La concentrazione di radon indoor segue generalmente cicli stagionali con livelli più alti nei mesi “freddi” e più bassi in quelli “caldi”. La significatività della stagionalità che ne consegue dipende principalmente dalla temperatura e dalle condizioni climatiche dell’area; in particolare dai cambiamenti di quei parametri atmosferici che governano l’ingresso di radon dal sottosuolo (i.e. stack effect e wind effect). Ne risultano, ad esempio, variazioni più intense nella concentrazione di radon tra periodo caldo e periodo freddo in regioni in cui la temperatura invernale è più bassa. Tuttavia, la suddetta periodicità è modificata da parametri “individuali” come le abitudini degli occupanti (i.e. cambiamenti nel numero di ricambi d’aria di ciascun ambiente), i pattern di occupazione, e le caratteristiche costruttive dell’edificio (i.e. materiali e tipologia della costruzione). Quanto detto si riflette in variazioni stagionali differenti, anche significativamente, tra edifici della stessa regione e determina situazioni inverse in cui la concentrazione di radon nel periodo primaverile ed estivo può superare quella registrata in autunno e inverno. Generalmente, ci si riferisce a queste situazioni con l’espressione “reverse seasonal variation”. Variazioni stagionali inverse possono dar luogo a significative sottostime dell’effettiva concentrazione media di radon indoor laddove vengano realizzate campagne di misura che prevedono esposizioni di durata inferiore ad un anno, e.g. misure nel trimestre invernale con successiva stima della media annua con eventuale ricorso a fattori di correzione stagionali spazialmente mediati. Nell’ambito del seguente lavoro, la concentrazione di radon è stata misurata in sette abitazioni differenti, scelte in base ai risultati di una precedente campagna con obiettivi differenti. Il periodo di osservazione, compreso tra quattro e ventinove semestri è stato scelto, per ciascuna abitazione, in relazione alla frequenza e all’entità delle variazioni stagionali inverse registrate. Le misure, di durata semestrale, hanno interessato un minimo di due locali (ma fino a quattro) per ciascuna abitazione e sono state realizzate con tre tipologie distinte di rivelatori passivi (i.e. Solid State Nuclear Track Detector). Alle misure realizzate mediante passivi è stato associato, per una delle abitazioni considerate, il monitoraggio orario con rivelatori continui (AlphaGUARD PQ2000 PRO e Tesla Tera TSR3) per un periodo complessivo di quattro anni. Il rapporto tra la concentrazione di radon nel semestre “caldo” e in quello “freddo” è stato calcolato, per ciascun locale delle sette abitazioni, per un totale di quattordici anni. I risultati restituiti dagli SSNTDs e delle successive elaborazioni delle misure dei CRMs, mettono in luce come i protocolli di misura che prevedono periodi di monitoraggio inferiori a un anno possano condurre a bias significativi che si traducono in considerevoli sottostime, se il periodo considerato corrisponde o comprende il periodo invernale, o in significative sovrastime, se la misura viene condotta durante la stagione primaverile o estiva. È stato inoltre dimostrato come l’eventuale utilizzo di fattori di correzione stagionali, pratica comune in alcuni stati europei possa condurre a peggioramenti ulteriori di sovrastime e sottostime.

Variazioni stagionali inverse della concentrazione di radon indoor e relativo impatto sui protocolli di misura / Di Carlo, C.; Venoso, G.; Ampollini, M.; Caccia, B.; Carpentieri, C.; Pozzi, S.; Bochicchio, F.. - (2019), pp. 442-452. (Intervento presentato al convegno Convegno Nazionale Airp di Radioprotezione 2019 tenutosi a Perugia; Italia).

Variazioni stagionali inverse della concentrazione di radon indoor e relativo impatto sui protocolli di misura

Di Carlo C.
Primo
;
2019

Abstract

La concentrazione di radon indoor segue generalmente cicli stagionali con livelli più alti nei mesi “freddi” e più bassi in quelli “caldi”. La significatività della stagionalità che ne consegue dipende principalmente dalla temperatura e dalle condizioni climatiche dell’area; in particolare dai cambiamenti di quei parametri atmosferici che governano l’ingresso di radon dal sottosuolo (i.e. stack effect e wind effect). Ne risultano, ad esempio, variazioni più intense nella concentrazione di radon tra periodo caldo e periodo freddo in regioni in cui la temperatura invernale è più bassa. Tuttavia, la suddetta periodicità è modificata da parametri “individuali” come le abitudini degli occupanti (i.e. cambiamenti nel numero di ricambi d’aria di ciascun ambiente), i pattern di occupazione, e le caratteristiche costruttive dell’edificio (i.e. materiali e tipologia della costruzione). Quanto detto si riflette in variazioni stagionali differenti, anche significativamente, tra edifici della stessa regione e determina situazioni inverse in cui la concentrazione di radon nel periodo primaverile ed estivo può superare quella registrata in autunno e inverno. Generalmente, ci si riferisce a queste situazioni con l’espressione “reverse seasonal variation”. Variazioni stagionali inverse possono dar luogo a significative sottostime dell’effettiva concentrazione media di radon indoor laddove vengano realizzate campagne di misura che prevedono esposizioni di durata inferiore ad un anno, e.g. misure nel trimestre invernale con successiva stima della media annua con eventuale ricorso a fattori di correzione stagionali spazialmente mediati. Nell’ambito del seguente lavoro, la concentrazione di radon è stata misurata in sette abitazioni differenti, scelte in base ai risultati di una precedente campagna con obiettivi differenti. Il periodo di osservazione, compreso tra quattro e ventinove semestri è stato scelto, per ciascuna abitazione, in relazione alla frequenza e all’entità delle variazioni stagionali inverse registrate. Le misure, di durata semestrale, hanno interessato un minimo di due locali (ma fino a quattro) per ciascuna abitazione e sono state realizzate con tre tipologie distinte di rivelatori passivi (i.e. Solid State Nuclear Track Detector). Alle misure realizzate mediante passivi è stato associato, per una delle abitazioni considerate, il monitoraggio orario con rivelatori continui (AlphaGUARD PQ2000 PRO e Tesla Tera TSR3) per un periodo complessivo di quattro anni. Il rapporto tra la concentrazione di radon nel semestre “caldo” e in quello “freddo” è stato calcolato, per ciascun locale delle sette abitazioni, per un totale di quattordici anni. I risultati restituiti dagli SSNTDs e delle successive elaborazioni delle misure dei CRMs, mettono in luce come i protocolli di misura che prevedono periodi di monitoraggio inferiori a un anno possano condurre a bias significativi che si traducono in considerevoli sottostime, se il periodo considerato corrisponde o comprende il periodo invernale, o in significative sovrastime, se la misura viene condotta durante la stagione primaverile o estiva. È stato inoltre dimostrato come l’eventuale utilizzo di fattori di correzione stagionali, pratica comune in alcuni stati europei possa condurre a peggioramenti ulteriori di sovrastime e sottostime.
2019
Convegno Nazionale Airp di Radioprotezione 2019
Radon; variazioni stagionale; stagionalità; inverse; protocolli; misura; indoor; abitazioni
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Variazioni stagionali inverse della concentrazione di radon indoor e relativo impatto sui protocolli di misura / Di Carlo, C.; Venoso, G.; Ampollini, M.; Caccia, B.; Carpentieri, C.; Pozzi, S.; Bochicchio, F.. - (2019), pp. 442-452. (Intervento presentato al convegno Convegno Nazionale Airp di Radioprotezione 2019 tenutosi a Perugia; Italia).
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