L’introduzione della terapia antiretrovirale HAART (Highly Active Antiretroviral Therapy) ha inciso profondamente sulla storia naturale della malattia da HIV (virus dell’immunodeficienza umana) modificando sostanzialmente la prognosi quoad vitam del paziente sieropositivo. Tuttavia, a circa dieci anni dall’introduzione di tali regimi terapeutici, recenti studi hanno riportato un aumento dell’incidenza della patologia cardiovascolare nei pazienti sieropositivi e la cardiopatia ischemica è divenuta un importante causa di morbidità e mortalità in questa popolazione. L’aumento di incidenza della patologia coronarica nei soggetti affetti da HIV può essere messo in relazione oltre ai convenzionali fattori di rischio cardiovascolare anche ad altri non convenzionali come l’azione diretta o indiretta di specifici farmaci antiretrovirali o del virus dell’immunodeficienza umana. Se nel 1995 la malattia da HIV rappresentava la principale causa di morte nei giovani maschi americani, attualmente l’incidenza degli effetti avversi gravi conseguenti alla lunga esposizione a farmaci, risulta essere più elevato di quella delle patologie definenti AIDS. L’epidemiologia della patologia coronarica ha mostrato quindi l’emergenza di nuove popolazioni esposte a coronaropatia in particolare i soggetti HIV positivi in cui gli attuali sistemi di stima del rischio cardiovascolare, valutato in base ai tradizionali fattori di rischio del modello di Framingham, non sono in grado di evidenziare un’aumentata probabilità di malattia. Infatti, in un precedente lavoro abbiamo riscontrato la presenza di stenosi significative dell’albero coronarico nel 17% dei pazienti arruolati nello studio con fattori di rischio cardiovascolare negativi. Rimangono quesiti fondamentali la patogenesi e i nuovi fattori di rischio correlati e la diagnosi rappresenta un passaggio fondamentale per la prevenzione ed il trattamento delle affezioni cardiovascolari in soggetti affetti da HIV. La coronarografia convenzionale è considerata attualmente la tecnica di elezione nello studio e nel trattamento delle stenosi coronariche. Essa consente tuttavia uno studio “luminografico” bidimensionale delle coronarie ed è gravata da una non trascurabile incidenza di complicanze intra procedurali e dagli elevati costi di ospedalizzazione. In quest’ultimo decennio, lo sviluppo della tecnologia TC multidetettore ha permesso uno studio non invasivo delle arterie coronarie con la possibilità di visualizzare le pareti vasali e caratterizzare grado, morfologia e densità delle alterazioni parietali. La diagnostica mediante angio-TC coronarica ha incontrato un lungo periodo di sviluppo per la necessità di ottenere immagini del cuore con una sempre più elevata risoluzione spaziale e temporale e una minore somministrazione di radiazioni ionizzanti. L’attuale disponibilità della tecnologia “Dual Source” (doppio tubo radiogeno) ha incrementato ulteriormente le capacità diagnostiche imaging cardiaco con TC favorendo una diagnosi precoce e non invasiva del danno coronarico. Partendo da questi presupposti il presente studio riporta le prime esperienze in assoluto riguardo l’utilizzo della cardio TC nella diagnosi subclinica della patologia coronaria HIV-correlata e la sua incidenza in una popolazione di pazienti a basso rischio cardiovascolare convenzionale e con la sua prosecuzione l’intento dell’individuazione del profilo del “soggetto a rischio”. La cardio TC, integrata con le discipline biologiche, può contribuire all’individuazione di possibili marcatori predittivi o precoci di effetto avverso cardiovascolare che frequentemente rappresentano un importante fattore di interruzione e/o di possibile fallimento terapeutico con farmaci antiretrovirali. In quest’ottica il presente lavoro si propone come contributo innovativo e originale nella prevenzione del rischio cardiovascolare in pazienti HIV positivi mediante l’uso della TC cardiaca.

La Cardio-TC nei pazienti HIV positivi: diagnosi precoce e nuova strategia di follow-up / Vullo, Francesco. - (2020 Jan 14).

