The paintings of Antonio Salvetti (1854-1931), particularly well-known and appreciated at a local level, have been discussed over the past few decades in publications and included in exhibitions that have highlighted their artistic merits, their origins and their cultural milieu. An undisputed leader of the ‘Colligian school of painting’, Salvetti’s teachers at the Florence Academy of Fine Art were the painters Stefano Ussi and Amos Cassioli. At the academy, he also attended the architecture course taught by Emilio De Fabris and, later, by Giuseppe Castellazzi. Nevertheless, his work as an architect, and particularly as a restoration architect, in his native town of Colle Val d’Elsa at the turn of the twentieth century has only been studied in passing. Indeed, of all his many occupations, Salvetti dedicated a fair proportion of his time to designing manors and crypts, mostly commissioned at a local level, and above all to restoring, completing and stylistically renovating a number of aristocratic homes located in Colle’s old town centre. Nevertheless, while new schools of architecture dwell on an eclectic approach that admits no trace of modernity and in part surprises us, given his interest in decorative arts, when it came to restoration, his approach was not unlike that of other professionals of the time and in line with the prevailing trends in the Italian provinces. An architect’s aim was to respect the ‘mainly antique’ features of his or her city, ensuring that ‘modern buildings attempt to match the old and do not disturb them with the use of violent contrasts in terms of colour or form, impeding their view.’ In restoration work, where solutions are developed on a case-by-case basis, it is easy to perceive his particular artistic sensitivity and his focus on ‘the town’s primordial aesthetic character’, which we can still note while roaming the streets of this small Tuscan town, thanks also to his work and his ‘school’.

L’opera pittorica di Antonio Salvetti (1854-1931), nota e apprezzata soprattutto in ambito locale, è stata oggetto, negli ultimi decenni, di alcune pubblicazioni e di mostre che ne hanno messo in evidenza qualità artistiche, radici e ambiti culturali. Indiscusso protagonista della “scuola colligiana di pittura” era stato allievo, all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dei pittori Stefano Ussi e Amos Cassioli. Nella stessa Accademia aveva anche frequentato il corso di architettura tenuto da Emilio De Fabris e poi da Giuseppe Castellazzi. La sua attività di architetto, tuttavia, e in particolare quella di architetto restauratore, svolta nella sua città natale, Colle val d’Elsa, fra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento, è stata solo in parte indagata (Cozzi 2005). Salvetti dedica infatti una parte non trascurabile della sua multiforme operosità alla progettazione di ville e cappelle funerarie per una committenza per lo più locale, ma soprattutto al restauro, al completamento e al rifacimento in stile di diversi palazzi nobiliari, situati nel centro storico di Colle. Se, tuttavia, le nuove architetture si attardano su un eclettismo che nulla concede alla modernità e che in parte sorprende, considerati i suoi interessi per le arti decorative, nei restauri si comporta in maniera non dissimile da altri operatori del tempo e da quanto avveniva in quegli anni nella provincia italiana. L’obiettivo dell’architetto è quello di rispettare il carattere “di prevalenza antico” della sua città, facendo in modo che “anche il moderno si adatti un poco all’antico e che non lo disturbi con violenti contrasti di colorito e di forma, che non ne impedisca la libera visione” (Salvetti 1928, p. 11). Nei restauri, dove studia soluzioni di volta in volta differenziate, è percepibile la sua peculiare sensibilità artistica e l’attenzione a quel “carattere estetico primitivo del paese” (Salvetti 1928, p. 11) che, anche grazie al suo operato e alla sua “scuola”, è ancora rintracciabile percorrendo le strade della cittadina toscana.

Per la conservazione del “pittoresco”. L’opera eclettica di Antonio Salvetti nella città di Colle val d’Elsa / Docci, Marina. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - VIII:16(2019).

