Francesco di Giorgio Martini e l’architettura militare in Area Pugliese. di D. Giancarlo De Pascalis La Puglia ed il Salento rappresentano quella appendice di terra allungata tra il Mar Adriatico (un tempo Golfo di Venezia) ed il Mare Jonio, saldamente ancorata per due lati alla terraferma, ma rivolta al suo estremo verso il Mediterraneo orientale, ricoprendo sin dalle frequentazioni più antiche un ruolo fondamentale fra il continente e le aree limitrofe, come la Grecia, l’Albania, la ex-Jugoslavia sino alle terre orientali più lontane come la Turchia ed il Nord-Africa. Terra di approdi, di passaggi, di pellegrini ma anche spesso, di conseguenza, terra di conquiste. Pur tuttavia, nonostante i recenti studi e le attuali ricerche abbiano appurato il contrario, è ancora luogo comune presupporre che la dirompente forza dei maestri “scalpellini” dell’Arte Barocca, abbiano offuscato – se non addirittura dimenticato – l’esistenza di un vero Rinascimento salentino, a causa della forte cultura romanica-medievale preesistente, difficilmente asservita alle nuove teorie filosofiche degli artisti e degli architetti del Quattrocento. In Puglia e nel Salento, invece, l'età Rinascimentale interessò un periodo breve ma intenso, dalla metà del XV secolo sino agli inizi del XVII: esso fu inizialmente introdotto dai grandi baroni feudatari alla corte degli Aragonesi di Napoli, in primis dal barone Giovanni Antonio De Balzo Orsini, principe di Taranto, spina nel fianco delle autonomie della Corona di Napoli, ambizioso feudatario e controllare di tutta la Puglia, i principi Sanseverino, gli Acquaviva d’Aragona, nonché il duca di Calabria, Alfonso II che prima di diventare regnante seguì personalmente le vicende di quel territorio. Successivamente la presa di Otranto dai Turchi del 1480 e la successiva conquista di Gallipoli e Nardò nel 1484 da parte della flotta Veneziana evidenziarono la vulnerabilità politica e militare delle coste pugliesi e portarono conseguentemente i regnanti Aragonesi ad una consapevole riprogrammazione dell’assetto urbanistico delle città e delle loro fortezze: in tali frangenti si inserì l’attività di Francesco di Giorgio Martini in Puglia, ed in particolare in Terra d’Otranto, la cui presenza divenne altresì l’occasione per l’acquisizione di esperienze e modelli di riferimento, sia in funzione della evidente abilità offensiva dei Turchi sia nella differenziazione della tecnica costruttiva impiegata, che sostituiva al mattone “la pietra calcare” (tufo, carparo o pietra “leccese”).
Francesco di Giorgio e l’Architettura militare pugliese / DE PASCALIS, Donato Giancarlo. - (2004), pp. 161-172. (Intervento presentato al convegno Francesco Di Giorgio Martini. Rocche, città, paesaggi tenutosi a Siena).
Francesco di Giorgio e l’Architettura militare pugliese
DE PASCALIS, Donato Giancarlo
2004
Abstract
Francesco di Giorgio Martini e l’architettura militare in Area Pugliese. di D. Giancarlo De Pascalis La Puglia ed il Salento rappresentano quella appendice di terra allungata tra il Mar Adriatico (un tempo Golfo di Venezia) ed il Mare Jonio, saldamente ancorata per due lati alla terraferma, ma rivolta al suo estremo verso il Mediterraneo orientale, ricoprendo sin dalle frequentazioni più antiche un ruolo fondamentale fra il continente e le aree limitrofe, come la Grecia, l’Albania, la ex-Jugoslavia sino alle terre orientali più lontane come la Turchia ed il Nord-Africa. Terra di approdi, di passaggi, di pellegrini ma anche spesso, di conseguenza, terra di conquiste. Pur tuttavia, nonostante i recenti studi e le attuali ricerche abbiano appurato il contrario, è ancora luogo comune presupporre che la dirompente forza dei maestri “scalpellini” dell’Arte Barocca, abbiano offuscato – se non addirittura dimenticato – l’esistenza di un vero Rinascimento salentino, a causa della forte cultura romanica-medievale preesistente, difficilmente asservita alle nuove teorie filosofiche degli artisti e degli architetti del Quattrocento. In Puglia e nel Salento, invece, l'età Rinascimentale interessò un periodo breve ma intenso, dalla metà del XV secolo sino agli inizi del XVII: esso fu inizialmente introdotto dai grandi baroni feudatari alla corte degli Aragonesi di Napoli, in primis dal barone Giovanni Antonio De Balzo Orsini, principe di Taranto, spina nel fianco delle autonomie della Corona di Napoli, ambizioso feudatario e controllare di tutta la Puglia, i principi Sanseverino, gli Acquaviva d’Aragona, nonché il duca di Calabria, Alfonso II che prima di diventare regnante seguì personalmente le vicende di quel territorio. Successivamente la presa di Otranto dai Turchi del 1480 e la successiva conquista di Gallipoli e Nardò nel 1484 da parte della flotta Veneziana evidenziarono la vulnerabilità politica e militare delle coste pugliesi e portarono conseguentemente i regnanti Aragonesi ad una consapevole riprogrammazione dell’assetto urbanistico delle città e delle loro fortezze: in tali frangenti si inserì l’attività di Francesco di Giorgio Martini in Puglia, ed in particolare in Terra d’Otranto, la cui presenza divenne altresì l’occasione per l’acquisizione di esperienze e modelli di riferimento, sia in funzione della evidente abilità offensiva dei Turchi sia nella differenziazione della tecnica costruttiva impiegata, che sostituiva al mattone “la pietra calcare” (tufo, carparo o pietra “leccese”).File | Dimensione | Formato | |
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