvare tale sensibilità? Lo schizzo, il disegno tecnico, il modello fisico, la ricostruzione digitale sono strumenti potenti quanto portatori di un certo grado di astrazione che può essere determinante, nel bene e nel male, nella costituzione di un’idea. La rappresentazione di una scelta centrale come la forma di percezione del visitatore incontra virtù e ostacoli degli strumenti di progetto più o meno tradizionali. Il disegno è d’impatto, emozionale ma inadatto ad una lettura di tipo immersivo. Il modello fisico, completamente immersivo quanto però impreciso nella definizione e nell’accostamento fra i materiali di progetto. Il digitale, fotografico o tridimensionale, preciso quanto immersivo, è uno strumento particolarmente potente che non riesce ad essere, tuttavia, il totale sostituto del bisogno fisico e di contatto dell’architetto. Dati tali strumenti, come servirsene per identificare la scelta più consona? Come elaborare una “costruzione mentale” dello spazio per tracciare definitivamente il segno che marcherà la quota di percezione e dunque la restituzione dell’identità di un luogo?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.