La mia proposta vuole analizzare i passaggi ereditari della famiglia Cortese-Bellotti, dalla morte del pittore Guillaume Courtois (1679) fino alla morte del nipote Giacomo Bellotti (1792). Utilizzando materiale edito (il testamento di Guglielmo Cortese, R. Benucci, 2001) ed inedito (i testamenti di Margherita Cortese e Giacomo Bellotti, figlia e nipote del pittore francese), analizzerò quali dipinti sono passati in eredità, quali sono spariti dall’asse ereditario alla fine del XVIII secolo e quali sono andati a « sostituirli » nella collezione di famiglia. Guillaume Courtois (1628 – 1679), allievo di Pietro da Cortona, lascia in eredità alla moglie Felice Renzi tutti gli oggetti e le opere a lui appartenute. Tra queste figurano dipinti (a maggioranza non finiti), bozzetti, disegni, calchi in gesso etc. prevalentemente di mano dell’artista e solo alcuni dipinti e disegni di altri artisti (Brueghel, Ferdinand Voet, un Correggio, un Mola, un Sacchi..). Felice Renzi decide di mantenere intatta la « collezione » che si era venuta a formare con lo scopo di creare la dote per l’unica figlia rimasta della coppia, Margherita. Guglielmo era stato legato alla famiglia dei Borghese per diverso tempo, famosa è la pala di Monte Porzio commissionata dalla famiglia all’artista borgognone. Il legame con la famiglia Borghese e la dote paterna, garantiscono a Margherita un buon matrimonio poiché sposa nel 1702 Antonio Bellotti, maestro di Camera della famiglia romana. Tutta la famiglia Bellotti, compreso anche il fratello di Antonio, Francesco, vivranno nel Palazzo Borghese per decenni. Nel 1744, Margherita muore lasciando la sua eredità ai figli : i dipinti di Guglielmo Cortese, a maggioranza conservati da Margherita, passano dunque al di lei figlio Giacomo (1708-1792). Questi, a sua volta legato alla famiglia Borghese come maestro di Casa, si dedica con passione all’antiquaria, di moda nel XVIII secolo . Cambiano i gusti collezionistici tanto che nel suo inventario Giacomo conserva pochissimi dipinti provenienti dall’eredità Cortese, al loro posto spiccano dipinti o copie di altri autori, quali il Padovanino e il Benefial.

Dalla collezione di un artista a quella di un antiquario. Da Guglielmo Cortese (1679) a Giacomo Bellotti (1792) / Odone, Ginevra. - (2019), pp. 99-112. - PENSIERI AD ARTE.

Dalla collezione di un artista a quella di un antiquario. Da Guglielmo Cortese (1679) a Giacomo Bellotti (1792)

Ginevra Odone
2019

Abstract

La mia proposta vuole analizzare i passaggi ereditari della famiglia Cortese-Bellotti, dalla morte del pittore Guillaume Courtois (1679) fino alla morte del nipote Giacomo Bellotti (1792). Utilizzando materiale edito (il testamento di Guglielmo Cortese, R. Benucci, 2001) ed inedito (i testamenti di Margherita Cortese e Giacomo Bellotti, figlia e nipote del pittore francese), analizzerò quali dipinti sono passati in eredità, quali sono spariti dall’asse ereditario alla fine del XVIII secolo e quali sono andati a « sostituirli » nella collezione di famiglia. Guillaume Courtois (1628 – 1679), allievo di Pietro da Cortona, lascia in eredità alla moglie Felice Renzi tutti gli oggetti e le opere a lui appartenute. Tra queste figurano dipinti (a maggioranza non finiti), bozzetti, disegni, calchi in gesso etc. prevalentemente di mano dell’artista e solo alcuni dipinti e disegni di altri artisti (Brueghel, Ferdinand Voet, un Correggio, un Mola, un Sacchi..). Felice Renzi decide di mantenere intatta la « collezione » che si era venuta a formare con lo scopo di creare la dote per l’unica figlia rimasta della coppia, Margherita. Guglielmo era stato legato alla famiglia dei Borghese per diverso tempo, famosa è la pala di Monte Porzio commissionata dalla famiglia all’artista borgognone. Il legame con la famiglia Borghese e la dote paterna, garantiscono a Margherita un buon matrimonio poiché sposa nel 1702 Antonio Bellotti, maestro di Camera della famiglia romana. Tutta la famiglia Bellotti, compreso anche il fratello di Antonio, Francesco, vivranno nel Palazzo Borghese per decenni. Nel 1744, Margherita muore lasciando la sua eredità ai figli : i dipinti di Guglielmo Cortese, a maggioranza conservati da Margherita, passano dunque al di lei figlio Giacomo (1708-1792). Questi, a sua volta legato alla famiglia Borghese come maestro di Casa, si dedica con passione all’antiquaria, di moda nel XVIII secolo . Cambiano i gusti collezionistici tanto che nel suo inventario Giacomo conserva pochissimi dipinti provenienti dall’eredità Cortese, al loro posto spiccano dipinti o copie di altri autori, quali il Padovanino e il Benefial.
2019
Le collezioni degli artisti in Italia. Trasformazioni e continuità di un fenomeno sociale dal Cinquecento al Settecento
978-88-7575-311-5
Roma, 17 secolo, collezionismo, artisti, storia dell'arte
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Dalla collezione di un artista a quella di un antiquario. Da Guglielmo Cortese (1679) a Giacomo Bellotti (1792) / Odone, Ginevra. - (2019), pp. 99-112. - PENSIERI AD ARTE.
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
ODONE_Dalla- collezione- di_2019i.pdf

accesso aperto

Tipologia: Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza: Creative commons
Dimensione 1.86 MB
Formato Adobe PDF
1.86 MB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1342597
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact