La memoria dei principi di Taranto Raimondello Orsini del Balzo († 1406) e di suo figlio Giovanni Antonio († 1463) è da sempre, a buon diritto, associata all’edificazione della basilica di S. Caterina a Galatina (LE) e ai suoi straordinari affreschi che tanto l’hanno resa celebre. Negli ultimi decenni, infatti, la critica ha ritrovato un fervente interesse proprio per questo vasto ciclo, per poi estenderlo a una più ampia analisi della pittura tardogotica nei domini orsiniani del Salento, tra la fine del XIV e la metà del XV secolo. In questo avanzamento degli studi sulla committenza di due dei più influenti feudatari del Regno di Napoli durante gli anni travagliati delle lotte tra gli Angiò, i Durazzo e gli Aragona, tuttavia, la produzione scultorea rimane, per lo più, ignorata dagli studiosi. L’intervento proposto vuole quindi iniziare a gettare luce su questo argomento partendo dai monumenti funebri dei principi in S. Caterina. I mausolei policromi di Raimondello e di Giovanni Antonio, il primo addossato alla parete sinistra del presbiterio e il secondo variamente attribuito allo scultore galatinese Nuzzo Barba e posto al centro del retro coro ottagono aggiunto all’edificio, sono l’uno il modello dell’altro e sono stati verosimilmente eretti a ridosso delle rispettive dipartite dei governatori. Calate nel più generale contesto funerario della famiglia dei principi tra i centri di Taranto e Lecce, purtroppo di sola memoria documentaria, le tombe saranno analizzate per decifrarne i debiti stilistici contratti con la produzione locale e non. Si terranno a mente, infatti, l’imperitura presenza bizantina sul territorio e la posizione dei domini orsiniani al centro di un crocevia commerciale tra la corona napoletana, l’intera costa adriatica e la Sicilia. Un spunto di riflessione privilegiato sarà costituito dai contatti con le coeve sepolture nobiliari partenopee e gli spazi a queste deputati. Risulta infatti ancora poco indagato il parallelo riscontrato da alcuni studiosi tra l’annessione al presbiterio del retro coro di Giovanni Antonio alla metà del XV secolo e l’aggiunta della cappella funeraria di Ser Gianni Caracciolo (†1432) all’abside di S. Giovanni a Carbonara a Napoli, chiesa dove si celebra il ricordo di Ladislao Durazzo († 1414), re inviso agli Orsini del Balzo.
La memoria dei principi di Taranto in S. Caterina a Galatina. Studi preliminari sui monumenti funebri di Raimondo e Giovanni Antonio del Balzo Orsini / Pollini, Giulia. - (2019), pp. 55-61. (Intervento presentato al convegno In Corso d'Opera 3. Ricerche dei dottorandi in Storia dell’Arte della Sapienza tenutosi a Rome, Italy).
La memoria dei principi di Taranto in S. Caterina a Galatina. Studi preliminari sui monumenti funebri di Raimondo e Giovanni Antonio del Balzo Orsini
Giulia Pollini
2019
Abstract
La memoria dei principi di Taranto Raimondello Orsini del Balzo († 1406) e di suo figlio Giovanni Antonio († 1463) è da sempre, a buon diritto, associata all’edificazione della basilica di S. Caterina a Galatina (LE) e ai suoi straordinari affreschi che tanto l’hanno resa celebre. Negli ultimi decenni, infatti, la critica ha ritrovato un fervente interesse proprio per questo vasto ciclo, per poi estenderlo a una più ampia analisi della pittura tardogotica nei domini orsiniani del Salento, tra la fine del XIV e la metà del XV secolo. In questo avanzamento degli studi sulla committenza di due dei più influenti feudatari del Regno di Napoli durante gli anni travagliati delle lotte tra gli Angiò, i Durazzo e gli Aragona, tuttavia, la produzione scultorea rimane, per lo più, ignorata dagli studiosi. L’intervento proposto vuole quindi iniziare a gettare luce su questo argomento partendo dai monumenti funebri dei principi in S. Caterina. I mausolei policromi di Raimondello e di Giovanni Antonio, il primo addossato alla parete sinistra del presbiterio e il secondo variamente attribuito allo scultore galatinese Nuzzo Barba e posto al centro del retro coro ottagono aggiunto all’edificio, sono l’uno il modello dell’altro e sono stati verosimilmente eretti a ridosso delle rispettive dipartite dei governatori. Calate nel più generale contesto funerario della famiglia dei principi tra i centri di Taranto e Lecce, purtroppo di sola memoria documentaria, le tombe saranno analizzate per decifrarne i debiti stilistici contratti con la produzione locale e non. Si terranno a mente, infatti, l’imperitura presenza bizantina sul territorio e la posizione dei domini orsiniani al centro di un crocevia commerciale tra la corona napoletana, l’intera costa adriatica e la Sicilia. Un spunto di riflessione privilegiato sarà costituito dai contatti con le coeve sepolture nobiliari partenopee e gli spazi a queste deputati. Risulta infatti ancora poco indagato il parallelo riscontrato da alcuni studiosi tra l’annessione al presbiterio del retro coro di Giovanni Antonio alla metà del XV secolo e l’aggiunta della cappella funeraria di Ser Gianni Caracciolo (†1432) all’abside di S. Giovanni a Carbonara a Napoli, chiesa dove si celebra il ricordo di Ladislao Durazzo († 1414), re inviso agli Orsini del Balzo.File | Dimensione | Formato | |
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