La Cardio-TC nei pazienti HIV positivi: diagnosi precoce e nuova strategia di follow-up

VULLO, FRANCESCO
14/01/2020

Abstract

L’introduzione della terapia antiretrovirale HAART (Highly Active Antiretroviral Therapy) ha inciso profondamente sulla storia naturale della malattia da HIV (virus dell’immunodeficienza umana) modificando sostanzialmente la prognosi quoad vitam del paziente sieropositivo. Tuttavia, a circa dieci anni dall’introduzione di tali regimi terapeutici, recenti studi hanno riportato un aumento dell’incidenza della patologia cardiovascolare nei pazienti sieropositivi e la cardiopatia ischemica è divenuta un importante causa di morbidità e mortalità in questa popolazione. L’aumento di incidenza della patologia coronarica nei soggetti affetti da HIV può essere messo in relazione oltre ai convenzionali fattori di rischio cardiovascolare anche ad altri non convenzionali come l’azione diretta o indiretta di specifici farmaci antiretrovirali o del virus dell’immunodeficienza umana. Se nel 1995 la malattia da HIV rappresentava la principale causa di morte nei giovani maschi americani, attualmente l’incidenza degli effetti avversi gravi conseguenti alla lunga esposizione a farmaci, risulta essere più elevato di quella delle patologie definenti AIDS. L’epidemiologia della patologia coronarica ha mostrato quindi l’emergenza di nuove popolazioni esposte a coronaropatia in particolare i soggetti HIV positivi in cui gli attuali sistemi di stima del rischio cardiovascolare, valutato in base ai tradizionali fattori di rischio del modello di Framingham, non sono in grado di evidenziare un’aumentata probabilità di malattia. Infatti, in un precedente lavoro abbiamo riscontrato la presenza di stenosi significative dell’albero coronarico nel 17% dei pazienti arruolati nello studio con fattori di rischio cardiovascolare negativi. Rimangono quesiti fondamentali la patogenesi e i nuovi fattori di rischio correlati e la diagnosi rappresenta un passaggio fondamentale per la prevenzione ed il trattamento delle affezioni cardiovascolari in soggetti affetti da HIV. La coronarografia convenzionale è considerata attualmente la tecnica di elezione nello studio e nel trattamento delle stenosi coronariche. Essa consente tuttavia uno studio “luminografico” bidimensionale delle coronarie ed è gravata da una non trascurabile incidenza di complicanze intra procedurali e dagli elevati costi di ospedalizzazione. In quest’ultimo decennio, lo sviluppo della tecnologia TC multidetettore ha permesso uno studio non invasivo delle arterie coronarie con la possibilità di visualizzare le pareti vasali e caratterizzare grado, morfologia e densità delle alterazioni parietali. La diagnostica mediante angio-TC coronarica ha incontrato un lungo periodo di sviluppo per la necessità di ottenere immagini del cuore con una sempre più elevata risoluzione spaziale e temporale e una minore somministrazione di radiazioni ionizzanti. L’attuale disponibilità della tecnologia “Dual Source” (doppio tubo radiogeno) ha incrementato ulteriormente le capacità diagnostiche imaging cardiaco con TC favorendo una diagnosi precoce e non invasiva del danno coronarico. Partendo da questi presupposti il presente studio riporta le prime esperienze in assoluto riguardo l’utilizzo della cardio TC nella diagnosi subclinica della patologia coronaria HIV-correlata e la sua incidenza in una popolazione di pazienti a basso rischio cardiovascolare convenzionale e con la sua prosecuzione l’intento dell’individuazione del profilo del “soggetto a rischio”. La cardio TC, integrata con le discipline biologiche, può contribuire all’individuazione di possibili marcatori predittivi o precoci di effetto avverso cardiovascolare che frequentemente rappresentano un importante fattore di interruzione e/o di possibile fallimento terapeutico con farmaci antiretrovirali. In quest’ottica il presente lavoro si propone come contributo innovativo e originale nella prevenzione del rischio cardiovascolare in pazienti HIV positivi mediante l’uso della TC cardiaca.
14-gen-2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1343268
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