Lo studio della società artistica In Arte Libertas (1886-1903) implica l’inevitabile imbattersi in un altro motto latino, quello oraziano Ut pictura poësis. Inserendosi nel dibattito critico-artistico dell’epoca sulla percezione e rielaborazione della realtà, si afferma un credo artistico pari a fervore religioso, per cui l’osservazione del ‘vero’ non è che l’inizio di una più profonda contemplazione per il perseguimento della ‘Verità’. Dipingere un paesaggio con questo intento implica una fusione lirica con la natura, un’inscindibilità della figura del pittore da quella del poeta. Ma la critica feroce mossa dagli artisti alla modernità è quella di aver dimenticato il mondo così come sapevano osservarlo i grandi maestri del passato, cui bisogna necessariamente rivolgersi per imparare di nuovo l’amore e dunque la libertà. Tra rivoluzione e reazione, la Poesia viene intesa, di volta in volta, come predisposizione d’animo, mondo altro in cui fuggire, repertorio di motivi artistici. Quali risultati dello spoglio dei periodici dell’epoca e dell’indagine archivistica, si propongono riflessioni in merito alle personalità di alcuni protagonisti di tale fermento culturale, in particolare il critico Angelo Conti e gli artisti Giuseppe Cellini e Alfredo Ricci.
Ut pictura poësis. Note su Angelo Conti, Giuseppe Cellini e Alfredo Ricci / DE MATTIA, Federico. - (2019), pp. 275-282. (Intervento presentato al convegno In corso d'opera 3. ricerche dei dottorandi in storia dell'arte della Sapienza tenutosi a Rome; Italy).
Ut pictura poësis. Note su Angelo Conti, Giuseppe Cellini e Alfredo Ricci
Federico De Mattia
2019
Abstract
Lo studio della società artistica In Arte Libertas (1886-1903) implica l’inevitabile imbattersi in un altro motto latino, quello oraziano Ut pictura poësis. Inserendosi nel dibattito critico-artistico dell’epoca sulla percezione e rielaborazione della realtà, si afferma un credo artistico pari a fervore religioso, per cui l’osservazione del ‘vero’ non è che l’inizio di una più profonda contemplazione per il perseguimento della ‘Verità’. Dipingere un paesaggio con questo intento implica una fusione lirica con la natura, un’inscindibilità della figura del pittore da quella del poeta. Ma la critica feroce mossa dagli artisti alla modernità è quella di aver dimenticato il mondo così come sapevano osservarlo i grandi maestri del passato, cui bisogna necessariamente rivolgersi per imparare di nuovo l’amore e dunque la libertà. Tra rivoluzione e reazione, la Poesia viene intesa, di volta in volta, come predisposizione d’animo, mondo altro in cui fuggire, repertorio di motivi artistici. Quali risultati dello spoglio dei periodici dell’epoca e dell’indagine archivistica, si propongono riflessioni in merito alle personalità di alcuni protagonisti di tale fermento culturale, in particolare il critico Angelo Conti e gli artisti Giuseppe Cellini e Alfredo Ricci.File | Dimensione | Formato | |
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