Attraverso il racconto della mia esperienza di ricerca nella periferia romana, nella relazione mostrerò gli effetti dell’utilizzo quotidiano delle reti digitali sulla forma della città e sul modo di abitarla. Quest’ultima emerge come un territorio ibrido, i cui confini e il cui significato vanno costantemente rinegoziati, dove l’individuo è il nodo dell’incontro tra spazi fisici e digitali. Ragionando sul concetto di smart city, solitamente ci si occupa di cambiamenti su larga scala e perlopiù eterodiretti, basati sull’introduzione di tecnologie più o meno innovative che dovrebbero integrarsi con lo spazio urbano, andando ad osservare quali progettualità politiche siano loro legate. Qui intendo raccontare invece l’utilizzo quotidiano e routinario che si fa delle tecnologie e delle reti digitali nel rielaborare e reinterpretare la propria esperienza di tutti i giorni, concentrandomi su quali siano gli effetti sociali di tali pratiche e quale ruolo il ricercatore possa svolgere in tali dinamiche. Il proliferare di narrazioni e autorappresentazioni prodotte dai singoli individui all’interno della propria routine, caratterizza infatti sempre più il modo quotidiano di vivere lo spazio urbano, di rappresentarlo e di immaginare i tipi di socialità che si desiderano per esso, con molteplici e mutevoli effetti sul territorio, dalla costruzione di retoriche stigmatizzanti a forme di autoriflessività, dall’elaborazione violenta di dibattiti politici alla costituzione di nuovi modi di fare comunità. La produzione di significati non centralizzata ma diffusa rompe infatti i confini dell’incontro tra gruppi e fasce sociali molto diverse, permettendo anche all’interno di zone urbane eterogenee un confronto (o scontro) 36 sempre più ampio tra persone, idee e immagini. Queste pratiche, sorprendentemente, portano gli spazi digitali a configurarsi come i luoghi privilegiati dell’intimità culturale del territorio, venendo performativamente strappati alle grandi compagnie che li possiedono e inseriti nella trama urbana. Osservando come pratiche legate alla diffusione capillare di tecnologie spesso sospettate di omologare l’esperienza urbana quotidiana vengano invece sfruttate tatticamente dagli individui per (ri)produrre il territorio in cui vivono e ripensare il senso del vivere in città, può permettere al ricercatore di decostruire questi processi e di individuare le strategie per ripensare l’emergere di nuove forme di attivismo politico e partecipazione alla vita pubblica dei territori.

La smart city di tutti i giorni. Il ruolo delle reti digitali nella (ri)produzione dello spazio urbano / Aliberti, Francesco. - (2019). (Intervento presentato al convegno VII convegno nazionale Società italiana di Antropologia Applicata. La città. Antropologia applicata ai territori. tenutosi a Ferrara).

La smart city di tutti i giorni. Il ruolo delle reti digitali nella (ri)produzione dello spazio urbano

aliberti francesco
2019

Abstract

Attraverso il racconto della mia esperienza di ricerca nella periferia romana, nella relazione mostrerò gli effetti dell’utilizzo quotidiano delle reti digitali sulla forma della città e sul modo di abitarla. Quest’ultima emerge come un territorio ibrido, i cui confini e il cui significato vanno costantemente rinegoziati, dove l’individuo è il nodo dell’incontro tra spazi fisici e digitali. Ragionando sul concetto di smart city, solitamente ci si occupa di cambiamenti su larga scala e perlopiù eterodiretti, basati sull’introduzione di tecnologie più o meno innovative che dovrebbero integrarsi con lo spazio urbano, andando ad osservare quali progettualità politiche siano loro legate. Qui intendo raccontare invece l’utilizzo quotidiano e routinario che si fa delle tecnologie e delle reti digitali nel rielaborare e reinterpretare la propria esperienza di tutti i giorni, concentrandomi su quali siano gli effetti sociali di tali pratiche e quale ruolo il ricercatore possa svolgere in tali dinamiche. Il proliferare di narrazioni e autorappresentazioni prodotte dai singoli individui all’interno della propria routine, caratterizza infatti sempre più il modo quotidiano di vivere lo spazio urbano, di rappresentarlo e di immaginare i tipi di socialità che si desiderano per esso, con molteplici e mutevoli effetti sul territorio, dalla costruzione di retoriche stigmatizzanti a forme di autoriflessività, dall’elaborazione violenta di dibattiti politici alla costituzione di nuovi modi di fare comunità. La produzione di significati non centralizzata ma diffusa rompe infatti i confini dell’incontro tra gruppi e fasce sociali molto diverse, permettendo anche all’interno di zone urbane eterogenee un confronto (o scontro) 36 sempre più ampio tra persone, idee e immagini. Queste pratiche, sorprendentemente, portano gli spazi digitali a configurarsi come i luoghi privilegiati dell’intimità culturale del territorio, venendo performativamente strappati alle grandi compagnie che li possiedono e inseriti nella trama urbana. Osservando come pratiche legate alla diffusione capillare di tecnologie spesso sospettate di omologare l’esperienza urbana quotidiana vengano invece sfruttate tatticamente dagli individui per (ri)produrre il territorio in cui vivono e ripensare il senso del vivere in città, può permettere al ricercatore di decostruire questi processi e di individuare le strategie per ripensare l’emergere di nuove forme di attivismo politico e partecipazione alla vita pubblica dei territori.
2019
VII convegno nazionale Società italiana di Antropologia Applicata. La città. Antropologia applicata ai territori.
04 Pubblicazione in atti di convegno::04d Abstract in atti di convegno
La smart city di tutti i giorni. Il ruolo delle reti digitali nella (ri)produzione dello spazio urbano / Aliberti, Francesco. - (2019). (Intervento presentato al convegno VII convegno nazionale Società italiana di Antropologia Applicata. La città. Antropologia applicata ai territori. tenutosi a Ferrara).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1338053
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