Per la conservazione del “pittoresco”. L’opera eclettica di Antonio Salvetti nella città di Colle val d’Elsa

Docci Marina
2019

Abstract

The paintings of Antonio Salvetti (1854-1931), particularly well-known and appreciated at a local level, have been discussed over the past few decades in publications and included in exhibitions that have highlighted their artistic merits, their origins and their cultural milieu. An undisputed leader of the ‘Colligian school of painting’, Salvetti’s teachers at the Florence Academy of Fine Art were the painters Stefano Ussi and Amos Cassioli. At the academy, he also attended the architecture course taught by Emilio De Fabris and, later, by Giuseppe Castellazzi. Nevertheless, his work as an architect, and particularly as a restoration architect, in his native town of Colle Val d’Elsa at the turn of the twentieth century has only been studied in passing. Indeed, of all his many occupations, Salvetti dedicated a fair proportion of his time to designing manors and crypts, mostly commissioned at a local level, and above all to restoring, completing and stylistically renovating a number of aristocratic homes located in Colle’s old town centre. Nevertheless, while new schools of architecture dwell on an eclectic approach that admits no trace of modernity and in part surprises us, given his interest in decorative arts, when it came to restoration, his approach was not unlike that of other professionals of the time and in line with the prevailing trends in the Italian provinces. An architect’s aim was to respect the ‘mainly antique’ features of his or her city, ensuring that ‘modern buildings attempt to match the old and do not disturb them with the use of violent contrasts in terms of colour or form, impeding their view.’ In restoration work, where solutions are developed on a case-by-case basis, it is easy to perceive his particular artistic sensitivity and his focus on ‘the town’s primordial aesthetic character’, which we can still note while roaming the streets of this small Tuscan town, thanks also to his work and his ‘school’.
2019
L’opera pittorica di Antonio Salvetti (1854-1931), nota e apprezzata soprattutto in ambito locale, è stata oggetto, negli ultimi decenni, di alcune pubblicazioni e di mostre che ne hanno messo in evidenza qualità artistiche, radici e ambiti culturali. Indiscusso protagonista della “scuola colligiana di pittura” era stato allievo, all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dei pittori Stefano Ussi e Amos Cassioli. Nella stessa Accademia aveva anche frequentato il corso di architettura tenuto da Emilio De Fabris e poi da Giuseppe Castellazzi. La sua attività di architetto, tuttavia, e in particolare quella di architetto restauratore, svolta nella sua città natale, Colle val d’Elsa, fra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento, è stata solo in parte indagata (Cozzi 2005). Salvetti dedica infatti una parte non trascurabile della sua multiforme operosità alla progettazione di ville e cappelle funerarie per una committenza per lo più locale, ma soprattutto al restauro, al completamento e al rifacimento in stile di diversi palazzi nobiliari, situati nel centro storico di Colle. Se, tuttavia, le nuove architetture si attardano su un eclettismo che nulla concede alla modernità e che in parte sorprende, considerati i suoi interessi per le arti decorative, nei restauri si comporta in maniera non dissimile da altri operatori del tempo e da quanto avveniva in quegli anni nella provincia italiana. L’obiettivo dell’architetto è quello di rispettare il carattere “di prevalenza antico” della sua città, facendo in modo che “anche il moderno si adatti un poco all’antico e che non lo disturbi con violenti contrasti di colorito e di forma, che non ne impedisca la libera visione” (Salvetti 1928, p. 11). Nei restauri, dove studia soluzioni di volta in volta differenziate, è percepibile la sua peculiare sensibilità artistica e l’attenzione a quel “carattere estetico primitivo del paese” (Salvetti 1928, p. 11) che, anche grazie al suo operato e alla sua “scuola”, è ancora rintracciabile percorrendo le strade della cittadina toscana.
Colle val d'Elsa; Antonio Salvetti; centri storici
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Per la conservazione del “pittoresco”. L’opera eclettica di Antonio Salvetti nella città di Colle val d’Elsa / Docci, Marina. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - VIII:16(2019).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1343864
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