La critica ha da tempo evidenziato come l'operazione di definire la letteratura coincida per Calvino con la ricostruzione dei sui suoi limiti. Agire sulla soglia del mondo non scritto presuppone il riconoscimento del confine, l'applicazione di una poetica del discreto che coinvolge esseri umani, città, apparati linguistici e cognitivi. È da questa parzialità che deriva il senso della mancanza, l'impulso ad agire/ricercare, la necessità di alimentare una volontà di completezza. A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta la dialettica fra parzialità e desiderio interessa, insieme alla più articolata ricerca sul funzionamento combinatorio dei segni, una strategia discorsiva dedicata alla materialità organica, feticisticamente scomposta e sessualmente orientata dei corpi. Si tratta di un gruppo di testi che valorizzano al massimo la componente della pulsione erotica ed esasperano il procedimento di scomposizione nella consistenza organica delle figure: sono le secrezioni geometriche de La spirale (Le Cosmicomiche, 1965); i corpi cellulari di Priscilla (Ti con zero, 1967); gli inseguimenti sensoriali di Il nome e il naso (1972), Sapore Sapere (1982) e Un re in ascolto (1984; tutti riuniti in Sotto il sole giaguaro, 1986). Ridotti ad uno stato primordiale e sviscerati nel loro funzionamento biologico-ricettivo, questi frammenti corporei non sono orientati verso le soluzioni sottili delle Città o di Palomar, ma proprio nella loro continua sottrazione sembrano acquistare sempre più peso: la riduzione pulviscolare degli organismi si rovescia progressivamente nell'inventario catastrofico dei corpi-oggetti accumulati, parcellizzati e ricostruiti che affollano il Ricevimento al castello di Bardbaj (maggio 1985), nell'ultima contemplazione del mondo al suo massimo grado di entropia.
I frammenti del corpo. Italo Calvino sugli «spalti» del disordine / Rubini, Francesca. - (2018), pp. 277-284. (Intervento presentato al convegno Scritture del corpo. XVIII Convegno Internazionale della MOD, 22-24 giugno 2016 tenutosi a Catania).
I frammenti del corpo. Italo Calvino sugli «spalti» del disordine
Francesca Rubini
2018
Abstract
La critica ha da tempo evidenziato come l'operazione di definire la letteratura coincida per Calvino con la ricostruzione dei sui suoi limiti. Agire sulla soglia del mondo non scritto presuppone il riconoscimento del confine, l'applicazione di una poetica del discreto che coinvolge esseri umani, città, apparati linguistici e cognitivi. È da questa parzialità che deriva il senso della mancanza, l'impulso ad agire/ricercare, la necessità di alimentare una volontà di completezza. A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta la dialettica fra parzialità e desiderio interessa, insieme alla più articolata ricerca sul funzionamento combinatorio dei segni, una strategia discorsiva dedicata alla materialità organica, feticisticamente scomposta e sessualmente orientata dei corpi. Si tratta di un gruppo di testi che valorizzano al massimo la componente della pulsione erotica ed esasperano il procedimento di scomposizione nella consistenza organica delle figure: sono le secrezioni geometriche de La spirale (Le Cosmicomiche, 1965); i corpi cellulari di Priscilla (Ti con zero, 1967); gli inseguimenti sensoriali di Il nome e il naso (1972), Sapore Sapere (1982) e Un re in ascolto (1984; tutti riuniti in Sotto il sole giaguaro, 1986). Ridotti ad uno stato primordiale e sviscerati nel loro funzionamento biologico-ricettivo, questi frammenti corporei non sono orientati verso le soluzioni sottili delle Città o di Palomar, ma proprio nella loro continua sottrazione sembrano acquistare sempre più peso: la riduzione pulviscolare degli organismi si rovescia progressivamente nell'inventario catastrofico dei corpi-oggetti accumulati, parcellizzati e ricostruiti che affollano il Ricevimento al castello di Bardbaj (maggio 1985), nell'ultima contemplazione del mondo al suo massimo grado di entropia.File | Dimensione | Formato | |
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